29 feb 2016

Renzi persevera nelle promesse


Quella vecchia politica delle promesse che disturba un più naturale ed utile sviluppo

vincenzo cacopardo

Ancora una volta Matteo Renzi elargisce promesse a lungo termine. Fino a quando si continua a promettere ..si potrà anche procedere col gioco di una flessibilità con Bruxelles. Ma giocarsi tutto sulla flessibilità non sarà più facile: Con una nuova assicurazione sul taglio delle tasse nel 2017.. il sindaco d'Italia continua a dimostrarsi poco credibile anche in Europa

La riduzione strutturale da oltre 23,5 miliardi già attuata che già include gli 80 euro, lo sgravio Irap , la Tasi, Imu ed Ires.. ai quali vanno ad aggiungersi gli interventi per l'anno corrente tra maxi-ammortamenti e decontribuzione, si contrappone all'evidente pressione fiscale che, per alcuni istituti, pare salita ad oltre il 50%. Se a queste aggiungiamo la lieve crescita del Pil decisamente diversa da quanto promesso e ci si sarebbe aspettato, il nostro Paese appare in una situazione nella quale riesce davvero difficile immaginare di poter proporre un qualsiasi programma di abbattimento delle tasse volendo contemporaneamente mantenere quel pareggio di bilancio, per ben due volte già differito.

Il supponente Capo del governo dovrà farsene una ragione e non perchè ci si voglia opporre al suo determinismo in termini di ottuse posizioni categoriche, ma perchè la realtà appare davvero diversa da quella che giorno per giorno si vorrebbe fare apparire... ed in questo quadro la sua mancanza di idee risalta sempre di più: Ancora nessuna politica strategica per un Sud (che appare un terreno di grandi risorse), nessuna politica in favore di nuove iniziative edificate sulla nostra qualità, alcuna spinta verso una economia reale protetta da iniziative finanziarie più consone al Paese..nessuna vera equità e nessuna riforma a protezione delle pensioni più basse. Nulla!...ma al contrario tante belle parole..che riempiono le orecchie ed in cui solo la fretta e la superficialità la fanno da padrone. Sappiamo al contrario come questo nostro Paese possa avere una speranza di crescere attraverso la cura di un turismo reso funzionale da opportune infrastrutture, la qualità dei suoi particolari prodotti, la moda, il design, l'immenso patrimonio artistico..e le tante bellezze naturali...

Alla base della nostra crisi, tale speranza di crescita, è anche legata ad un problema del sistema bancario e finanziario che non asseconda in modo funzionale. Ma anche spingere verso l’economia reale rappresenta un limite se l’azione del nostro governo non andasse oltre le assurde logiche finanziarie. Sarebbe quindi necessario partire dalla radice del problema, dalla sua causa primaria e cioè da quel sistema bancario malato che deve essere assolutamente riveduto e corretto.

Guardando al nostro passato di tradizione e di vera qualità, sia per il gusto che per le idee, si potrebbe oggi dedurre che non vi è altra via per poter dare sfogo ad una solida economia che nel futuro possa vederci più forti concorrenti in nome di prodotti e valori che rappresentano una sostanza davvero unica nel mondo. Ma ciò che occorre, per poter potenziare questa dote naturale che sicuramente ci appartiene, è una innovazione profonda che possa operare a supporto con impegno di metodo, prospettiva e lungimiranza. Con l’uso di una guida politica che sposi questo tipo di sviluppo e che possa essere di vera utilità attraverso regole e riforme che aiutino una crescita in tal senso.
Non è proprio detto che bisogna ostacolare la crescita di una organizzazione comune europea, ma battersi di certo per contenere i principi di una globalizzazione economica attraverso la difesa dei propri prodotti ed i propri valori. 

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