LE INCOMPIUTE DEL PROFESSORE
Come non condividere le
preoccupate perplessità del Capo dello Stato circa il mancato compimento
dell'iter che avrebbe dovuto consentire di andare al voto con criteri di
elezione nuovi? Essi infatti, previa ampia condivisione, avrebbero certamente
costituito un rinnovato interesse ed un maggiore entusiasmo proprio
nell'esercizio medesimo della più alta espressione democratica dell'ordinamento
repubblicano.
Da un lato si registra il - peraltro
prevedibile - tentativo di politicizzazione del “sofocrate” Monti da parte di
un Centro Destra dove il berlusconismo è sempre più tormento che passione,
nell'estremo tentativo di (mal) celare la diffusa ed incontrovertibile
incapacità di tornare ad occupare le coscienze dei cittadini.
Dall'altro lato Bersani auspica l'uscita
di scena del Professore perchè non riesce a liberare sé ed i suoi dai forti
complessi legati alla evidente inconciliabilità tra un indirizzo politico
tutt'altro che “socialmente utile” coordinato dal Presidente del Consiglio, cui
ha dovuto concedere la fiducia sino all'ultimo, ed i precetti geneticamente
pertinenti anche alla nuova sinistra moderata che ritiene di rappresentare.
Nel valutare, secondo canoni dettati
dalla tradizione e dalla consuetudine, l'attività di iniziativa delle leggi
esercitata dal Governo Monti con particolare riferimento alla loro peculiarità
rigoristica definita necessaria da più parti in Europa, essa non può certo
definirsi improntata, quanto meno in una accezione non lungimirante ma
empiricamente popolare, alla incondizionata tutela di diritti fondamentali,
primo tra tutti il lavoro, spesso impropriamente definito una conquista
equiparandolo di fatto ad un “privilegio”.
La cosiddetta “giustizia sociale”, che
qui non possiamo non considerare un essenziale corollario dei numerosi
provvedimenti emanati nell'ultimo anno nel nome dell'austerità, non è stata
caratterizzata, insieme ad una adeguata politica di promozione dello sviluppo
delle attività produttive, da alcuna esecutività.
E' anche per questo che oggi il grido
proveniente dal Colle si ode forte e chiaro. Esso certifica ed individua nel
mancato varo di una nuova legge elettorale e nella perduta occasione di
investire di necessaria equità l'azione del risanamento dei conti pubblici i
limiti pesanti di un Governo più di altri istituzionalmente preposto a ciò.
Per quanto attiene all'area “montiana”
della politica essa è già definita da tempo ed è quella del Centro Destra,
laddove non c'è più una Destra e rimane un Centro malato di inconsistenza.
E se Monti giocasse a fare il De
Gasperi?
Paolo Speciale
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