10 set 2012

Lo spirito della democrazia



 “premessa” 


Sappiamo che Il termine democrazia deriva dal greco e che in senso etimologico esprime il significato di governo del popolo. Questo però, non deve essere fissato in una semplice traduzione, infatti, il concetto, ha sempre trovato, nel tempo, una espressione che si distingue in diverse manifestazioni per la ricerca di un regolamento capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare. 

Resta fondamentale comunque  differenziare una democrazia diretta da una democrazia indiretta.

Siamo consapevoli che nella democrazia diretta il potere è esercitato direttamente dal popolo mentre in quella indiretta o rappresentativa il potere è esercitato da rappresentanti eletti dal popolo (il parlamento). La nostra, quella Italiana, è un’espressione chiara di una democrazia indiretta. Essa usa come unici strumenti di democrazia diretta il referendum ed, a volte, l'iniziativa popolare La nostra  Costituzione disciplina anche le materie che devono essere sottoposte al voto popolare. Fra queste: qualsiasi modifica alla Costituzione e l'introduzione di codici di leggi.

Ciò detto, la democrazia è sicuramente una forma di stato  che si è affermata in modo particolarmente significativo nella storia contemporanea  ed ha vissuto un continuo processo di evoluzione, affrontando importanti modifiche nel corso dei millenni. Ricordiamoci che le prime definizioni di democrazia risalgono all'antica Grecia. In proposito, ricordiamo anche il principio aristotelico che distingue le tre forme pure e tre forme corrotte di governo:  monarchia come governo del singolo, ariatocrazia  come governo dei migliori e politía come governo di molti. Esse, secondo il filosofo, rischiavano di degenerare in dispotismo,oligarchia (governo di un elite ), e democrazia (potere gestito dalla massa,  dittatura della maggioranza)
Sul pensiero moderno di democrazia hanno avuto grande influenza le idee dell’illuminismo e la rivoluzione francese con il suo motto di libertà, uguaglianza e fratellanza. Sia la carta costituzionale americana del 1787 che quella francese del 1791 guardavano al principio della separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario).Il suffragio universale, il primato della costituzione e la separazione dei poteri dovrebbero essere le basi della democrazia rappresentativa moderna.  
Ma cosa vuol dire governo del popolo? Vuol dire potere di decidere tutti assieme in base a precisi criteri di maggioranza per tutto ciò che appartiene alla società. Purtroppo oggi, anche il sistema di votazione ed il voto stesso, come ogni cosa umana, può essere manipolato. Ogni uomo non potrà mai avere la completa conoscenza di un argomento tale da poter prendere una decisione con la giusta coscienza.  Ogni testa ha una sua visione della realtà e, purtroppo, non è sempre possibile avere la visione di tutti.
La democrazia esprime il suo potere grazie ai criteri di maggioranza. In questa ottica sembra chiaro che l'unico modo per avere una sana ed efficace democrazia, è quella di poter informare i cittadini in maniere approfondita su tutto. Ma in una società come quella attuale, l'uomo ha mille impegni, lavorativi e di responsabilità personali, che lo costringono a non potersi informare ed a dedicare poca attenzione alla politica. Questo fa si che molti cittadini si alienano totalmente o soggiacciono al voler di chi li condiziona. Se poi pensiamo anche a chi fa l’informazione, potremmo anche azzardare come essa sia spesso condizionata da subdoli giochi di potere. Indubbiamente sarebbe più facile poter costruire e controllare un sistema di democrazia, in una piccola comunità dove tutto è più visibile. 
Attuare un sistema democratico efficiente su vasta scala resta  decisamente più difficile: la corruzione, una cultura condizionata, un lento sviluppo  e la poca o limitata informazione, fanno sì che la stessa costruzione positiva di tale processo resti sempre condizionata in un’evoluzione poco definita ed, a volte, non corrispondente allo stesso valore.



