5 ott 2016

I DUBBI SULLA CRESCITA RILEVATI DAI QUOTIDIANI ECONOMICI

di vincenzo cacopardo


Poco tempo fa avevo scritto un articolo dal nome “Il timore su un possibile NO al referendum” basandomi sulle dichiarazioni di un autorevole giornale economico europeo.. il Financial Times... che esprimeva un timore sulla possibilità di un risultato negativo del referendum e del rilancio stesso della nostra economia. Nell'articolo sottolineavo la precarietà delle riforme espresse dal governo Renzi al di là della vittoria di un Si o di un NO.


Adesso un altro giornale il Wall Street Journal parla del malessere dell’economia italiana, che ritiene ferma ai livelli di pil del 1999 e che minaccia la sopravvivenza delle piccole aziende del paese – parla del nostro Paese e di quell'area dell'Eurozona caratterizzata da tensioni e squilibri sempre piu’ profondi.“I problemi dell’Italia – scrive il quotidiano – hanno natura strutturale. Nei suoi primi anni di mandato, il premier Matteo Renzi ha provato a dare una scossa al Paese avviando un ambizioso programma di riforma, partendo dal mercato del lavoro: i risultati di tale sforzo sono stati, almeno sul fronte economico, assai limitati.”


Oggi.. anche dal più autorevole giornale economico il Financial Times, il quotidiano della City di Londra sopracitato, pare essere emerso un timore! Una preoccupazione che censura la riforma costituzionale di Renzi! Con un editoriale di Tony Barber, si critica la legge che sarà sottoposta al referendum il prossimo 4 dicembre. Secondo il giornalista “ queste riforme faranno poco per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica, perché quello di cui l'Italia ha bisogno non sono più leggi da approvare più rapidamente ma meno leggi e migliori''.
vi sono palesi motivi per dubitare su una effettiva crescita col peso di un debito in continuo aumento, non possiamo nemmeno nascondere la precaria positività del nostro sistema bancario.

 Ciò..oltre che per le note difficoltà insorte per via di un sistema internazionale che ha solo mirato alla finanza speculativa per colpa di una Europa dei parametri e dei sacrifici, anche per le responsabilità di un governo Italiano che continua a non saper porre riforme più funzionali ed appropriate.

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