4 set 2012

L’importanza della ricerca nella politica




L’importanza della ricerca per lo studio di qualunque scienza è più che provata, bisogna però intuire che una ricerca non può identificarsi in un puro ambito scientifico industriale, ma anche in quello delle dottrine... trovando sfogo, dapprima, in un contesto più teorico. 

Il pensiero è sicuramente un motore di ricerca essenziale per qualunque studio che vorrà successivamente essere messo in pratica.
Anche la politica necessita di una approfondita ricerca poichè si impone come l’obbligato passaggio per la costruzione di una più moderna società. Mai come oggi sembra esservi questa necessità!...

Se è vero che l’attività politica determina l’efficienza di tutto il tessuto sociale, è anche vero che, ogni suo percorso, appare oggi condizionato da un cattivo funzionamento, ma anche da una negativa immagine che ne compromette lo scopo. 

In questo contesto si muove più agevolmente una comunicazione capziosa, spesso organizzata da coloro che hanno mire di destabilizzazione o di colpire faziosamente il proprio avversario politico.

Per di più l’attività politica viene svolta con fatica misurandosi giornalmente con una evoluzione dei temi economici, finanziari e, persino, culturali che continuano a correre con meno vincoli e condizionamenti. Una società che in questi anni ha visto globalizzazione, privatizzazioni, liberi mercati, new economy ed altro. Potremmo azzardare l’immagine di un vecchio vascello in mezzo al mare che naviga senza rotta, continuamente superato da moderni scafi veloci.  

In un simile quadro, non può che risultare fondamentale operare attraverso la ricerca per l’individuazione di nuove idee che possano portare l’attività politica a svolgere il ruolo che le compete al fine di poter stare al passo e di riuscire a guidare fattivamente una vera democrazia ed un sistema  economico più utile  alla nostra società.


L’esigenza di un’ampia ricerca per l’individuazione di nuovi percorsi per le riforme diviene primaria e, malgrado le forze della politica nazionale, abbiano già cominciato ad intuirlo, i cittadini non riescono a credere ad una positiva svolta guidata o suggerita dai soliti personaggi che seggono in Parlamento e governano. Una più che naturale convinzione supportata dai molti  politici che fino ad oggi si son fatti trasportare da un'illogica corrente di pensiero che potremmo anche definire di “adattamento” per comodità, senza alcuna attività di ricerca, non riuscendo così, ad offrire innovazione e funzionalità alla politica . 

Adattamento o interessi, il risultato odierno è sempre quello che regala un quadro dell’attività politica istituzionale assai scarso in termini di efficienza per le esigenze dei cittadini che, di contro, vorrebbero proporsi come i veri protagonisti di un utile indirizzo politico del Paese. La domanda su chi potrebbe immedesimarsi in studi di ricerca per il funzionamento della politica nasce spontanea: forse i Partiti? Possiamo davvero credere che i Partiti, così strutturati ed in un simile quadro, possano obiettivamente operare ricerche includendo  il pensiero dei cittadini? Sembra ovvio, comunque, che dovrebbero essere proprio i Partiti ad occuparsi di una vera ricerca attraverso dipartimenti o sezioni particolari.

Al di là di chi potrebbe impegnarsi utilmente in un esercizio di ricerca in favore della politica, oggi rimane indispensabile uno studio che possa seguire in modo più dinamico e lungimirante il percorso della politica e della società verso il futuro. Togliere al cittadino la possibilità di partecipare idealmente alla crescita sociale e politica, non significa soltanto tagliarlo fuori dalle scelte, ma non contribuire in modo funzionale allo sviluppo democratico istituzionale del nostro Paese. 

Ogni teoria deve essere presentata seguendo un filo logico sostenuto da argomenti di attualità e relative problematiche sociali alle quali non ci si può permettere dare soluzioni definitive. La base della ricerca deve essere  quella di analizzare e teorizzare attraverso le idee al fine di riscontrare valori  comuni e regole più sicure per trarne un progetto utile. In questa ottica si può offrire una base di dialogo con tutti coloro che credono alle idee per un funzionale ed un innovativo cambiamento.

Bisogna capire che il nostro Paese ha bisogno di crescere e non vi potrà mai essere crescita se ci si adegua ai vecchi meccanismi imposti da un sistema che sembra essersi bloccato. Si deve cambiare per crescere e per crescere occorrono idee ed un nuovo modo di pensare e non certo l’adeguamento ad un vecchio sistema. Non si potrà mai mettere in pratica un vero cambiamento se non si inizia dalla fase teorica, così come non si potrà sostenere alcuna teoria senza l’uso delle idee.


vincenzo Cacopardo

LA NATURA UMANA E LA FORZA DEL PENSIERO

"credere nella forza del proprio pensiero"  

La vita comune di tutti i giorni è rappresentata da una chiara differenza di uomini che determinano un vero cambiamento attraverso una azione personale del pensiero e da altri che passivamente si adeguano a ciò che il complesso meccanismo del sistema determina.
Anche nel mondo della politica vi sono personaggi simili. Alcuni si fanno trasportare da logiche superate, non preoccupandosi di incidere sui percorsi ormai obsoleti della dottrina. Essi intendono la politica solamente come un lavoro a cui adattarsi e non impegnano il pensiero per un vero miglioramento: Fanno riferimento a leggi, ad articoli, a ciò che una istituzione consente o non consente…. Sicuramente pochi sono coloro che incidono e contribuiscono ad una crescita dinamica di vero cambiamento che dovrebbe portare la politica verso il futuro. 