Un giusto processo democratico


Nel concetto Aristotelico già accennato, la nostra forma odierna di governo, più che ad una compiuta democrazia, sembra accostarsi a quella di un’oligarchia (governo di un'elitè ) sebbene essa resti mascherata da false sembianze democratiche che, seppur ingegnose, non rendono di certo utilità al funzionamento del sistema. E’ già stato approfondito, nella premessa, il significato della parola “democrazia” e tuttavia la vera difficoltà odierna sembra essere la giusta metodologia per far sì che tale processo possa essere costruito col presupposto di sortire un  utile e preciso compito. Se si vuole vedere la democrazia come ultimo baluardo a protezione della vita politica e sociale di una Nazione, al fine di non scadere nel principio assoluto e più comodo, ma sicuramente pericoloso, di una dittatura, bisogna che il valore stesso della democrazia possa essere salvaguardato attraverso principi di metodo corretti e  corrispondenti alla stessa concezione etimologica del suo significato.Quando si guarda al nostro sistema di democrazia, sarebbe opportuno fissare l’attenzione sul momento di passaggio che questo sistema muove in direzione di una governabilità indiretta ossia rappresentativa che, per ovvie ragioni, non potrebbe essere diretta dal popolo.

Un passaggio che, in teoria, dovrebbe vedere nelle elezioni, il vero funzionamento di costruzione di un impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce col non tener conto del loro pensiero. Poco importa dare un consenso a l'uno o all'altro politico se si ha una conoscenza appena generica del programma che si vuole portare avanti per gli anni successivi... Un altro essenziale problema, spesso sottovaluto, è proprio il ruolo che assumono alcuni personaggi inseriti in questo meccanismo di costruzione delle regole che, di per sé, dovrebbe proporsi come un sistema alla base del concetto di “governo del popolo”.

Bisogna forse percepire che, in un percorso di vera democrazia, non si possono ammettere precise personalità che dettano un programma (seppur assai generico) e che, nel contempo,  assumano un particolare potere. 

Questo pensiero vorrebbe specificare l’importanza che, in una vera concezione di democrazia, dovrebbe esservi nella costruzione positiva di quel “governo del popolo” che non potrà mai sposare un contrastante sistema formato da particolari “elites” che dettano le regole del gioco e nel contempo le eseguano.

Il concetto di un premier ideatore ed esecutore del programma non potrebbe mai conciliarsi con la elaborazione di una vera democrazia che si vorrebbe a sovranità popolare. Deve, in realtà essere il cittadino a dover guidare il programma dettandolo verso l’alto, assumendo così un vero ruolo di governabilità suggerito dal pensiero di tanti seppur assimilato e proposto dai Partiti.  La domanda resta quindi la stessa: si può mai, in una concezione pura di democrazia ideata e finalizzata come “governo del popolo” e quindi dei cittadini, raggiungere un utile e conforme risultato progettando, orientando e dirigendo dall’alto un programma riguardante la crescita sociale di un sistema democratico?

Sembrerebbe più logico e meno compromettente poter orientare il programma attraverso una guida dei cittadini che scambiandosi con i Partiti ed i candidati proposti, possano fornire le idee necessarie per poter rendere più coerenza ad una governabilità popolare. Saranno, successivamente, i parlamentari eletti a portare a compimento, attraverso le più logiche normative, l’indirizzo programmatico per la determinazione di un più funzionale percorso elaborativo.  Per logica, quindi, dovranno essere i Partiti a dover indicare le personalità che potranno occupare l’aula parlamentare che, riusciranno a farlo solo condividendo un preciso programma studiato col cittadino, il quale, attraverso il voto potrà determinare un consenso. Infine una reale governabilità potrà essere diretta  da altre forze separatamente promosse dal basso:- Un percorso di governabilità democratica che dovrebbe seguire nel merito le indicazioni del programma voluto dai cittadini e che tenderà a ridiscendere verso la base popolare con metodo e  con meno compromessi.

Salvare la nostra democrazia significa fornirgli un supporto valido sul quale sostenersi con forza. Per fornire tale appoggio bisogna dialogare con la base in una unica direzione, ma con le diverse funzioni: induttive e deduttive. Quando queste due funzioni si intersecano nella fase della costruzione e si fondono nel compito di chi le esercita, nascono inevitabilmente i compromessi che arrestano in modo automatico l’efficacia del fluido percorso democratico.  

