1 gen 2023

POLITICA E FINANZA, NELLA RICERCA DI UNA SOCIETA' DEMOCRATICA di v.cacopardo

 



di v.cacopardo

L'euro è entrato ormai da diversi anni nelle banche degli stati aderenti l'Unione. E' inutile negare che il cambio non ha aiutato tutti allo stesso modo ed i parametri continuano tutt'ora a non tener conto delle diversità territoriali. E' difficile se non impossibile, per chi vi è entrato, uscire da questa moneta! Indubbiamente il problema è la sua gestione che non risulta ancora utile ad una vera crescita equilibrata e che, col suo peso, finisce sempre più ad ingabbiare ogni forma di sana democrazia.Ciò anche nell'evidenza di una società come la nostra che come principio persevera nel vivere sempre più in modo esterofilo ogni progetto di sviluppo democratico, non avendo capacità di ricercarne uno proprio e più congenito.

Il problema principale sta anche nel fatto che la politica dei paesi e di tutta la Comunità intera non si è mai veramente interessata, sin dall'inizio, a regolamentare il sistema finanziario e bancario in modo più equilibrato. Per cui la vera questione odierna sembra essere quella piuttosto costrittiva imposta da interessi economici finanziari contrapposti a quelli legati intrinsicamente ad un principio di una società democratica che dovrebbe compiersi a favore del suo stesso significato. Ma solo quelli di una politica intesa come principio di interessi finanziari non utili ad un'attività sociale o meglio: Quelli tra gli interessi speculativi dei pochi contro il diritto alla serena vita di tutti.

Rimane perciò incomprensibile constatare come da più parti si prenda gioco dei fondamentali principi per la edificazione di processo democratico più corretto, facendo credere, da una parte, che una corretta democrazia possa espandersi senza la necessità di quelle indispensabili risorse per compensare il suo costrutto al fine di soddisfare i bisogni di tutti. Mentre da un'altra parte, si pensa che l'unico modo sia quello di personalizzarne il concetto attraverso la forza di una privata risorsa economica.

Eppure se si vuole vedere la democrazia come ultimo baluardo a protezione della vita politica e sociale di ogni Nazione, al fine di non scadere nel principio assoluto e più comodo, ma sicuramente pericoloso di una dittatura, bisogna che il valore stesso della democrazia possa essere salvaguardato attraverso principi di metodo corretti e corrispondenti alla stessa concezione etimologica del suo significato.

La corruzione, una cultura condizionata, un lento sviluppo e la poca o limitata informazione, hanno fatto sì che la costruzione positiva di tale processo resti sempre condizionata in un’evoluzione poco definita ed, a volte, non corrispondente allo suo valore. In più oggi, con la forza di una globalizzazione poco controllata, la vera complicazione sorge in contrasto con i principi di un processo economico finanziario che pare condizionare pedissequamente ogni percorso di un “governo del popolo”.

Persino nei partiti politici che si richiamano ad una democrazia diretta e partecipata, si esclude la possibilità più che utile di un finanzamento pubblico, quando è di tutta evidenza (ed in questo caso l'America col suo esasperato imperialismo sembra dettare legge) che, mancando un pubblico finanziamento, i Partiti e qualunque altra organizzazione politica, non potranno che far fronte a quelli privati. In tal modo mettendo in crisi una equa partecipazione fondata sul libero pensiero! Il chè, in un Paese come il nostro, dove persevera il malcostume, si evidenzierebbero ulteriori scalate da parte di un potere economico che sottomette queste organizzazioni politiche ad un personale comando e..quindi a propri interessi: Un finanziamento pubblico dovrebbe solo essere ben disciplinato!.

Ritornando all'Europa ed alla sua moneta, moneta il cui passato cambio ancora oggi ci penalizza, ma di cui non possiamo fare a meno, l'errore sembra essere stato quello di non aver saputo condurre la via della globalizzazione in modo più equilibrato tenendo fin dal principio le dovute differenze tra le risorse dei vari territori che venivano ad unirsi. La qualcosa sta continuando a generare il beneficio di una quantità a sfavore di una qualità (qualità di cui proprio il nostro Paese ha sempre portato il vessillo e che l'aveva portata in capo ai paesi tra i più gratificati). Sottoponendo il nostro Paese in uno sforzo concorrenziale azzardato e difficilmente vincente nel futuro.

Almeno di una svolta rivoluzionaria dettata dalla stessa Comunità europea, tutto ciò non può che ripercuotersi negativamente anche sul tessuto sociale del bel paese di una volta.


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