8 feb 2023

41BIS, PREVENZIONE E SQUILIBRI

 



di vcacopardo
Si discute tanto in questi giorni sul 41bis,. Il caso Cospito ha acceso i riflettori sulla questione del carcere duro e si sono avvertite azioni e dure reazioni politiche assai calde che hanno infuocato gli animi in seno al Parlamento
L'argomento è vasto e difficile da restringere in una breve scrittura, andrebbero analizzati tanti particolari ed i riscontri delle regole a volte contrastanti con le punizioni
Se dovessimo fare una analisi equilibrata sulla questione non potremmo astenerci dal tenere in considerazione una serie di argomenti in relazione alle tante problematiche connesse alle pene da scontare, non esimendosi però da separare le differenti problematiche.
E' più che chiaro che chi si macchia di colpe come stragi ed omicidi ripetuti debba restare in carcere, ma che il 41 bis possa essere la soluzione efficace migliore per far scontare una pena rimane assai opinabile poiché non può di certo considerarsi rieducativo e soprattutto, per alcuni individui, potrebbe equivalere ad una lenta pena di morte: Chiunque si macchia di orrendi omicidi o stragi deve necessariamente essere posto in galera e costretto ad una sorveglianza a volte necessaria. Se pure la libertà personale resti inviolabile per Costituzione, rimane il fatto che una punizione sia necessaria, soprattutto quando chi la deve scontare abbia violato la sacre libertà di vita di un'altro cittadino. Tuttavia quello che non si capisce nel nostro Paese è l'assoluta mancanza di equilibrio su ogni tema, soprattutto su questi talmente delicati che coinvolgono la società.
Andiamo a vedere cosa è questo regime e quali sono le sue restrizioni:Il regime detentivo speciale è una forma di detenzione particolarmente rigorosa, cui sono destinati“gli autori di reati in materia di criminalità organizzata nei confronti dei quali sia stata accertata la permanenza dei collegamenti con le associazioni di appartenenzaIl detenuto sottoposto alle restrizioni deve essere isolato dagli altri, dormire in una cella singola e non può accedere agli spazi comuniAnche la cosiddetta “ora d'aria”, il momento in cui il carcerato può uscire dalla cella e andare nel cortile, è più limitata.”
Possono essere ristretti anche i colloqui coi familiari, rigidità attenuata in presenza di figli o nipoti infra-dodicenni. Le telefonate sono registrate, i colloqui ripresi da una telecamera, la posta del detenuto viene controllata sia in entrata sia in uscita. Ci sono limitazioni al denaro che può tenere sul suo conto in carcere, e, degli oggetti in cella, libri e giornali sono banditi. La sorveglianza è attribuita ad un reparto speciale di polizia che non entra in contatto con gli altri poliziotti penitenziari.
L'isolamento rimane quindi la vera tortura in questo regime dove sembra che nemmeno ci si possa concentrare in una lettura di un libro o di un giornale e respirare solo un'ora di aria in un cortiletto stretto e soffocante dove non puoi avere contatti (tutto ciò che sicuramente di rieducativo non ha nulla: Sembra una sorta di estenuante tortura psico fisica che potrebbe trascinare lentamente verso la morte..(Per certi oggetti, come libri e giornali, basterebbero controlli più severi)
A questo punto sarebbe anche logico dare uno sguardo alla Costituzione la quale asserisce che la funzione rieducativa della pena, trova il suo riconoscimento nel 3° comma dell'articolo 27:- «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Il 41bis sfugge a questo preciso comma proprio perchè, nel contesto di una punizione più severa, tende ad evitare al massimo i contatti con l'esterno, e questo sembra anche logico in base ai casi. Ma i contatti con l'esterno non possono però incidere sul bisogno di lettura o di ascoltare un po' di musica, etc...Occorrerebbe perciò regolamentare meglio in senso più equilibrato il contesto di un carcere più duro, ponendovi severe restrizioni, ma evitando le torture psicofisiche. Altrimenti equivarrebbe ad una lenta pena di morte.
In questo quadro analitico manca però una importantissima nota, cui la politica non guarda con maggiore attenzione: Perchè mai lo Stato, che ancora oggi nasconde una montagna di misteri, si adopera pochissimo in una opera di prevenzione ed assai più su quella delle ristrette punizioni (con costi e problematiche sicuramente maggiori)? Perchè oggi si parla tanto di un 41bis e si continua a non considerare l'importanza di evitare alla base una serie di criminalità? Perchè non si investe di più sulla presenza di una sicurezza sul territorio? Dove sono i controlli, dove la vigilanza sulle strade e sui quartieri, dove ogni forma di prevenzione sulla criminalità?

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