18 dic 2012

L'enfasi conservatrice di Benigni








 

Con tutto il rispetto nei confronti di un artista come Benigni che ha meritatamente conquistato il premio più alto nella cinematografia…non posso esimermi da una critica sullo spettacolo televisivo dedicato alla nostra “Costituzione”.

Da parecchi anni il comico sembra sentirsi capace di interpretare la politica a modo suo commentando, a volte ironicamente ed altre, con un’estrema esaltazione …..

Quella che Benigni definisce con sentimento la cosa più bella del mondo  appare ormai essere la bella addormentata nel bosco” ….e quando l’attore, nella sua spettacolare enfasi, ne esalta il valore, dimentica volutamente l’essenza negativa di tutto ciò che rimane fisso nel tempo..

Quando ancora, l’artista sottolinea l’indifferenza alla politica chiedendo di votare sempre per restituire agli italiani libertà e dignità, sembra essere incurante dello stato d’essere di un Paese che, negli ultimi anni, ha visto togliere ogni dignità e futuro ai propri cittadini… anche per colpa di una immutevole politica castigata da una carta costituzionale vecchia. Non si tratta di cambiare …ma di rinnovare alcuni vecchi articoli che non permettono né chiarezza, nè innovazione, nè crescita politica.  

Sappiamo bene che la passata Assemblea Costituente ebbe il compito di porre le norme fondamentali dell’ordinamento dello Stato,  determinando le regole per una concezione politica in opposizione ad una visione di assolutismo, riconoscendo la validità di uno Stato fondato sulle norme e sui poteri. Ma qualunque norma o confine di potere, dopo la smisurata crescita economica e sociale di questi sessantacinque anni, non potrebbe che essere rivisitata affinché non possano continuare a riscontrarsi ulteriori anomalie oggi evidenti e dovute ad un progresso che ha alterato gli stessi valori della società. Anomalie che non potranno mai dare innovazione al percorso di una politica che si vorrebbe funzionale e costruttiva.
Sì…è vero.. la Costituzione nasce nel 47 come una mamma, come afferma il nostro comico ma,.. di fatto è divenuta bisnonna
Essa è come una vecchia automobile alla quale non si può chiedere di percorrere le nuove autostrade senza un controllo del motore, delle gomme o… dei vecchi impianti…Quando Benigni esalta i valori scritti nella Carta, non sbaglia di certo….ma lo fa quando trascura, quasi volutamente, il bisogno di un suo rinnovamento..e la spropositata enfasi che egli trasmette, ai limiti della adulazione..fa tanto pensare… quando messa in relazione all’enorme compenso che lo stesso sistema gli offre.
Chi, come me, difende i principi cardine della Carta costituzionale, è cittadino amico della Nazione… ma chiunque non ne coglie l’importanza del rinnovamento…è di certo un antagonista dell’innovazione. Benigni…a parer mio ha dimostrato di non essere un innovatore e di non possedere il dono e l’intuito del cambiamento, ma sicuramente ha incantato tutti coloro che, nel sistema sono asserviti. Oggi il comico appare più un conservatore che un progressista..
vincenzo Cacopardo 


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           per leggere art. correlato di  Ernesto galli della Loggia
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la posta di paolo speciale



 LE INCOMPIUTE DEL PROFESSORE


Come non condividere le preoccupate perplessità del Capo dello Stato circa il mancato compimento dell'iter che avrebbe dovuto consentire di andare al voto con criteri di elezione nuovi? Essi infatti, previa ampia condivisione, avrebbero certamente costituito un rinnovato interesse ed un maggiore entusiasmo proprio nell'esercizio medesimo della più alta espressione democratica dell'ordinamento repubblicano.

Da un lato si registra il - peraltro prevedibile - tentativo di politicizzazione del “sofocrate” Monti da parte di un Centro Destra dove il berlusconismo è sempre più tormento che passione, nell'estremo tentativo di (mal) celare la diffusa ed incontrovertibile incapacità di tornare ad occupare le coscienze dei cittadini.

Dall'altro lato Bersani auspica l'uscita di scena del Professore perchè non riesce a liberare sé ed i suoi dai forti complessi legati alla evidente inconciliabilità tra un indirizzo politico tutt'altro che “socialmente utile” coordinato dal Presidente del Consiglio, cui ha dovuto concedere la fiducia sino all'ultimo, ed i precetti geneticamente pertinenti anche alla nuova sinistra moderata che ritiene di rappresentare.

Nel valutare, secondo canoni dettati dalla tradizione e dalla consuetudine, l'attività di iniziativa delle leggi esercitata dal Governo Monti con particolare riferimento alla loro peculiarità rigoristica definita necessaria da più parti in Europa, essa non può certo definirsi improntata, quanto meno in una accezione non lungimirante ma empiricamente popolare, alla incondizionata tutela di diritti fondamentali, primo tra tutti il lavoro, spesso impropriamente definito una conquista equiparandolo di fatto ad un “privilegio”.

La cosiddetta “giustizia sociale”, che qui non possiamo non considerare un essenziale corollario dei numerosi provvedimenti emanati nell'ultimo anno nel nome dell'austerità, non è stata caratterizzata, insieme ad una adeguata politica di promozione dello sviluppo delle attività produttive, da alcuna esecutività.

E' anche per questo che oggi il grido proveniente dal Colle si ode forte e chiaro. Esso certifica ed individua nel mancato varo di una nuova legge elettorale e nella perduta occasione di investire di necessaria equità l'azione del risanamento dei conti pubblici i limiti pesanti di un Governo più di altri istituzionalmente preposto a ciò.

Per quanto attiene all'area “montiana” della politica essa è già definita da tempo ed è quella del Centro Destra, laddove non c'è più una Destra e rimane un Centro malato di inconsistenza.

E se Monti giocasse a fare il De Gasperi?

Paolo Speciale