Il sistema somiglia ad un’onda dalla quale molti si fanno trasportare e contro la quale solo pochi sono disponibili a nuotare. “Nuotare contro”, non inteso come atteggiamento stoico di chi crede di poter cambiare il mondo, ma come maturazione culturale che riesca a far prendere coscienza delle nostre vere esigenze e che ci allontani dal cinismo di una società nella quale, poi, pretendiamo di vivere tranquilli.
Bisognerebbe non lasciare che quell’onda ci trascini con violenza verso un futuro privo di valori e che ci tagli definitivamente fuori da quelle essenziali valenze culturali le cui conquiste, nei secoli, sono costate battaglie pagate anche col sangue: Alcuni personaggi del passato hanno rotto il rigido pensiero comune pagando di persona, ma hanno sicuramente arricchito la società con la forza delle proprie idee e con una speranza che rappresenta un vero atto di fede nei confronti dell’umanità. Il rispetto che si deve a costoro è immenso! -Senza la forza delle idee e senza quella disperata volontà non potrebbe mai cambiare nulla!

Non intendendo proporre alcun termine di paragone con il ruolo avuto dagli eroici personaggi sopra citati, potremmo comunque azzardare.. riferendoci alla politica... come essa di logica debba rappresentare una vera e propria missione nei riguardi della società: Un compito che non potrebbe mai essere slegato da pensieri, messaggi culturali e idee, ed in questo senso...qualunque innovazione anche di rottura...purché sensata e guidata con equilibrio...non potrebbe che risultare costruttiva. 
La mentalità odierna, di chi considera la politica solo in termini di competizione agonistica contribuisce a favorire un pensiero sostanzialmente di reazione: Azioni e reazioni violente evidenziate in modo estremo nelle solite campagne elettorali. 
Ciò che nel proprio animo tutti vorrebbero da chi dovrebbe rappresentare gli interessi di una comunità sono: valori, sicurezza, giustizia ed efficienza; questo è quello che si attenderebbe quella enorme massa di giovani che continua a scostarsi...non dalla politica in sè...bensì da ciò che molta politica oggi rappresenta: potere, interessi, compromessi e mercato di valori. 

Si chiede una speranza per il futuro e con grande ostinazione non si vuole accettare il gran bisogno di contatto e comunicazione che molti cittadini hanno con la politica. Il bisogno di farne parte attiva attraverso un dialogo più diretto con chi poi deve operare per risolvere le innumerevoli problematiche. Tutto ciò sembra fare comodo a molti sempre meno preoccupati di ricercare soluzioni giuste e consone all’odierna società.
Si crede, oggi, di poter risolvere il tutto con una maggiore semplificazione dei temi di carattere amministrativo e con l’affermazione di una falsa stabilità imposta dall’alto: Una illusoria “stabilità” che spesso dimentica le fondamentali basi su cui dovrebbe poggiare l’impalcato di tutta la materia e cioè... promuovere senza dialogare.. promettere senza mantenere.. operare senza realmente costruire.. reprimere per non prevenire.. e… via dicendo! Percorsi che... se possono dare l’impressione di poter risolvere nell’immediato un’esigenza... finiscono poi con lo scontrarsi con ulteriori problematiche accavallate e moltiplicate nel tempo che creano un moltiplicarsi di condizionamenti. Una costante pretesa di voler marciare dritti verso una qualsiasi soluzione senza l’adeguata azione di studio propedeutica per la determinazione delle stesse esigenze.
Ancora più difficile appare tutto ciò nell’odierno scenario che tende ad imporre una scelta partitica bipolare quasi soltanto per definire sinteticamente una sicura governabilità: “Si tende ad imporre una governabilità per una illusoria stabilità che, favorendo una semplificazione amministrativa, potrebbe finire col soffocare sempre più i pensieri e precludere ogni strada alle idee.” Se si vuole davvero chiudere alle ideologie, si dovrebbe almeno aprire alle nuove idee!
In termini prettamente “politici”: non si dovrebbe soltanto chiudere la porta ad una “passata politica”, ma ricercare nuovi percorsi per il riscontro di ogni programma politico di innovazione. Se alcuni processi nel passato possono avere avuto una propria ragione di esistere, nell’immediato futuro, potrebbero finire col reprimere quelle idee innovative che di norma dovrebbero guidare l'adeguato percorso della cultura politica di ogni Paese.

Nuovi sistemi in uso in molte Nazioni che mirano all’ambito traguardo di un bipartitismo, senza una azione culturale preventiva, hanno determinato errati processi che continueranno a peggiorare il giusto percorso qualitativo della politica. Bisognerebbe, invece, muoversi con la forza di una nuova” forma mentis”capace di riuscire ad estraniarci dalle logiche dei vecchi sistemi ...Un cambiamento che possa vedere oltre gli obsoleti schemi.. con una dinamica più moderna ed una metodologia che guardi ad un vero funzionamento… Occorre chiudere gli occhi ad un passato pieno di inutile burocrazia condotto ormai nel vuoto di quelle azioni preventive assai più utili per la costruzione e la sicurezza di una società, ma soprattutto, senza l’assolutismo di un sistema che possa spaccare inesorabilmente il pensiero politico in due. 
La divisione netta di due soli pensieri, senza un adeguato percorso, non può portare alcun beneficio alla indispensabile funzione della politica. 
-Chi vuole imporre questi sistemi semplificativi per ricercare una più comoda governabilità, sembra non considerare assolutamente l’importanza di una azione culturale parallela che, se troppo costretta, finirà sempre col reagire violentemente alla evidente limitazione del pensiero. 

