Le
riforme costituzionali: Chi non le condivide viene etichettato come
colui che non intende innovare!.. Ancora peggio quando sentiamo
politici ripetere “meglio questo che niente”!
di vincenzo cacopardo
Ci
risiamo! La solita canzonetta nello studio di Vespa dove il premier
ha potuto parlare ininterrottamente senza alcun interlocutore
contrario: “Bisogna capire che oggi stiamo cambiando le regole
della politica... stiamo mettendo mano alle riforme per far marciare
la politica in modo più snello.. ci stiamo impegnando per abbattere
il muro di un bicameralismo paritario che allunga i tempi”..e via
dicendo. Nel suo incedere naturalmente manca la parte sostanziale del
merito..e cioè di come si sta effettivamente cambiando..se in meglio
o in peggio! Inoltre se il metodo stesso rimane nei confini di un
ordinamento politico istituzionale conforme alle regole stesse.
Non
c'è dubbio che il premier fiorentino abbia voglia di buttarla
principalmente su un concetto generico del “cambiare si o cambiare
no”..ponendo questa contrapposizione come motivo di una polemica
che gli resta utile poiché isolata da ogni contesto sul merito della
stessa riforma...La sua politica appare sempre più disgregante e di
divisione nei riguardi del Paese: Chi è con lui e chi non lo è. Ma se si analizzano bene e tutte
insieme le sue riforme.. il riordino del Senato, del Titolo V ed il
combinato con la legge elettorale, ci si potrebbe accorgere di come
queste mirino a semplificare l'assetto politico istituzionale solo per
rendere forte una governabilità senza stabilire una base solida dove
appoggiarla..una base che rimane essenziale poiché legata ad una
logica democratica utile ed evidente: E' un concetto riformista che
potrebbe apparire persino convincente, ma che è destinato a crollare
o a portare diretti verso un percorso autoritario che.. mano a
mano..potrebbe indurirsi sfociando in ben altro.
Ma
le alternative in proposito ci sarebbero state e decisamente migliori
se non si fosse corso con eccessiva presunzione e con l'ambizione
evidente di chi pensa di poter procedere in forza di una supponenza
senza limiti. Innanzi tutto si sarebbero potute dimezzare le figure
ed.. ai fini dell'ambito risparmio... anche i loro compensi...poi le
Camere avrebbero potuto avere due ruoli diversi..ruoli diversi e
separati quindi anche tra il legislativo e l'esecutivo, si sarebbe
potuto mettere mano all'importante rinnovo dei Partiti, ad una
possibile elezione diretta del capo dello Stato, riformare le regioni
secondo criteri ponderati, una legge elettorale che non tagliasse di
netto ogni beneficio di una minoranza..etc etc..
Invece
si e creato il solito pasticcio all'italiana provocato da fretta e
superficialità..dove ne è uscito un guazzabuglio dai fattezze
tipiche di chi rimane legato nei limiti del la propria megalomania..
Come quando un cuoco..preso dalla premura.. prepara un dolce
prendendo tutto ciò che trova e mischiandolo insieme con salse di
tutte le specie..Inoltre..non sembra nemmeno sia stata usata una
cucina conforme dove sussistono i mezzi necessari ed utili per poter
procedere.. Un dolce che oggi ci si impone :prendere o lasciare..o
questo o niente altro!
Una
metafora triste oltre che amara che mette in evidenza la mediocrità
di una politica non capace di operare secondo una propria cultura
storica e che, per effetto di una dilagante esterofilia, si affida
esclusivamente al misero mestiere di scopiazzare dagli altri
Paesi...Una politica che, con assoluta fermezza, pretende far subire
ai cittadini una sorta di ricatto: o questo o nulla!..Ma c'è
dell'altro: Chi non condivide tali riforme viene etichettato come
colui che non intende innovare!..e forse ancora peggio quando
sentiamo politici ripetere “meglio questo che niente”!
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