E'
fin troppo chiaro il
punto relativo alla modesta crescita..come rimane definito il
contorno di quello relativo alla scoperta delle vecchie
conserterie... e persino il punto sulla forza pari a quella di un
leone da dover mettere per affrontare le questioni bollenti oggi sul
tavolo..Temi che attanagliano il nostro Paese, ma rimane di tutta
evidenza il fatto che si è voluto affrontare ogni problema con la
sfacciata supponenza e la mancanza di un giusto atteggiamento.
Il
giornalista Turani, con
tutto il rispetto per il suo ottimo articolo, dimentica di
sottolineare con giusta intensità l'importanza di chi da tempo, dopo
essersi sbarazzato in modo poco gentile del suo predecessore..
compagno di Partito, avrebbe potuto e dovuto affrontare il delicato
momento storico con minor fretta e superficialità.. e comunque con
un atteggiamento politico di maggior modestia di fronte alle immense
difficoltà in essere. Basterebbe questa mancanza di umiltà per
bocciare chi si è permesso di affrontare i temi politici più
scottanti riguardanti lavoro
e riforme costituzionali col
consueto atteggiamento spavaldo come un qualunque giocatore
d'azzardo, iniziando una quasi personale partita a danno dei tanti piccoli
risparmiatori..dei pensionati e di un Mezzogiorno fin troppo
dimenticato. Renzi ha sottovaluto totalmente l'importanza delle idee
..Idee che spesso non ha chi è fin troppo determinato e pragmatico
come lui.. .(se possono esservi tenti gufi in giro..non è detto
che non potrebbero esservi altrettanti presuntuosi e supponenti)
vincenzo
cacopardo
Inesorabilmente fermi
A
leggere qui e là, specialmente sui social network, c’è solo
abbondanza di ricette e di cose da fare che non sono state fatte:
taglio spesa pubblica, liberalizzazioni, chiusura società inutili,
ecc.
Nessuno
di questi suggerimenti è sbagliato, tutti sono giusti, meno il
taglio della spesa pubblica: un colpo di mannaia sulle spese dello
Stato nel 2015 avrebbe mandato il paese in recessione, come è stato
più volte spiegato qui. E oggi non saremmo qui a conteggiare, e a
lamentarci, per via della crescita dello 0,6 per cento, ma saremmo
attoniti davanti a un meno 0,4 per cento.
Tutti
i suggerimenti proposti, però, sorvolano un punto chiave:
chi, quale parlamento, avrebbe dovuto approvare quelle riforme? Il
nostro? Ma qualcuno si rende conto della sua pochezza e della sua
elusività? Giornate e giornate a discutere di cose quasi ridicole,
mozioni di sfiducia altrettanto ridicole, sceneggiate varie. Questo
parlamento è abilitato solo a fare cose piccole e confuse.
Ma,
tornando alla questione iniziale, Renzi va bocciato? Se si guardano
i freddi numeri, sì. Aveva promesso di smuovere il paese, ma il
paese è rimasto fermo.
In
realtà, le cose sono più complesse. Sia pure con qualche errore e
qualche scivolata, Renzi ha cercato di rimettere in moto le cose
(ferme da oltre vent’anni), ma l’impresa si è rivelata
titanica. Molti, e giustamente, parlano di liberalizzazioni forti
per dare spinta all’economia. Ma, nella realtà dei fatti, questo
è un paese nel quale persino due lobby insignificanti (taxisti e
farmacisti) riescono a bloccare qualsiasi novità. E si potrebbe
continuare con altri esempi.
Si
sta scoprendo, cioè, che il peso delle vecchie consorterie è
molto più forte di quello che si credeva. Inoltre, ci sono dei
blocchi istituzionali. In un mondo corretto e decente, ad esempio,
la regione Sicilia sarebbe già stata dichiarata fallita e al posto
del suo inutile governatore (e dell’ancora più inutile assemblea
regionale) oggi a Palermo siederebbe un commissario governativo
dotato di pieni poteri. E non sarebbe l’unico caso. Però nessuno
può farci niente. Crocetta spende e spande, e alla fine saranno le
casse pubbliche (cioè noi) a dover intervenire.
Sul
fronte più strettamente produttivo non si fanno passi avanti. Un
po’ perché dopo sette anni di crisi molto pesante è difficile
trovare imprenditori che abbiano voglia di investire e di darsi da
fare. In più, abbiamo un sindacato (Cgil soprattutto) praticamente
morente, se non già morto, che non ha alcuna idea moderna e che
continua solo a chiedere nuove tasse per distribuire più benessere
ai suoi associati (e per fare, sa il cielo, quali investimenti).
Senza sapere, naturalmente, che questo paese sta morendo di tasse.
E
qui arriviamo al punto. Di solito si dice che, con questa situazione
politica (maggioranza incerta) Renzi può fare poco. Tutto sarebbe
rimandato a dopo le elezioni politiche generali quando, con in mano
una maggioranza forte, sarà in grado di fare operazioni spinte. E’
possibile che il suo disegno sia esattamente questo. Ma potrebbe
essere anche troppo tardi.
Si
può fare qualcosa subito? Si può, ma serve un coraggio da
leoni. La
strada è molto semplice. Invece di stare a discutere di inezie con
l’Unione europea, si presenti un piano robusto di taglio delle
tasse (proprio le aliquote) contestualmente a un piano di tagli di
spesa da fare nei prossimi tre anni. In sostanza, 5 per cento in
meno di pressione fiscale (non 0,01 per cento), all’inizio
finanziato in deficit, ma subito coperto con tagli della spesa
pubblica. Questa sarebbe la scossa che questo paese va cercando dal
1990. Invece si è andati avanti alzando ogni anno un po’ la
pressione fiscale. Sarò molto sintetico: la svolta buona è la
riduzione delle tasse. Allora gli 80 euro e i 500 ai giovani non
servono più.
Come
già suggerito in passato, tutto questo potrebbe essere accompagnato
da un dettagliato crono-programma per ridurre il peso dello Stato
del 50 per cento nei prossimi dieci anni: l’Italia che si può
muovere è quella, non questa di oggi.
A
Bruxelles si metterebbero a strillare con quanta forza hanno in
gola, ma mica possono mandare qui i marines.
Ricetta
troppo drastica, troppo pericolosa? Può essere. L’alternativa è
continuare a strisciare sul fondo fino al 2017 o fino al 2018,
quando si dovranno fare, comunque, queste stesse cose.
Giuseppe
Turani
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