Sarebbe più utile dedicarsi al funzionamento del sistema evitando la ricerca di qualunque soluzione immediata poco costruttiva e persino costringente. La politica non potrà mai assumere posizioni nette, assolute e definitive, ma attivarsi di continuo per il riscontro di nuovi percorsi ed il miglioramento della sua azione, prevalentemente attraverso il dialogo e la ricerca verso l'innovazione: -Senza un vero dialogo, con una scelta limitata a due monolitiche posizioni, schiacciando pesantemente ogni possibile pensiero aperto, si costringono ancor più le scelte dello stesso cittadino... Una società che si contraddice quando continua a ricordarci l’importanza dei valori che si vanno perdendo. 
-Sarà mai possibile migliorarsi e coltivare valori se non proteggiamo i principi fondamentali della nostra cultura? 
vincenzo cacopardo

26 ago 2012

LE TEMATICHE ESISTENZIALI SUL CRISTIANESIMO TRA SECOLI DI RIFORME ED IL PENSIERO ODIERNO




(Un pensiero sulla parola di Cristo, la Chiesa e l’entità soprannaturale Divina )

Le tematiche di origine esistenziale hanno sempre affascinato l’uomo e spingono costantemente verso le analisi del pensiero di chi, nella storia, ha contribuito a dare forza alle stesse. Nei secoli passati.. alcuni noti personaggi hanno trovato.. nella religione cristiana…lo stimolo per condurre ricerche attraverso propri studi teologici, apportando riforme che hanno arricchito il sapere dell’umanità sulla particolare cultura religiosa che ha attraversato il mondo.


La storia e le analisi della cultura teologica
 rinascimentale di Lutero e Calvino

Uno di questi fu Martin Lutero…un teologo tedesco che ha decisamente riformato la visione ecclesiale cattolica ….Egli non visse la crisi della religiosità tradizionale tipica di una cultura rinascimentale. Era un uomo del passato che viveva la fede come i suoi antenati. Inconsapevolmente… egli si trovò ad essere un grande stimolatore di un avvenimento storico.
Durante gli anni della sua giovinezza..Lutero riesaminò mentalmente l'intera Bibbia per determinare se vi fosse un’ armonia con le ulteriori dichiarazioni bibliche e ritenendo di averne trovato una conferma. La dottrina della giustificazione per fede e non mediante le azioni o qualsiasi penitenza, rimase il sostegno centrale de suoi studi teologici.
In realtà, lo studio della Bibbia, la preghiera e la meditazione lo aiutarono a scoprire un diverso modo di  considerare i peccatori. Per lui… la benevolenza di Dio non si può guadagnare, ma può essere donata, se pur immotivatamente, per una sorta di benignità a tutti coloro che mostrano una fede : Dio può rendere la grazia e la salvezza discolpandoci per “giustificazione”. 
Qui sta di fatto il perno su cui poggia la dottrina Luterana! Lutero intende questa giustificazione in senso letterale:   (“ resi giusti da ingiusti”). Dio è l’onnipotente che può quindi trasformare in giusto ciò che, per sua natura, è profondamente ingiusto. Difficilmente l'uomo può adulare Dio con opere buone se, come sempre accade,.. viene successivamente portato a peccare di nuovo. Dipende, perciò, tutto e solo da Dio…poiché potrà sempre influire senza alcuna intermediazione sull'uomo. Dio nella sua onnipotenza salva chi decide di salvare. Per i protestanti è solo la fede che può salvare.
La Chiesa cattolica crede, invece, nella necessità di una cooperazione umana, fatta oltre che di fede anche di opere.. e pone anche un’intermediazione in proposito.. attraverso una figura sacerdotale: l’uomo è spesso corrotto dal peccato originale, ma nel suo libero arbitrio può trovare, con l’aiuto della grazia divina, la forza per risorgere. Per ottenere la salvezza sono dunque necessarie, oltre alla fede, anche le opere di bene.
Se nella teologia cattolica..la “giustificazione” è una conseguenza prodotta nell’uomo dalla grazia di Dio, per la teologia luterana, la giustificazione risiede direttamente nella grazia di Dio, ossia è uno dei modi in cui Dio può decidere di considerare “giustificato” il peccatore. Insomma… per Lutero.. la salvezza non si ottiene a causa delle buone azioni; si ottiene solamente avendo fede in Dio, che può salvare chiunque voglia.
Ma secondo molti uomini di fede…in tal modo, la dottrina luterana…tende a proiettare l'uomo verso la disperazione, al contrario di ciò che la fede cattolica non farebbe …poiché, tramite i sacramenti, si può credere di  essere in grazia di Dio.. mentre il luterano può solo sperare e credere di essere “giustificato” e quanto più sarà stato peccatore, tanto più potrà e dovrà esprimere la sua fede per essere salvato.
Diversamente da come la pensava Jehan Cauvin, che nacquè in Francia ed è stato, con Lutero, il massimo riformatore religioso del Cristianesimo europeo degli anni venti e trenta del Cinquecento. Dal suo nome è stato coniato il termine Calvinismo per indicare il movimento e la tradizione teologica e culturale scaturita dal suo pensiero
Fu a Basilea che Calvino portò a termine, nell'agosto del 1535, la prima edizione di quella che resta la sua opera più significativa e una delle migliori, per chiarezza e precisione di espressione, di tutta la Riforma: la Institutio christianae religionis. Scritta in latino e pubblicata nel marzo 1536 con una lettera di dedica a Francesco I, nella quale Calvino difende l'evangelismo dalle accuse dei suoi nemici