Inoltre...come oggi appare con evidenza, ogni fase progettuale che si prospetta ai cittadini entra nel merito solo in modo generico finendo successivamente con l’essere distorta e manipolata a beneficio del Partito politico che la propone.Ad ogni "programma" deve attribuirsi un carattere chiaro ed un fine specifico, ma  l’assunzione congiunta di ambedue le funzioni (legislativa ed esecutiva) da chi assume un ruolo politico, fa sì che possano facilmente distorcersi le primarie caratteristiche progettuali. In quest’ottica i Partiti non dovrebbero approcciarsi ad alcuna funzione amministrativa di governo, ma solo immedesimarsi nella ricerca dei progetti scambiandosi con i cittadini. Potranno, così, contribuire a consolidare la base di una vera democrazia. 

La stampa odierna ha continuato ad esaltare personaggi politici contribuendo, non poco, a mitizzarli ed ha creare false simbologie. La politica ha subìto il fascino di questa pubblicità favorendo ancor più questo tipo di comunicazione. Ciò, in un percorso  che si vorrebbe sano, non potrebbe che portare risultati negativi e poco funzionali legati prevalentemente ad immagini esaltate immotivatamente, riducendo di conseguenza il processo di costruzione dell’attività ed arrecando chiare difficoltà ad un vero percorso democratico.

Una vera democrazia non dovrebbe mai ammettere esaltazioni e mitizzazioni che vedono queste corrispondenze solo negli assolutismi di precisi processi autoritari:- La politica non può ammetterlo, poichè dovrebbe essere considerata una vera missione da parte di chi la esercita. Un risultato di vera democrazia necessita di una condotta estrema ed un estremo equilibrio.

