15 feb 2016

Una opinione sull'articolo di| Giuseppe Turani del 13/02/201




inesorabile” è di certo un termine appropriato, ma non il solo giacchè è molto tempo che ci siamo accorti che il metodo Renzi è solo un gran pasticcio intriso di falsa comunicazione ed oboli distribuiti per affermare il suo consenso. Abbiamo abbondantemente scritto sul sindaco d'Italia ..Premier di un Paese che ama le figure determinate..ambiziose ed ipocrite, tuttavia quello che scrive Turani non sembra essere del tutto completo..nel senso che finisce col dimostrarsi fin troppo leggero verso la figura di un capo del Governo assai sicura di sé. 

E' fin troppo chiaro il punto relativo alla modesta crescita..come rimane definito il contorno di quello relativo alla scoperta delle vecchie conserterie... e persino il punto sulla forza pari a quella di un leone da dover mettere per affrontare le questioni bollenti oggi sul tavolo..Temi che attanagliano il nostro Paese, ma rimane di tutta evidenza il fatto che si è voluto affrontare ogni problema con la sfacciata supponenza e la mancanza di un giusto atteggiamento. 

Il giornalista Turani, con tutto il rispetto per il suo ottimo articolo, dimentica di sottolineare con giusta intensità l'importanza di chi da tempo, dopo essersi sbarazzato in modo poco gentile del suo predecessore.. compagno di Partito, avrebbe potuto e dovuto affrontare il delicato momento storico con minor fretta e superficialità.. e comunque con un atteggiamento politico di maggior modestia di fronte alle immense difficoltà in essere. Basterebbe questa mancanza di umiltà per bocciare chi si è permesso di affrontare i temi politici più scottanti riguardanti lavoro e riforme costituzionali col consueto atteggiamento spavaldo come un qualunque giocatore d'azzardo, iniziando una quasi personale partita a danno dei tanti piccoli risparmiatori..dei pensionati e di un Mezzogiorno fin troppo dimenticato. Renzi ha sottovaluto totalmente l'importanza delle idee ..Idee che spesso non ha chi è fin troppo determinato e pragmatico come lui.. .(se possono esservi tenti gufi in giro..non è detto che non potrebbero esservi altrettanti presuntuosi e supponenti)
vincenzo cacopardo



Inesorabilmente fermi


A leggere qui e là, specialmente sui social network, c’è solo abbondanza di ricette e di cose da fare che non sono state fatte: taglio spesa pubblica, liberalizzazioni, chiusura società inutili, ecc.
Nessuno di questi suggerimenti è sbagliato, tutti sono giusti, meno il taglio della spesa pubblica: un colpo di mannaia sulle spese dello Stato nel 2015 avrebbe mandato il paese in recessione, come è stato più volte spiegato qui. E oggi non saremmo qui a conteggiare, e a lamentarci, per via della crescita dello 0,6 per cento, ma saremmo attoniti davanti a un meno 0,4 per cento.
Tutti i suggerimenti proposti, però, sorvolano un punto chiave: chi, quale parlamento, avrebbe dovuto approvare quelle riforme? Il nostro? Ma qualcuno si rende conto della sua pochezza e della sua elusività? Giornate e giornate a discutere di cose quasi ridicole, mozioni di sfiducia altrettanto ridicole, sceneggiate varie. Questo parlamento è abilitato solo a fare cose piccole e confuse.
Ma, tornando alla questione iniziale, Renzi va bocciato? Se si guardano i freddi numeri, sì. Aveva promesso di smuovere il paese, ma il paese è rimasto fermo.
In realtà, le cose sono più complesse. Sia pure con qualche errore e qualche scivolata, Renzi ha cercato di rimettere in moto le cose (ferme da oltre vent’anni), ma l’impresa si è rivelata titanica. Molti, e giustamente, parlano di liberalizzazioni forti per dare spinta all’economia. Ma, nella realtà dei fatti, questo è un paese nel quale persino due lobby insignificanti (taxisti e farmacisti) riescono a bloccare qualsiasi novità. E si potrebbe continuare con altri esempi.
Si sta scoprendo, cioè, che il peso delle vecchie consorterie è molto più forte di quello che si credeva. Inoltre, ci sono dei blocchi istituzionali. In un mondo corretto e decente, ad esempio, la regione Sicilia sarebbe già stata dichiarata fallita e al posto del suo inutile governatore (e dell’ancora più inutile assemblea regionale) oggi a Palermo siederebbe un commissario governativo dotato di pieni poteri. E non sarebbe l’unico caso. Però nessuno può farci niente. Crocetta spende e spande, e alla fine saranno le casse pubbliche (cioè noi) a dover intervenire.
Sul fronte più strettamente produttivo non si fanno passi avanti. Un po’ perché dopo sette anni di crisi molto pesante è difficile trovare imprenditori che abbiano voglia di investire e di darsi da fare. In più, abbiamo un sindacato (Cgil soprattutto) praticamente morente, se non già morto, che non ha alcuna idea moderna e che continua solo a chiedere nuove tasse per distribuire più benessere ai suoi associati (e per fare, sa il cielo, quali investimenti). Senza sapere, naturalmente, che questo paese sta morendo di tasse.
E qui arriviamo al punto. Di solito si dice che, con questa situazione politica (maggioranza incerta) Renzi può fare poco. Tutto sarebbe rimandato a dopo le elezioni politiche generali quando, con in mano una maggioranza forte, sarà in grado di fare operazioni spinte. E’ possibile che il suo disegno sia esattamente questo. Ma potrebbe essere anche troppo tardi.
Si può fare qualcosa subito? Si può, ma serve un coraggio da leoni. La strada è molto semplice. Invece di stare a discutere di inezie con l’Unione europea, si presenti un piano robusto di taglio delle tasse (proprio le aliquote) contestualmente a un piano di tagli di spesa da fare nei prossimi tre anni. In sostanza, 5 per cento in meno di pressione fiscale (non 0,01 per cento), all’inizio finanziato in deficit, ma subito coperto con tagli della spesa pubblica. Questa sarebbe la scossa che questo paese va cercando dal 1990. Invece si è andati avanti alzando ogni anno un po’ la pressione fiscale. Sarò molto sintetico: la svolta buona è la riduzione delle tasse. Allora gli 80 euro e i 500 ai giovani non servono più.
Come già suggerito in passato, tutto questo potrebbe essere accompagnato da un dettagliato crono-programma per ridurre il peso dello Stato del 50 per cento nei prossimi dieci anni: l’Italia che si può muovere è quella, non questa di oggi.
A Bruxelles si metterebbero a strillare con quanta forza hanno in gola, ma mica possono mandare qui i marines.
Ricetta troppo drastica, troppo pericolosa? Può essere. L’alternativa è continuare a strisciare sul fondo fino al 2017 o fino al 2018, quando si dovranno fare, comunque, queste stesse cose.
Giuseppe Turani 










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