L'importante opera si presenta oggi divisa in quattro libri di ottanta capitoli complessivi. ed esprime i temi canonici più importanti dell’istituto cristiano. Calvino pone gli ordini in un nesso logico consequenziale:
-Dio: come creatore e luce di saggezza che ci guida
-Cristo: figlio di Dio fatto uomo mediatore e riconciliatore tra l’uomo ed il creatore
-Lo Spirito santo come principio immateriale mediante il quale Dio ci unisce a se
-La Chiesa come struttura religiosa ed istituto di evangelizzazione fondamentale per la conoscenza
La sua forte visione evangelica si colloca in quest’ordine logico rafforzando una certa impostazione cristiana.
Sembra tuttavia essenziale ed opportuno soffermarsi in proposito:
Nel primo libro sulla conoscenza di Dio…Calvino afferma come conoscendo Dio ciascuno riesce a conoscere anche se stesso. Nel profondo dei nostri limiti, scorgiamo Dio  come una luce di saggezza..una forza che ci guida verso una chiarezza  di ogni giustizia. La conoscenza di noi stessi ci invita sempre più alla ricerca di Dio. Calvino afferma che la conoscenza di Dio è innata essendovi un legame reciproco ed una percezione del divino in ogni uomo…anche qualora questa si manifesta attraverso una  adorazione pagana. In questo libro Calvino mette anche in luce alcuni fattori, condannando una certa furbizia umana che ha sempre usato la religione come una invenzione per mettere una museruola al popolo e poter agire in modo corrotto.
Parla di una essenza incomprensibile e di maestà nascosta lontana da ogni nostro senso : una realtà invisibile   che si è manifestata attraverso la creazione e che non e dato vedere a chi non ha il dono di una percezione illuminata dall’alto
Infine Calvino si pone alcune domande essenziali sui Sacri Testi arrivando a metterli in dubbio: Si domanda chi garantisce dell'autenticità della Scrittura e se il fondamento della Chiesa è rappresentato dalla dottrina che ci hanno lasciata i profeti e gli apostoli, occorre che tale dottrina risulti certa prima che la Chiesa cominci ad esistere. Ed ecco il fondamentale rilievo della parola di Dio suggellata dalla testimonianza interiore dello Spirito. Un forte rilievo Calvino lo pone sulla raffigurazione dell’immagine del Divino..appellando come una “grossolana follia” l’idea di spingere l’uomo verso il desiderio di un riscontro visivo e ripropone  la dottrina ortodossa che presenta Dio che si offre, per essere contemplato e distinto in tre persone.  Il Padre, il Figlio e lo Spirito santo… indicano, però, una distinzione e non una divisione…per la definizione di una infinita semplicità.

Nel libro della conoscenza di Cristo, figlio del creatore, Calvino pone la sua immagine come quella di colui che doveva essere il mediatore e necessariamente vero Dio e vero uomo. Non potendo l'uomo salire a Dio, egli discese verso l'uomo in modo da poter unire divinità e la natura umana.
L’analisi teologica di Calvino, in proposito,  ..poichè attinente alla figura umana,..  parte dalla definizione del libero arbitrio. Come per Agostino, i genitori finiscono col generare figli colpevoli.. poiché  concepiti dalla propria natura viziosa. Essi possono essere santificati da Dio, non in virtù della loro natura, resa perversa dal peccato originale e perciò incapaci di salvarsi  da soli, bensì della sua stessa grazia.
Per Calvino si nega il valore della fiducia dell’uomo in se stesso e la volontà dell'uomo non può mai essere libera senza lo Spirito di Dio.
Egli affermava che.. se la salvezza dell'uomo era possibile solo attraverso Cristo, allora la legge mosaica fu data all’uomo per mantenerne viva quest’attesa.  Cristo, venuto ad abolire la legge fatta di precetti e culti di sacrifici animali, con la purificazione operata dalla sua morte, ha decisamente abolito tutte quelle pratiche esteriori con cui gli uomini si confessano debitori di Dio senza poter essere scaricati dei loro debiti.
Cristo rappresenta la riconciliazione dell'uomo con Dio che, attraverso un'obbedienza soddisfa il giudizio di Dio. Tutto ciò è reso possibile proprio perché Gesù, apparso in veste di Adamo, ne ha preso il nome mettendosi al suo posto al fine di obbedire al Padre. Il sacrificio del suo corpo, rappresenta il prezzo di soddisfazione del suo giudizio.

Il libro dello Spirito Santo esprime un concetto secondo il quale per ottenere i favori del sacrificio di Cristo occorre che egli abiti in noi mediante la fede in lui. Fede che può ottenersi solo dall'intervento dello Spirito Santo, che rappresenta l’unico legame mediante il quale il figlio di Dio ci unisce a sé. Ogni parola, anche se autorevole poiché derivante dalle Scritture, resterà sempre debole senza quella fede che non è altro che la conoscenza fondata sulla promessa gratuita data in Gesù Cristo ed avvalorata nel nostro cuore dallo Spirito Santo. Calvino crede dunque in un disegno, secondo il quale Dio ha assegnato gli uni a salvezza e gli altri una condanna eterna.