vincenzo Cacopardo

9 set 2012

il pragmatismo, le idee e l'equilibrio




BREVE PREMESSA STORICA

Il pragmatismo nasce come movimento filosofico sviluppatosi negli Stati Uniti d’America verso la fine dell’ottocento e diffusosi, in seguito, anche in Europa. Tutti sappiamo bene che esso comporta un  atteggiamento mentale di chi privilegia la pratica e la concretezza rispetto alla teoria, agli schemi astratti ed ai principi ideali
Questo movimento ha sempre presentato al suo interno molteplici indirizzi alternativi. In generale, tuttavia, esso genera nel pensiero un processo attivo sulla realtà. In questa ottica universale, si identifica il significato  dell’espressione con l’insieme delle conseguenze pratiche che derivano dalla sua ammissione, ma si pone anche come “la teoria di una verità”  tendendo ad identificare la verità con l’utilità pratica.
La genesi del pragmatismo fu profondamente influenzata dalla teoria dell’evoluzione che vedeva l’essere vivente in rapporto dinamico e conflittuale con l’ambiente in cui era immerso. Così, i pragmatisti  lo compresero come uno strumento che facilita l’adattamento dell’uomo nei confronti dell’ambiente.
Questo approfondimento filosofico portò a galla nuove tematiche scientifiche ponendo il pensiero e la realtà come processi tesi a un reciproco adattamento. Si supponeva  dunque, che spirito e materia non fossero  principi contrapposti, ma profondamente affini.
Il movimento pragmatista prende le mosse dalla teoria di Charles Sanders Peirce. Egli sostenne che comprendere un'idea significa comprenderne le possibili conseguenze e le possibili deduzioni. Pertanto un'idea potrà risultare valida se possiamo verificarne l'esito. Ogni ricerca, ogni indagine, ogni processo di pensiero, è finalizzato alla formazione di una sua credenza e di una regola comportamentale valida per le circostanze .
Ma essa deve comunque essere verificabile nel suo  significato concreto, tale cioè da poter essere dichiarata anche inesatta e quindi  modificabile. Ciò significa che non può nascere dal sentimento né dagli ideali, né può essere stabilita in modo metafisico. Essa deve nascere dall'esperienza organizzata con metodo scientifico. In tal modo solo il metodo può prevedere la possibilità di errori e opportunità di correzioni.
Pertanto ogni processo di pensiero razionale ha carattere di correttezza se può auto controllarsi e potrà risultare chiaro se ne scaturiscono chiari gli effetti pratici che può produrre.
In base a questi principi la scienza non riproduce un'immagine di un mondo stabile e ordinato secondo leggi di necessità. Non c'è necessità oggettiva. Tutti i procedimenti scientifici sono «probabilistici»; e l'immagine del mondo costruita scientificamente è solo «probabile». In tal senso l'attività scientifica rimane sempre aperta.
Fu invece, Platone, molto tempo prima, a parlarci delle “ idee” ed a farne  il principio del suo sistema filosofico. Con ciò egli pose le basi di tutta la filosofia occidentale. Per lui le idee erano il  presupposto della conoscenza ed in loro consisteva, pertanto, l'unione istantanea di essere e di pensiero.
Per Platone, le idee sono gli oggetti specifici della conoscenza razionale, ma sono anche criteri di giudizio delle cose e cause delle cose naturali. Platone criticava i Sofisti poiché il loro difetto fondamentale  consisteva nel fatto che si rifiutavano di procedere al di là delle apparenze e perciò ne rimanevano prigionieri.
Ma l’aspetto più interessante secondo la sua dottrina era quello secondo cui la nostra anima, prima di calarsi nel corpo, è sempre vissuta nel mondo delle idee, dove tra una vita e l’altra ha accresciuto la sua conoscenza. Egli  affermava, perciò, che "conoscere è come ricordare" in quanto noi abbiamo conoscenze innate.
Per non di meno, egli, dava alle idee l’ulteriore significato di “valore”. Una caratteristica particolare che nel senso odierno sarebbe simile ad “ideale” o “principio morale”. La dissertazione di Platone sulle idee va oltre e rimane sicuramente molto profonda.
Sembra interessante poter mettere insieme il concetto di Platone: le idee sono gli oggetti specifici della conoscenza razionale, ma anche cause delle cose naturali, con quello di Peirce: un'idea potrà risultare valida se possiamo verificarne l'esito per poter comprendere l’importanza che assieme hanno sullo sviluppo e la determinazione di un buon funzionamento della società.




Le idee muovono lo sviluppo

Queste premesse storiche sono fondamentali per affrontare qualsiasi analisi sull’argomento, in quanto, i due movimenti filosofici, anche se derivanti ambedue dal processo mentale dell’uomo, finiscono col  contraddistinguersi in modo netto al momento della fase di sviluppo e di determinazione di ogni percorso.
Teoricamente, potremmo azzardare che chi opera attraverso la ricerca delle idee, tende più spesso a portare avanti queste con una visione poco concreta poiché, una esame più tangibile, nel processo mentale, potrebbe arrecare  inconsapevole disturbo allo sviluppo dell’idea stessa. A sua volta, chi opera per la ricerca di soluzioni concrete e pragmatiche, difficilmente ripone le basi dello sviluppo della sua opera sulle idee.
Questo, in generale, ciò che risulta dalla logica differenza dei due concetti che, abitualmente, per principio, si differenziano in ogni percorso mentale dell’uomo. In realtà non esiste una vera contrapposizione idee–pragmatismo e qualora la si volesse porre, apparirebbe assai limitativa per qualunque esame costruttivo sull’ argomento. Ambedue i concetti sono utili e positivi nella costruzione di ogni progetto dell’uomo.





I due principi non sono in sé opposti, ma diversi e spesso anche utili l’uno all’altro e nessuno meglio di chi opera per una utile politica sociale dovrebbe tenerne conto: Oggi le idee, in casi specifici, potrebbero rispettare una visione più pragmatica per un buon fine sociale, come ogni indirizzo pratico dovrebbe sostenersi in armonia ed in equilibrio con la forza delle idee, poiché insieme, possono rappresentare un potenziale valore aggiunto.   
   
