10 giu 2013

Le nuove logiche della politica



(tratto dal libro “la politica ed il cambiamento”)
La società, con le proprie esigenze, ci impone una amministrazione sicura e…non v’è dubbio che qualunque cittadino senta un primario bisogno di sicurezza da parte di tutti gli organi dello Stato. Occorre dunque dare un governo ed un’amministrazione che possano assicurare efficienza e serenità ed il problema, secondo gran parte dei politici.. dovrebbe essere risolto con un governo “stabile e duraturo”.

Ci si domanda..però.. cosa potrebbe impedire di offrire al Paese una governabilità efficiente, facendo un uso migliore delle procedure attraverso logiche più appropriate del funzionamento della politica. 
Se il termine “efficiente” può indicare, in via generica, sicurezza e funzionalità…gli aggettivi “stabile e duraturo” fanno di certo pensare a qualcosa di spaventosamente immutevole nel tempo e perciò non esattamente adeguato ad un necessario sviluppo sociale, economico e culturale.

Cosa vorrebbe dire stabile?....forse immutabile, fermo nel tempo, privo di cambiamento? Per una buona funzione amministrativa è forse più giusto un desiderio duraturo di governabilità ma, un riscontro difficile potrà avere l’aggettivo “stabile” nei confronti di qualunque azione politica che si vorrebbe dinamica e moderna!

“In una vera democrazia, la stabilità si può solo conquistare…non si può imporre o forzare”! 
Sembra che fino ad oggi…la nostra classe politica, per ottenere una stabilità di governo, sia come obbligata a costringere il percorso di una libera politica: Imponendo un diritto se ne reprime un altro che rappresenta la base ed il fondamento della stessa dottrina! In realtà una scelta non dovrebbe nemmeno essere posta, ricercando invece soluzioni equilibrate per un punto d’incontro che possa meglio soddisfare ambedue le esigenze.
Ancora peggio appare la prospettiva di proporre sistemi bipolari attraverso l’uso di maggioritari per il desiderio di un riscontro con un futuro bipartitismo che possa ancora meglio assicurare una governabilità.

Ma cosa potrebbe esservi oltre un bipartitismo?...Se si cerca di circoscrivere o di ridurre al minimo le voci della politica, si potrebbe rischiare di costruire un sistema sempre più essenziale”, quindi “ristretto” ed infine “oligarchico”.

Tutto ciò potrà anche essere mascherato dietro l’immagine di una “nuova democrazia”…ma sarà destinato a venir fuori non appena l’effetto di frustrazione, subìto dalla stessa azione politico-culturale e dei valori, non potrà più essere contenuto.


La necessità di dare un governo alla Nazione è comunque un’esigenza prioritaria per una serie di ragioni legate proprio alla sicurezza, all’economia, alla politica estera..ed altro; da qui il bisogno…o meglio l’urgenza per la rapida ricerca di un esecutivo attraverso la strada della stabilità che, pur apparendo positiva..potrebbe impedire nel tempo qualsiasi azione politica di base di un sistema che si desidera democratico.


La mancata promessa di un bipolarismo risolutore dei problemi inerenti una governabilità è una prova di come..attraverso un maggioritario, si sia volutamente illuso il cittadino. Viene da domandarsi se…col precedente sistema proporzionale..opportunamente modificato, non si sarebbe avuta una maggiore possibilità di governare e, se vi è proprio bisogno di certe procedure dettate da un desiderio di cambiare tutto per poi non cambiare nulla.

Nel passato si è detto che il cittadino si sia allontanato dalla politica perché i vecchi sistemi non avrebbero potuto offrire sicurezza ad una politica costruttiva ma…ancora oggi.. sembra che la vera causa di tutto ciò sia stata quella di aver svuotato la stessa attività politica della sua fondamentale funzione.

Politica nazionale e di governo
Nella prima parte ho rappresentato la mia profonda perplessità sul riscontro di una governabilità stabile e duratura..quando questa..dovesse essere generata da un’unica ragione del governare, senza essere costruita su una solida base di dialogo e da un’essenziale azione induttiva. 
Questa governabilità assume di conseguenza un illogico scopo che si riflette contrariamente sulla stessa efficacia e sulla sicurezza; con i sistemi odierni ogni politica governativa viene penalizzata nel suo percorso poiché tende a non preservare un vero ruolo utile…costruendo continui compromessi.


In una visione più moderna della politica, ogni governabilità dovrebbe rispondere ad uno scambio dialettico con la società.. indotto dalla forza dei Partiti (debitamente rinnovati).

La governabilità..dunque.. dovrebbe seguire una sua strada separata dalla politica di base in termini di “ruolo”…ma dovrebbe esprimere una sintesi deduttiva suggerita e guidata nel merito dall’azione dinamica di una più libera politica ( come già detto: una politica di ricerca e di idee) che giunge in Parlamento nel percorso di una campagna elettorale in cui si definiscono i programmi e …dove, il compito della definizione delle normative deve guardare più al metodo.


La separazione dei “ruoli”…dal sottoscritto ormai espressa diverse volte…non può che porre maggiore argine ai possibili compromessi ed ai molteplici conflitti d’interesse evidenziati già da tempo.

Pensiamo.. ad esempio.. ad un uomo di potere come Berlusconi che..con tutte le società che possiede, pone un annoso problema di incompatibilità con in suo stesso ruolo politico. Con una riforma che mira alla netta separazione dei ruoli, una figura come la sua, sarebbe costretta a scegliere e ad optare (ove ne possedesse i requisiti) per un ruolo amministrativo e di Governo…non avendo, di fatto, più voce in capitolo su ogni legiferazione o scelta politica sulle normative..etc.. Se, al contrario…attraverso un suo Partito.. scegliesse di accedere ad una sua candidatura parlamentare, non avrebbe di conseguenza alcuna possibilità di esprimersi in ruolo di Governo.