L’opera si chiude con il libro sulla Chiesa nel quale Calvino esprime l’importanza dell’istituto affinchè la stessa fede generata in noi possa crescere e progredire. Dio ha impiantato l’organizzazione e gli strumenti adatti particolarmente utili a tale scopo, perciò nessuno può sperare di ottenere, al di fuori di questa, alcun perdono.
Calvino pone anche il dubbio sulle autenticità della Chiesa dividendole in visibili ed invisibili e definendo invisibile quella Chiesa formata dagli eletti noti solo a Lui. La Chiesa visibile, ossia tangibile, è composta da buoni …ma anche da falsi ed ipocriti ed ambiziosi e persino dissoluti, assai lontani dalla figura di Cristo. Non tutte la Chiese possono dunque definirsi autentiche se non quando la stessa parola di Dio venga predicata con purezza e lo stesso percorso sacramentale della vita sia seguito secondo il verbo di Cristo.  La Chiesa non può quindi fare a meno dei suoi buoni pastori che guidano il gregge nella giusta direzione.
Calvino rimane, però, polemico nei confronti della Chiesa cattolica poiché essa non considera cristiani chi non segue pedissequamente le sue decisioni indicate dallo Spirito Santo che regge un giusto cammino. Un punto in cui Calvino manifesta un netto disaccordo.
Sostiene la validità del battesimo dei bambini, ma nega che la mancanza di battesimo comporti l'esclusione di per sé dalla vita eterna. Per lui, che rifiuta i sacramenti, poiché non hanno alcuna facoltà di confermare ed accrescere la fede, il maestro interiore delle anime rimane lo Spirito, il quale, grazie alla sua  potenza, è l’unico in grado di raggiungere i cuori e toccare i sentimenti.




Un pensiero sulla parola di Cristo, la Chiesa e l’entità soprannaturale Divina

di vincenzo cacopardo

Il libro della Chiesa di Calvino non può che essere il più interessante, poiché fondato su una componente più umana che divina. Fino a quando gli argomenti vengono affrontati sulla figura di Dio e dello Spirito santo, tutto rimane avvolto in un’alea di mistero che solo la fede può dissolvere in una visione che difficilmente potrà entrare in uno spazio umano. La polemica di Calvino con la Chiesa cattolica resta dunque l’argomento più interessante che spinge a rendere utile un’analisi più approfondita sul ruolo evangelico, la parola di Cristo e l’entità superiore Divina.
A differenza di Lutero che affronta in termini teologici un tema della fede per “giustificazione” e la salvezza dell’uomo, Calvino, pur nella sua visione evangelica, affronta e contesta un concetto legato prevalentemente ad un aspetto di gestione umana della struttura clericale che ha sempre rappresentato il mezzo di trasmissione col divino.  
Quando nel passato Calvino pose i dubbi sulla validità di una certa Chiesa, approfondì un argomento di conduzione di una struttura costruita in osservanza di  Dio…poiché voluta dagli stessi fedeli, ma…pur sempre, un'organizzazione edificata dall’uomo e da esso gestita e quindi soggetta a manipolazioni tipiche delle debolezze umane. 
L’organizzazione della struttura della Chiesa rimane, ancora oggi, un argomento di grande discussione che tocca da vicino i tanti uomini un po’ disincantati di fronte alla propria fede ed esistenza.
Ma come può essere oggi considerata la struttura clericale di una Chiesa da un seguace della figura umana di Cristo, quando volesse scorgervi un luogo di partecipazione interiore.. al di fuori di ogni visione sacramentale?

I vincoli religiosi di una Chiesa cattolica sembrano costringere l’uomo ad una visione incondizionata dell’ultraterreno, tendendo di fatto a sminuire l’importanza umana di un mondo per il quale e nel quale siamo immedesimati e posti a dover vivere. Nella storia cristiana e nei Vangeli si fa riferimento ai miracoli di Cristo e ciò tende a svilire, in un certo senso, a rendere meno comprensibile il messaggio profondo di un uomo portatore di amore e carità.

Ma per alcuni l’aspetto umano di Cristo rimarrà sempre prevalente e decisamente più interessante di quello avvolto dal mistero divino. Di certo.. la sua figura di uomo  potrebbe riconoscerci più legati a lui: Quando i Vangeli si dilungano nella descrizione dei miracoli, sembra perdersi quell’importante e più realistico filo che lega la figura di Cristo all’essere umano, pare disperdersi quella carica della nota umile del suo verbo diffuso attraverso le parabole, pare dissolversi la principale funzione della missiva che egli diffondeva all’uomo: Gesù Cristo attraverso i miracoli rischia di apparire un super uomo, un ultraterreno, finisce col divenire un divo e persino un mito, quando, con evidente dicotomia, egli sul piano umano manifesta umiltà, sentimenti come la carità, l’amore e persino la speranza che rappresentano la semplicità e l’equilibrio: Il meglio di ciò che è la vera forza tra gli umani ed il contrario di ogni forma di esaltazione.