C’è  chi opera non pensando minimamente ad una realistica visione della vita di tutti i giorni e chi, invece, vive ed opera in determinati campi, lottando con la particolare tangibilità di una esistenza che spesso impone scelte obbligate ma, resta il fatto che, oggi lo spazio alle idee, appare sempre più chiuso dall’inconscia paura di non determinare alcun riscontro positivo rispetto ad un mondo che tende a muoversi prevalentemente in direzione di severi principi razionali eliminando, in via preventiva, qualunque incognita ideativa o presupposto teorico. 
Anche la politica, in questi ultimi anni, ha determinato scelte radicali dettate da posizioni pragmatiche tese alla costruzione di  sistemi ristretti come quelle di un “bipolarismo” inventato per il bisogno di una governabilità più sicura.
Una scelta affrettata  decisa senza un’appropriata ricerca e che, nella realtà, è risultata disastrosa ed anticostruttiva. In questo percorso si sono via via radicalizzate posizioni estreme rendendo la politica, agli occhi di tutti, assai più litigiosa e debole piuttosto che utile. Non si è voluto tener conto che in quel momento si stava imponendo una netta chiusura alla lunghissima fase storica della politica centrista e moderata il cui pensiero aveva segnato il paese per decenni.

Si è, invece, voluto dare un calcio alla cultura del pensiero politico preferendo il pragmatico percorso di una governabilità stabile. Ma la politica non è forse pensiero? -Ma non era forse quello il momento in cui sarebbero dovute servire le idee? -Idee più impegnative ed utili alla ricerca di un nuovo percorso per il positivo riscontro con una nuova Repubblica?
Se è vero quello che ci diceva Platone sulle idee identificandole come  presupposto della conoscenza e come unione istantanea di essere e di pensiero, possiamo davvero supporre che, in momenti come quelli, tutta la politica non ha operato né per  conoscenza, né tantomeno, in favore di un sano pensiero .
-Si può mai pretendere una governabilità stabile a tutti i costi in un sistema di democrazia parlamentare che di per sé, anche costituzionalmente, impone di ricercarla solo attraverso un’azione di costruzione di dialogo con le stesse forze politiche? Si può pretenderlo  prescindendo da una conoscenza storica, da una cultura odal proprio pensiero?

Nel momento storico attuale,  forse anche a causa di una forte recessione mondiale, si sopravvive attraverso l’unica risorsa mentale della tangibilità e della concretezza, non  reagendo con la forza delle iniziative e delle idee e questo penalizza il giusto percorso della crescita di una società.
Recenti eventi storici, come quelli dell’unione dei paesi europei, avrebbero dovuto determinare, attraverso una naturale integrazione ed aggregazione, maggior successo per iniziative ed innovazione. Si sarebbe dovuta riscontrare l’affermazione di un  percorso costruito attraverso un naturale scambio della conoscenza, del dialogo e delle idee. A volte, come qualcuno asserisce, risulta più utile coniugare le diversità, anziché tentare di aggregare certe omogeneità.

Le idee rimangono il disegno della mente e costituiscono un sapere interiore. Esse devono sicuramente rappresentare un modello assoluto di riferimento per la vita. Ma in un mondo come quello odierno, pare nessuno voglia muoversi attraverso queste rilevanti risorse del pensiero che sembrano le uniche capaci di spingere una positiva crescita ed, attraverso le quali, l’uomo potrà riuscire a sottrarsi alla propria sconfitta.
Al contrario oggi, assistiamo ad un diffondersi esagerato di regole che stabiliscono scelte razionali, sia sul piano economico che sul modello di vita sociale in generale, tanto spinte dal raziocinio, che finiscono sempre col soffocare qualunque impulso dettato dai pensieri e dalle idee.
Bisogna dare più spazio alle idee proprio perché con esse si riuscirà a trovare un percorso migliore anche a costo di qualche piccolo rischio. Il successo di ogni iniziativa imprenditoriale, politica o sociale,  dipende da una serie di fattori di varia natura. Il fattore più importante è senza dubbio la validità dell'idea anche se non vanno sottovalutati altri aspetti, a prima vista secondari, che possono diventare veri e propri ostacoli. 
Dare spazio alle idee di ognuno non significa soltanto far crescere le persone, ma  far crescere un intero sistema.
vincenzo Cacopardo

4 set 2012

L’importanza della ricerca nella politica




L’importanza della ricerca per lo studio di qualunque scienza è più che provata, bisogna però intuire che una ricerca non può identificarsi in un puro ambito scientifico industriale, ma anche in quello delle dottrine... trovando sfogo, dapprima, in un contesto più teorico. 

