26 feb 2016

Riforme: anomalie e conflitti..nella limitata visione renziana


La provocazione come spunto per la ricerca dell'innovazione politica
di vincenzo cacopardo

E' sicuramente un grande errore abolire le elezioni del Senato e riformare i suoi compiti secondo i principi della nuova legge costituzionale voluta dal governo Renzi. Se.. per quanto attiene il metodo abbiamo già espresso un giudizio deplorevole per il combinato.. in quanto non potrebbe mai essere un qualunque esecutivo a dettare tali modifiche dei principi costituzionali senza una adeguata Costituente, sul piano del merito potremmo azzardare altrettanti motivi. In realtà..un cambiamento in senso più utile.. avrebbe dovuto guardare ad una funzione diversa per la Camera alta anche diminuendone il numero delle figure, ma di certo non abolendo le sue elezioni rendendogli un uso non del tutto chiaro e definito.

Oggi.. il vero problema consiste nell'immensa mole dei conflitti che questa politica genera senza sosta producendo una serie di anomalie al sistema ed in seno alla propria disciplina.. (ormai vista come un lavoro per mestieranti di scarse capacità). Per porre un limite, o quantomeno.. per cercare di arginare al meglio tali conflitti, sarebbe stato più giusto ricercare una utile divisione: i ruoli amministrativi.. da quelli delle analisi e normative condotte dai Partiti.. assegnando al Senato un potere di controllo di gestione amministrativa indipendente e separato.. seppur integrato con l'altra Camera..Un ruolo che avrebbe potuto garantire anche quell'opportuno contatto con le amministrazioni territoriali.

Il cambiamento voluto dal magico giglio renziano non potrà portare risultati innovativi e funzionali al complesso di insieme dell'ordinamento politico:Un cambiamento che intende risolvere le diverse problematiche solo in termini di “maggioritario” o “di politica bipolare” e che pretende di seguire semplificativi modelli di culture straniere appare una soluzione di puro comodo.. poco innovativa.. che potrà anche rendere fin troppo forti i governi, ma pagherà sempre lo scotto di una società che si vorrebbe davvero democratica..Una metodologia destinata perciò ad esplodere! Le forze della politica e della cultura del nostro Paese, non possono non riflettere sul fatto che: un “cambiamento” più personalizzato della “nostra politica” ci avrebbe reso di logica, più autonomia e più qualità, portandoci ad essere più duraturi anche in termini di governabilità, quindi, persino più competitivi.

Il quesito assai discusso della separazione delle carriere in seno alla giustizia tra il giudicante ed il requirente, è sempre stato posto come una soluzione indispensabile per sciogliere il nodo del possibile compromesso fra i due ruoli della giustizia. Lo stesso problema, rapportato alle differenti funzioni della politica, dovrebbe spingere la ricerca di una soluzione per il compito da assegnare ai singoli politici, ispirando una più chiara differenziazione tra il ruolo legislativo e quello esecutivo, anche in termini di carriera. 

Una divisione più marcata dei ruoli, oggi, occorre in modo evidente..sembra che una moderna politica quasi la imponga come difesa di valori che sono differenti in termini di metodo, logica e qualità: Chi opera in campo legislativo non potrebbe che rendersi il più possibile estraneo a qualunque azione esecutiva, proprio perché, più spesso, la sua azione viene troppo condizionata da interessi di Partito generando una serie di conflitti. Del resto il potere esecutivo racchiude in se una logica chiara, pragmatica e ben precisa: eseguire.., e cioè amministrare un Paese sulla base di leggi e normative. Un’azione che deve avere indirizzi precisi ma che non può ottemperare solo ad una richiesta politica assunta dall’alto. Per far ciò, bisognerebbe far uso di pensieri ed idee che provengano dal basso che un altro distinto potere dovrebbe fornire. Ecco perché si auspica da parte di ogni amministratore la competenza necessaria in ordine a ciò che si deve gestire.. ed ecco la ragione per la quale sembra opportuno far sì che questo compito venga demandato a figure tecniche e professionali di grandi capacità realizzative.. attraverso distinte elezioni non indicate dai Partiti.

Potrà anche apparire provocatorio, ma è proprio la provocazione la forza di che rende nei tempi ogni politica più innovativa e non il perdurare di una vecchia forma mentis che ne blocca ogni nuovo pensiero! Potrebbe essere una base per un'azione riformatrice da studiare nei suoi contorni, ma che..pur esigendo un chiaro rinnovamento della Costituzione, andrebbe a sposarsi meglio con la realtà bicamerale del nostro Paese. Un rinnovamento vestito e personalizzato culturalmente, non ricercato scopiazzando le altre Nazioni: Una Camera elabora e legifera, l'altra controlla un esecutivo in rapporto con le amminstrazioni del Paese. Una posizione di controllo governativo che, non dovendo compromettere ogni azione politica legislativa, rimane contraddistinta per esigenza.Naturalemente ciò prevede alla base un attento programma suggerito e votato dai cittadini in relazione con i Partiti ridisciplinati e rinnovati nel senso di naturali e costruttive officine di idee.

Quello che oggi, al contrario, si va perpetuando non è altro che il solito pasticcio dettato da una premura e da un semplificativo modo di interpretare la politica e le sue istituzioni democratiche, con estrema superficialità e non con un vero fine funzionale.

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