Qui la Chiesa perde, secondo la mia visione, la più importante occasione che dovrebbe spingerla ad insistere maggiormente sul messaggio terreno di amore condotto dal suo unico e vero Pastore. Un Pastore che parlava ai suoi discepoli, uomini come lui, partoriti in terra e quindi facenti parte del mondo umano e non divino. Un mondo divino al quale potrebbero accedere, forse solo come anime ed alle quali non sembra sia dovuto percepire oltre lo stato della conoscenza umana. Nelle immagini sacre del mondo cristiano, Gesù, in quanto uomo, è stato reso visibile al contrario dell’entità Divina che non ha mai avuto una precisa percettibilità umana. Questa differenza pone le due figure in un piano nettamente diverso: Cristo vivendo in un contesto umano ha toccato ogni sensibilità terrena, il Creatore se anche  presente, non si è mai manifestato in termini umani in quanto il suo mondo è sempre stato quello nascosto, soprannaturale e celestiale dello spirito e dell’anima.


La Chiesa, attraverso la storia dei Vangeli ci parla di una nascita di Cristo per grazia ed intervento dello Spirito Santo  ponendo così, il presupposto di un legame tra un mondo spirituale con quello terreno. Questo presupposto non può che porre seri dubbi per la stessa natura dell’uomo...non tanto per la possibile presenza di due diversi universi, bensì per la coesistenza ed il legame tra loro. Questi dubbi tornano nell’uomo proprio per la presenza di tutto ciò che negli stessi Vangeli viene presentato sotto forma innaturale di miracoli e prodigi possibili solo in un mondo ultraterreno.

Qualunque ostentazione verso l’individuazione del Divino potrebbe rappresentare una visione troppo azzardata e persino superba se espressa da un essere umano. Ciò... anche in considerazione delle Sacre scritture che potrebbero essere state elaborate volutamente costruendo attorno alla figura di un uomo, un ambito spirituale, mistico e trascendente.

Il modo di agire di ogni uomo dovrebbe basarsi su una visione prettamente umana della propria permanenza in questo mondo, ed ecco che il concetto di fede espresso dalla Chiesa potrebbe perdere il suo valore ed essere fissato solo come l’effimera speranza di poter vivere nel sogno e nella  fiducia di un aldilà più sereno nel conforto di un (comodo) Dio. Ma verrebbe di certo espresso con maggiore efficacia l’utile ed indispensabile messaggio dell’amore tra gli uomini.-Quando tanti pensano di avere avuto il dono di aver trovato Dio (forse… peccando un po’ di presunzione)…altri, non ostentando alcuna sicurezza… continuano a cercarlo ..analizzando con maggior senso critico ed equilibrio, l’ipotesi di una sua esistenza .

Una ricerca impone determinate esperienze e queste non sempre appaiono positive, ma risulteranno comunque utili, poiché solo chi guarda in profondità potrà meglio accostarsi al divino. Ricercare attraverso un proprio pensiero è un compito doveroso e necessario per l’uomo. Molti invece si privano di questo restando appesi ad una visione di superficie e ad una credenza universale acquisita per tradizione: Sono coloro che meno si pongono le domande sull’esistenza!

L’ignoto e l’ultraterreno rimangono comunque le vere incognite che coinvolgono l’essere umano che, seppur  credente, non può riuscire a percepirne il senso. Ma sono anche i misteri che potrebbero ostacolare la difficile ricerca del suo "equilibrio.” Ciò detto nessun essere umano potrebbe sostenere l’esistenza di un essere divino superiore, così come non potrebbe mai sostenere il contrario: Il messaggio di Cristo è già completo di ciò di cui l’essere umano ha bisogno : amore, fratellanza, speranza ed equilibrio.  Comunque sia quello che più andrebbe colto del suo messaggio, è proprio quello sull’amore tra gli uomini. Quando, poi, egli parla del regno del Signore, ciò potrebbe identificarsi come un legittimo messaggio di speranza per un riscontro verso una vita migliore realizzata attraverso la costante attesa di ciò che pare essere più giusto e misericordioso. E cosa vi è di più giusto in questa terra.. se non l’espressione di un sentimento d’amore verso il nostro prossimo?

Ma la Chiesa ha dei precisi obblighi nei confronti della sua storia evangelica ed è legata ad un messaggio unico coltivato e diffuso nel tempo. Il suo ordinamento, in un certo senso, le impedisce di adeguarsi ai tempi ed il suo sapere si scontra più spesso con il mondo moderno e con l’aumento di una “non credenza” supportata da riscontri disumani di inaudita brutalità...anche senza fondate giustificazioni.

Le dottrine Luterane sulle “giustificazioni”come quelle Calviniste evangeliche sull’importanza della Chiesa invisibile, sono concetti che appartengono alla storia e quindi relativi ad un passato in cui non esisteva l’enorme tecnologia e la grande conoscenza del mondo di oggi! L’uomo è cambiato ed anche il suo modo di pensare ed interagire, ma ha sempre bisogno di credere allo scopo della sua vita in terra, ha bisogno di comprendere quale senso darle, desidera conoscere meglio il significato della sua esistenza. La religione cristiana oggi esercita il suo compito di evangelizzazione attraverso la struttura clericale e la figura terrena del suo pastore in terra: il Pontefice.

La figura del Papa odierno Francesco è sicuramente il risultato di un cambiamento voluto dalla stessa Chiesa che sembra aver percepito l’importanza di una guida simile alla figura di Cristo, giusto per il difficile momento storico che attraversa il mondo intero. Ma come mai questa figura così umile e caritatevole tocca i cuori e la sensibilità di tanti uomini? Se non perché si rivolge alla gente esprimendo l’importante sentimento dell’amore come ugualmente fece Cristo?