Il pensiero è sicuramente un motore di ricerca essenziale per qualunque studio che vorrà successivamente essere messo in pratica.
Anche la politica necessita di una approfondita ricerca poichè si impone come l’obbligato passaggio per la costruzione di una più moderna società. Mai come oggi sembra esservi questa necessità!...

Se è vero che l’attività politica determina l’efficienza di tutto il tessuto sociale, è anche vero che, ogni suo percorso, appare oggi condizionato da un cattivo funzionamento, ma anche da una negativa immagine che ne compromette lo scopo. 

In questo contesto si muove più agevolmente una comunicazione capziosa, spesso organizzata da coloro che hanno mire di destabilizzazione o di colpire faziosamente il proprio avversario politico.

Per di più l’attività politica viene svolta con fatica misurandosi giornalmente con una evoluzione dei temi economici, finanziari e, persino, culturali che continuano a correre con meno vincoli e condizionamenti. Una società che in questi anni ha visto globalizzazione, privatizzazioni, liberi mercati, new economy ed altro. Potremmo azzardare l’immagine di un vecchio vascello in mezzo al mare che naviga senza rotta, continuamente superato da moderni scafi veloci.  

In un simile quadro, non può che risultare fondamentale operare attraverso la ricerca per l’individuazione di nuove idee che possano portare l’attività politica a svolgere il ruolo che le compete al fine di poter stare al passo e di riuscire a guidare fattivamente una vera democrazia ed un sistema  economico più utile  alla nostra società.


L’esigenza di un’ampia ricerca per l’individuazione di nuovi percorsi per le riforme diviene primaria e, malgrado le forze della politica nazionale, abbiano già cominciato ad intuirlo, i cittadini non riescono a credere ad una positiva svolta guidata o suggerita dai soliti personaggi che seggono in Parlamento e governano. Una più che naturale convinzione supportata dai molti  politici che fino ad oggi si son fatti trasportare da un'illogica corrente di pensiero che potremmo anche definire di “adattamento” per comodità, senza alcuna attività di ricerca, non riuscendo così, ad offrire innovazione e funzionalità alla politica . 

Adattamento o interessi, il risultato odierno è sempre quello che regala un quadro dell’attività politica istituzionale assai scarso in termini di efficienza per le esigenze dei cittadini che, di contro, vorrebbero proporsi come i veri protagonisti di un utile indirizzo politico del Paese. La domanda su chi potrebbe immedesimarsi in studi di ricerca per il funzionamento della politica nasce spontanea: forse i Partiti? Possiamo davvero credere che i Partiti, così strutturati ed in un simile quadro, possano obiettivamente operare ricerche includendo  il pensiero dei cittadini? Sembra ovvio, comunque, che dovrebbero essere proprio i Partiti ad occuparsi di una vera ricerca attraverso dipartimenti o sezioni particolari.

Al di là di chi potrebbe impegnarsi utilmente in un esercizio di ricerca in favore della politica, oggi rimane indispensabile uno studio che possa seguire in modo più dinamico e lungimirante il percorso della politica e della società verso il futuro. Togliere al cittadino la possibilità di partecipare idealmente alla crescita sociale e politica, non significa soltanto tagliarlo fuori dalle scelte, ma non contribuire in modo funzionale allo sviluppo democratico istituzionale del nostro Paese. 

Ogni teoria deve essere presentata seguendo un filo logico sostenuto da argomenti di attualità e relative problematiche sociali alle quali non ci si può permettere dare soluzioni definitive. La base della ricerca deve essere  quella di analizzare e teorizzare attraverso le idee al fine di riscontrare valori  comuni e regole più sicure per trarne un progetto utile. In questa ottica si può offrire una base di dialogo con tutti coloro che credono alle idee per un funzionale ed un innovativo cambiamento.

