11 set 2022

ASTENSIONE COME DIRITTO AL CAMBIAMENTO

                                             

vcacopardo

Cosa pensano questi signori tanto amanti del sistema che si spingono in una paternale asserendo che votare è obbligo sociale? Cosa capiscono di un sistema dove la democrazia vive un perenne ricatto condotto dai soliti Partiti che osannano i loro leader e dove tante figure inutili imperversano? Come si può imporre un voto quando ciò che si propone da decenni rimane privo di ogni rinnovamento in favore di un popolo che deve scegliere liberamente? Pensano costoro di essere nella ragione? Conoscono l'importanza di una Costituzione dove l'art 49 si esprime in termini talmente sintetici e senza una disciplina che aiuti il percorso funzionale di un suffragio popolare? Hanno una conoscenza piena di queste regole?
Sanno costoro che sono passati settant'anni da quando la stessa Costituzione avanzava le sue regole e che tutto nella società è cambiato tranne le regole fondamentali per il rinnovamento della politica? Quelle regole istituzionali di cui tanti si sono riempiti la bocca senza mai procedere verso le dovute riforme!
Viviamo in uno Stato parlamentare e questo basterebbe per porre l’importante azione delle Camere come centralità dalla quale dovrebbe dipendere ogni regola ed ovviamente l’indirizzo culturale ed economico del nostro Stato democratico. I ruoli legislativi, quindi, non possono che essere primari e propedeutici a quelli amministrativi.
Recita il Diritto costituzionale “ la mancata attribuzione dei poteri di indirizzo politico al Presidente della Repubblica, fa sì che tali poteri vengano accentrati nel raccordo Parlamento – Governo”.
Un raccordo che oggi sembra essere intaccato e desta serie preoccupazioni per la garanzia dello stesso principio di democrazia costituzionale: i due ruoli non riescono più ad operare in condizioni di indipendenza e, pur nella loro distinzione funzionale, risultano condizionati da un pressante potere partitico che li sottomette al proprio interesse. La tendenza equilibratrice che si voleva tramite il raccordo ed affinché a nessuno dei due poteri potesse essere assegnata una condizionante prevalenza non sembra oggi possibile. La centralità del Parlamento non determina più la sua vera fondamentale funzione ed ogni azione governativa finisce sempre col prevalere e condizionare pragmaticamente ogni indispensabile percorso politico parlamentare.
La Costituzione, sulla parte riferentesi ai diritti ed i doveri dei cittadini, ci dice ”Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione”. Ciò risulta fondamentale e dimostra l’importanza di quel verbo che spinge a “regolare” i rapporti tra lo Stato ed i cittadini attribuendo a questi un diritto soggettivo ad un libero pensiero...quindi anche a non votare per contrastare la mancanza di una utile e funzionale regolarità nei rapporti.
Recita ancora la stessa Costituzione sui principi fondamentali “E‘ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione alla organizzazione politica economica e sociale del Paese”.
Cosa può voler dire questo? Se non il chiaro messaggio di poter dare a tutti i cittadini le giuste opportunità di una propria partecipazione alle scelte?
Quest’altro rilevante principio, se collegato al precedente, vincola inequivocabilmente le istituzioni a favorire con piena attuazione la strada per la determinazione di una vera funzionalità della politica. -Funzionalità e partecipazione di pensiero e di idee che sembra oggi non si vogliano per nulla ricercare!
Nel concetto Aristotelico, la nostra forma odierna di governo, più che ad una compiuta democrazia sembra accostarsi a quella di un’oligarchia (governo di un'elitè) sebbene essa resti mascherata da false sembianze democratiche che, seppur ingegnose, non rendono di certo utilità al funzionamento del sistema. La vera difficoltà odierna sembra essere la giusta metodologia per far sì che tale processo possa essere costruito col presupposto di sortire un utile e preciso compito: Se si vuole vedere la democrazia come ultimo baluardo a protezione della vita politica e sociale di una Nazione, al fine di non scadere nel principio assoluto e più comodo, ma sicuramente pericoloso di una dittatura, bisogna che il valore stesso della democrazia possa essere salvaguardato attraverso principi di metodo corretti e corrispondenti alla stessa concezione etimologica del suo significato.
Quando si guarda al nostro sistema di democrazia sarebbe opportuno fissare l’attenzione sul momento di passaggio che questo sistema muove in direzione di una governabilità indiretta ossia rappresentativa che, per ovvie ragioni, non potrebbe essere diretta dal popolo. Un passaggio che, in teoria, dovrebbe vedere nelle elezioni il vero funzionamento di costruzione di un impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce col non tener conto del loro pensiero.
Sappiamo che il sistema vince su tutto, ma non potrà mai opporsi ad un pensiero che esprime resistenza sul perverso meccanismo che non favorisce una libera votazione. Non si tratta di stare con l'uno o con l'altro (come tanti idioti amano pensare), ma di percepire quanto il non voto potrebbe essere decisivo per spronare la politica ad un sano cambiamento.
Da questo punto di vista, ed in piena libertà, non si prendono lezioni da nessuno!

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