Papa Francesco ha toccato l’animo umano e lo ha fatto parlando anche di speranza, esponendosi meno ad una funzione di venerazione nei confronti del Creatore. Ed ecco che il mondo, raggiunto da una prevalente sensibilità umana, si risveglia in una speranza…e nel desiderio di costruire un futuro attraverso l’amore verso il prossimo.

Non v’è dubbio che nella visione della fede cristiana, un ruolo fondamentale lo svolge lo Spirito che per mezzo della sua santificazione, dovrebbe riuscire ad imprimere ed infondere quel legame tra l’uomo ed il Divino.

 La “percezione illuminata dall’alto”…come anche la “testimonianza interiore dello Spirito” (espresse dal pensiero di Calvino)… al fine di unire divinità e natura umana, restano qualcosa di realmente arduo da comprendere poiché difficilmente si potrebbero spiegare in termini razionali. Quella stessa razionalità di cui ci ha fatto dono l’entità superiore.


Dunque la religione cristiana pone le basi della sua forza su una fede e questa.. sull’importante funzione dello Spirito Santo. La mia osservazione, se pur agnostica, rimarrà sempre assai rispettosa della figura di Cristo poiché legata in pieno all’essenziale messaggio d’amore seppur ignora, ma non pone alcun diniego sull’esistenza di un mondo ultraterreno, non potrà mai riuscire ad immaginare ogni tipo di relazione con quello terreno come, invece, suggerisce la fede cristiana suggerita da forti e dure teologie tendenti ad abbattere ogni teoria contraria. Perché dunque, al di là di ogni fede, non iniziare col considerare Gesù Cristo come un grande uomo, un filosofo col dono di aver suggerito al mondo la giusta via del vivere tra gli uomini. In lui si scorge anche la saggezza dell’equilibrio, il dono di un messaggio sociale e la statura di un sapiente politico… E perché ostentare sicurezze verso un’entità divina capace di frapporsi, quando sembrerebbe persino impossibilitata di poter interagire con un mondo terreno dove tutto parrebbe affidato a noi stessi? Non esiste una verità assoluta in proposito, ma solo quella affidata ad una fede!

Non è tanto il quesito di una esistenza ultraterrena che dovrebbe spingerci nella ricerca...ma l'importante messaggio di Cristo sull'amore terreno in direzione di una speranza futura.


v.cacopardo

  






20 ago 2012

Il pensiero del cardinale Bagnasco, la crisi e una scelta cristiana



Mons Angelo Bagnasco

di Enzo Coniglio - 

Essere cristiani, si fa presto a dirlo. Testimoniare le proprie convinzioni nel vissuto di ogni giorno, scommetendosi in prima persona all’interno della dialettica sociale: e qui che il discorso si fa quanto mai complesso e in alcuni casi angosciante per il credente.

Esagerato? Niente affatto perchè il Cristianesimo non è una filosofia, una dotta disquisizione tra intellettuali, ma un modo di pensare, di essere e di agire di cui è impastato questa nostra vita ricevuta in comodato d’uso e senza eccessive certezze, anzi con pochissime certezze dogmatiche.

Sarebbe favoloso se potessimo separare la Parola dal Mondo e vivere come individui senza responsabilità alcuna verso noi stessi e verso gli altri. Niente da fare. Il Cristianesimo è una scommessa e una testimonianza che non offre sconti di sorta; è terribilmente esigente: “Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me… Se qualcuno ti dà uno schiaffo , porgi l’altra guancia… Se mi vuoi seguire, lascia i tuoi beni, dalli ai poveri e seguimi… Ama il prossimo tuo come te stesso.. E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei Cieli”… e potremmo continuare.

Ma fermiamoci qui e tentiamo una riflessione concreta. Tentiamo di applicare tali riflessioni alle dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera dal Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Commissione Episcopale Italiana (CEI).

Nell’intervista, il Cardinale afferma con assoluta certezza che il Presidente Mario Monti sta facendo molto bene, che la ricetta da egli applicata è ottima e che i cittadini dovrebbero seguirla per non disperdere i grandi sacrifici compiuti dagli Italiani. Un messaggio chiaro che non lascia dubbi nel cristiano che ascolta. Mario Monti appare come l’uomo della Provvidenza che ha salvato l’Italia dallo sfacelo e che quindi merita l’appoggio necessario nel suo progetto politico. Una precisa scelta di campo quella del Cardinale Bagnasco, ispirata dal pensiero cristiano impastato nella vita sociale e politica italiana attuale.

Nessun dogma, sia chiaro; nessun obbligo di seguire una tale scelta ma certamente una “moral persuasion”, la “tentazione” efficace di seguire il parere di una tale autorevole Pastore che presiede la Conferenza di tutti i Vescovi.

Andando in giro, ascoltando, analizzando e meditando secondo il suggerimento di Ignazio di Loyola, si constata però che emergono dei dubbi seri e fondati sulle pur pregevoli affermazioni del Cardinale Bagnasco.