Bisogna capire che il nostro Paese ha bisogno di crescere e non vi potrà mai essere crescita se ci si adegua ai vecchi meccanismi imposti da un sistema che sembra essersi bloccato. Si deve cambiare per crescere e per crescere occorrono idee ed un nuovo modo di pensare e non certo l’adeguamento ad un vecchio sistema. Non si potrà mai mettere in pratica un vero cambiamento se non si inizia dalla fase teorica, così come non si potrà sostenere alcuna teoria senza l’uso delle idee.


vincenzo Cacopardo

LA NATURA UMANA E LA FORZA DEL PENSIERO

"credere nella forza del proprio pensiero"  

La vita comune di tutti i giorni è rappresentata da una chiara differenza di uomini che determinano un vero cambiamento attraverso una azione personale del pensiero e da altri che passivamente si adeguano a ciò che il complesso meccanismo del sistema determina.
Anche nel mondo della politica vi sono personaggi simili. Alcuni si fanno trasportare da logiche superate, non preoccupandosi di incidere sui percorsi ormai obsoleti della dottrina. Essi intendono la politica solamente come un lavoro a cui adattarsi e non impegnano il pensiero per un vero miglioramento: Fanno riferimento a leggi, ad articoli, a ciò che una istituzione consente o non consente…. Sicuramente pochi sono coloro che incidono e contribuiscono ad una crescita dinamica di vero cambiamento che dovrebbe portare la politica verso il futuro. 

Il sistema somiglia ad un’onda dalla quale molti si fanno trasportare e contro la quale solo pochi sono disponibili a nuotare. “Nuotare contro”, non inteso come atteggiamento stoico di chi crede di poter cambiare il mondo, ma come maturazione culturale che riesca a far prendere coscienza delle nostre vere esigenze e che ci allontani dal cinismo di una società nella quale, poi, pretendiamo di vivere tranquilli.
Bisognerebbe non lasciare che quell’onda ci trascini con violenza verso un futuro privo di valori e che ci tagli definitivamente fuori da quelle essenziali valenze culturali le cui conquiste, nei secoli, sono costate battaglie pagate anche col sangue: Alcuni personaggi del passato hanno rotto il rigido pensiero comune pagando di persona, ma hanno sicuramente arricchito la società con la forza delle proprie idee e con una speranza che rappresenta un vero atto di fede nei confronti dell’umanità. Il rispetto che si deve a costoro è immenso! -Senza la forza delle idee e senza quella disperata volontà non potrebbe mai cambiare nulla!

Non intendendo proporre alcun termine di paragone con il ruolo avuto dagli eroici personaggi sopra citati, potremmo comunque azzardare.. riferendoci alla politica... come essa di logica debba rappresentare una vera e propria missione nei riguardi della società: Un compito che non potrebbe mai essere slegato da pensieri, messaggi culturali e idee, ed in questo senso...qualunque innovazione anche di rottura...purché sensata e guidata con equilibrio...non potrebbe che risultare costruttiva. 
La mentalità odierna, di chi considera la politica solo in termini di competizione agonistica contribuisce a favorire un pensiero sostanzialmente di reazione: Azioni e reazioni violente evidenziate in modo estremo nelle solite campagne elettorali. 
Ciò che nel proprio animo tutti vorrebbero da chi dovrebbe rappresentare gli interessi di una comunità sono: valori, sicurezza, giustizia ed efficienza; questo è quello che si attenderebbe quella enorme massa di giovani che continua a scostarsi...non dalla politica in sè...bensì da ciò che molta politica oggi rappresenta: potere, interessi, compromessi e mercato di valori. 