Ad esempio, sembrerebbe logica , addirittura lapalissiana, l’idea di Bagnasco di non disperdere i grandi sacrifici imposti ai “poveri cristi” degli italiani poco abbienti a tal punto da registrare oggi che un “cristiano” su quattro è ridotto sulla soglia della povertà e che una intera generazione di giovani non ha alcun futuro! Sembrerebbe logica ma non lo è necessariamente. Capita infatti talvolta, a titolo di esempio, che un medico in buona fede imponga ad un paziente una cura molto dolorosa e scopra in un secondo tempo di essersi sbagliato. Cosa dovrà fare in questo caso il paziente? Continuare la cura sbagliata perchè ha già fatto molti sacrifici? Al contrario, dovrà liberarsene immediatamente e chiedere eventualmente i danni al cattivo medico.

Fuori dalla metafora, c’è da chiedere al Cardinale Bagnasco se possiamo essere proprio sicuri che la ricetta imposta da Monti e dagli altri “saggi” della Troika sia adeguata per uscire dalla crisi e se sia “compatibile” nelle premesse e nelle azioni richieste, con il pensiero cristiano. Non si tratta di domanche retoriche ma di domande responsabili avendo ben chiare le gravissime responsabilità che deriverebbero dall’aver eventualmente appoggiato e suffragato una ricetta inefficace o peggio ancora deleteria per la vita stessa dei cittadini.

E’ da tener presente che nella valutazione cristiana degli eventi concorrono due tipi di considerazioni: una religiosa e un’altra tecnico- fattuale che presuppone una conoscenza specifica, specializzata del tema oggetto di discussione; in questo caso, la crisi finanziaria e tutte le variabili che l’hanno prodotta e i vari pareri e ricette proposte dagli esperti del settore per superarla. Ci risulta che il Cardinale Bagnasco è un eccellente Uomo della Chiesa ma non è affatto un economsta e quindi potrebbe esprimere sul versante tecnico , un giudizio errato in tutta buona fede. La religione cattolica non gli conferisce sull’argomento alcuna certezza speciale.

L’esperienza storicizzata relativa alle decisioni assunte dalla gerarchia in settori non specificatamente religiosi, ci lascia molto perplessi.Basti ricordare, a puro titolo di esempio, la condanna di Galileo dovuta appunto alla mancanza di conoscenze scientifiche sul cosmo da parte degli uomini di chiesa che lo hanno condannato.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II – di cui ricorre il 50° anniversario, ha dibattuto tale tematica e ha concluso che simili errori si possono più facilemente evitare associando i laici cristiani, esperti nelle singole discipline, alla riflessione sulle grandi tematiche della nostra società, riconoscendo ad essi un ruolo specifico e non meno importante di quello del clero.

Se il Cardinale Bagnasco avesse effettuato una tale ricognizione unitamente ai cristiani laici esperti in materia, avrebbe rilevato che il motivo che impedisce a molti di loro di condividere la ricetta di Monti è la convinzione che essa sia incompatibile con l’essenza stessa del pensiero cristiano.

Per tali esperti, la crisi è dovuta alla finanziarizzazione dell’economia, alla speculazione della grande finanza internazionale che impone interessi crescenti sui Paesi maggiormente bisognosi di aiuto affossandoli definitivamente, come nel caso della Grecia. Si tratta di autentici tassi usurai che arricchiscono ogni giorno di più l’1% della popolazione dei super ricchi e fanno aumentare a dismisura lo squilibrio tra ricchi sempre piùricchi e poveri sempre più poveri. Con banche che possono permettersi di speculare falsando il valore del LIBOR rubando legalmente a milioni di concittadini e con società di rating che possono permettersi di assegnare dei rate del tutto false e ingannevoli ; oppure di borse valori che per il 75% sono delle autentiche roulette che non riflettono affatto la situazione dell’economia reale. Per non parlare dei Paradisi fiscali dove possono essere tranquillamente lavate, assolte e benedette immense ricchezze sottratte alla comunità e ottenute con operazioni che la chiesa cattolica classificherebbe come “gravemente peccaminose”.

La ricetta di assoluto rigore imposta dal Prof.Monti e della Troika, si inserisce all’interno di questo modello che a molti cristiani appare poco “scientifico” e per nulla cristiano. Oltretutto anche recentemente gli esperti del Fondo Monetario Internazionale e la stessa Presidente del Fondo, Signora Christine Lagarde, ha riconosciuto che la ricetta del rigore imposta fino ad ora, si è rivelata del tutto inefficace e ha creato tanto dolore, tante lacrime e sangue che potevano essere risparmiate.

Ma quello che è più importante è che questi cristiani credono che la ricetta di Monti si inserisce all’interno di un pensiero economico che pone il denaro e il mercato come il primum e la persona umana come uno strumento rovesciando i valori dettati da Cristo e seguiti dal Cristianesimo. Sarebbe in opposizione ai princìpi dell’Umanesimo cristiano.

Non si può servire Dio e Mammona.

Chi ha ragione? Il cardinale Angelo Bagnasco o gli esperti economisti che avanzano tali riserve? Non si tratta soltanto di una sfida colorita o drammatica tra più persone che dicono di ispirarsi al pensiero cristiano ma molto di più. E’ una riflessione dialettica sul Cristianesimo che è libertà, scommessa, angoscia di scelta, è testimonianza, ricerca costante di una Parola che con tanta sofferenza si fa carne per vivificare la nostra società, fino alla morte più crudele su una croce.

Ed è questa Parola che si fa politica attiva a servizio dei cittadini senza sconti per nessuno, neppure per singoli uomini della gerarchia, convinti che chi ama il padre, la madre o il Pastore più di Lui non è degno di Lui.