Si chiede una speranza per il futuro e con grande ostinazione non si vuole accettare il gran bisogno di contatto e comunicazione che molti cittadini hanno con la politica. Il bisogno di farne parte attiva attraverso un dialogo più diretto con chi poi deve operare per risolvere le innumerevoli problematiche. Tutto ciò sembra fare comodo a molti sempre meno preoccupati di ricercare soluzioni giuste e consone all’odierna società.
Si crede, oggi, di poter risolvere il tutto con una maggiore semplificazione dei temi di carattere amministrativo e con l’affermazione di una falsa stabilità imposta dall’alto: Una illusoria “stabilità” che spesso dimentica le fondamentali basi su cui dovrebbe poggiare l’impalcato di tutta la materia e cioè... promuovere senza dialogare.. promettere senza mantenere.. operare senza realmente costruire.. reprimere per non prevenire.. e… via dicendo! Percorsi che... se possono dare l’impressione di poter risolvere nell’immediato un’esigenza... finiscono poi con lo scontrarsi con ulteriori problematiche accavallate e moltiplicate nel tempo che creano un moltiplicarsi di condizionamenti. Una costante pretesa di voler marciare dritti verso una qualsiasi soluzione senza l’adeguata azione di studio propedeutica per la determinazione delle stesse esigenze.
Ancora più difficile appare tutto ciò nell’odierno scenario che tende ad imporre una scelta partitica bipolare quasi soltanto per definire sinteticamente una sicura governabilità: “Si tende ad imporre una governabilità per una illusoria stabilità che, favorendo una semplificazione amministrativa, potrebbe finire col soffocare sempre più i pensieri e precludere ogni strada alle idee.” Se si vuole davvero chiudere alle ideologie, si dovrebbe almeno aprire alle nuove idee!
In termini prettamente “politici”: non si dovrebbe soltanto chiudere la porta ad una “passata politica”, ma ricercare nuovi percorsi per il riscontro di ogni programma politico di innovazione. Se alcuni processi nel passato possono avere avuto una propria ragione di esistere, nell’immediato futuro, potrebbero finire col reprimere quelle idee innovative che di norma dovrebbero guidare l'adeguato percorso della cultura politica di ogni Paese.

Nuovi sistemi in uso in molte Nazioni che mirano all’ambito traguardo di un bipartitismo, senza una azione culturale preventiva, hanno determinato errati processi che continueranno a peggiorare il giusto percorso qualitativo della politica. Bisognerebbe, invece, muoversi con la forza di una nuova” forma mentis”capace di riuscire ad estraniarci dalle logiche dei vecchi sistemi ...Un cambiamento che possa vedere oltre gli obsoleti schemi.. con una dinamica più moderna ed una metodologia che guardi ad un vero funzionamento… Occorre chiudere gli occhi ad un passato pieno di inutile burocrazia condotto ormai nel vuoto di quelle azioni preventive assai più utili per la costruzione e la sicurezza di una società, ma soprattutto, senza l’assolutismo di un sistema che possa spaccare inesorabilmente il pensiero politico in due. 
La divisione netta di due soli pensieri, senza un adeguato percorso, non può portare alcun beneficio alla indispensabile funzione della politica. 
-Chi vuole imporre questi sistemi semplificativi per ricercare una più comoda governabilità, sembra non considerare assolutamente l’importanza di una azione culturale parallela che, se troppo costretta, finirà sempre col reagire violentemente alla evidente limitazione del pensiero. 

Sarebbe più utile dedicarsi al funzionamento del sistema evitando la ricerca di qualunque soluzione immediata poco costruttiva e persino costringente. La politica non potrà mai assumere posizioni nette, assolute e definitive, ma attivarsi di continuo per il riscontro di nuovi percorsi ed il miglioramento della sua azione, prevalentemente attraverso il dialogo e la ricerca verso l'innovazione: -Senza un vero dialogo, con una scelta limitata a due monolitiche posizioni, schiacciando pesantemente ogni possibile pensiero aperto, si costringono ancor più le scelte dello stesso cittadino... Una società che si contraddice quando continua a ricordarci l’importanza dei valori che si vanno perdendo. 
-Sarà mai possibile migliorarsi e coltivare valori se non proteggiamo i principi fondamentali della nostra cultura? 
vincenzo cacopardo