Si può perfettamente capire quali difficoltà potrebbero esservi in un simile cambiamento senza il necessario scambio che coinvolge tutte le forze della politica..e resta anche difficile mettere mano ad una riforma senza una precisa analisi di studio approfondito sulla questione…seppure sia convinto che.. una ricerca sulla separazione dei ruoli.. appare oggi la via necessaria per meglio incidere sui continui compromessi e per esprimere una governabilità più sicura e funzionale. 

Le politiche territoriali
Il principio fondamentale dettato dall’esigenza di dividere meglio il ruolo amministrativo da quello della politica di ricerca e parlamentare, ha molta importanza per una Nazione nel suo insieme. Il Paese necessita di un indirizzo chiaro richiesto dai cittadini che vi vivono e vi lavorano e dove gli stessi esprimono una volontà attraverso un voto favorevole in direzione di una politica nazionale comune. La visione futura dovrebbe essere quella di una politica nazionale intesa come servizio che impegni il Paese in un unico Stato. la centralità dello Stato deve essere anteposta ad ogni altro principio che regola le leggi ed i rapporti con i territori locali. In riferimento alle elezioni amministrative, si deve però tener conto delle necessità di un percorso che segua i principi di una cultura locale e quindi a protezione dei valori territoriali delle singole Regioni.

Già da tempo si sta provvedendo ad uno studio di federalismo fiscale senza tenere in considerazione un lavoro parallelo che potrebbe risultare essenziale. Sarà difficile un riscontro positivo con una fiscalità regionale senza un armonico studio di indirizzo politico culturale ed amministrativo 


L’approfondimento dello studio della mia ricerca, in riferimento alle elezioni amministrative, vorrebbe tenere in considerazione il momento storico in cui si guarda con sempre maggior interesse ad un federalismo diretto verso le Regioni, ma con un occhio particolare ad una indipendenza amministrativa più logistico strutturale che politica in se.  Secondo questa valutazione, le regioni, hanno ancora necessità di una politica di base territoriale, poiché si impone per un bisogno legato alla loro storia ed una più diretta protezione delle attività culturali allacciate alla tradizione.


A differenza che in campo nazionale,  per le elezioni regionali, si impone un modello diverso. Sarebbe più utile favorire  maggiore forza alle amministrazioni comunali,  controllati dalla Camera amministrativa. Di contro non dovrebbero avere alcuna espressione politico parlamentare di supporto, per altro onerosa: I Consigli comunali e provinciali potrebbero essere eliminati poiché i cittadini tendono ad esprimere un voto più per un programma di funzionamento strutturale e di evoluzione della propria città, che di vero stampo politico.


Tuttavia una indispensabile politica di controllo territoriale e di indirizzo potrebbe essere condotta da un Consiglio regionale attraverso elezioni politiche espresse per collegi provinciali. (Uno studio per un federalismo politico istituzionale tenuto dai Consigli regionali ed un federalismo amministrativo condotto dai Comuni con elezioni differenziate). Ambedue le politiche saranno collegate alle rispettive Aule nazionali.



A differenza che nel passato, in cui i Comuni tendevano a chiudersi in se stessi e non guardavano ad uno sviluppo in relazione agli altri Comuni del territorio ed in cui esigeva una particolare politica cittadina, le necessità odierne di una città guardano verso il futuro tendendo a muoversi solo in direzione di un programma amministrativo per la creazione di strutture adatte ed infrastrutture necessarie per offrire buoni servizi ai cittadini.






 vincenzo Cacopardo
Post correlato : studio teorico di ricerca per il funzionamento della politica

Oggi la Sinistra…domani la Destra…(la danza continua)..




La danza continua...ed il Paese non cresce!...
Sembra che ormai la sinistra abbia conquistato un chiaro consenso in ogni comune in cui si è votato.  Oggi le amministrazioni comunali tornano in mano alla sinistra ed un domani.. in modo scontato.. potranno tornare alla destra…e via dicendo… poiché questo è il naturale percorso di un’alternanza: Naturale, ma..poco funzionale.
Per una utile politica di scopo.. ed a maggior ragione.. per ciò che riguarda la guida amministrativa dei comuni…questa logica dell’alternanza, sembra antiquata e poco pratica. La politica poi..non può più permettersi di giocare con le disperate posizioni che ribaltano da un giorno all’altro progetti e normative in un gioco al massacro del Paese. Così..dopo anni di costruzione di un percorso (giusto o sbagliato che sia) si riapre un nuovo percorso che in modo sbrigativo taglia il precedente.
La dialettica politica deve avere lo scopo di far funzionare attraverso la partecipazione di chi sostiene le idee e di chi è veramente capace di metterle in atto. (in una  collaborazione di rispetto reciproco e non in una disperata distruttiva contrapposizione)
Se per i comuni, appare persino superfluo il peso ed il costo di un consiglio comunale, poiché ciò che si pone in gioco sono i servizi per la città ed un’amministrazione attenta e sicura, per quello che attiene la politica nazionale, ogni logica di opposizione, può solo rendere meno funzionalità al percorso:- Se un confronto deve essere necessario non è detto che possa sostenersi con le poco adatte posizioni contrapposte, ma con una più utile e funzionale differenza dei ruoli.
Fa presto Renzi a sostenere che non assumerà alcun ruolo in prima persona nella politica nazionale..senza che prima si facciano le riforme. Ma il problema che il sindaco di Firenze finge di non vedere.. è proprio quello di come poter realizzare tali riforme, ponendosi così in una comoda posizione di inerzia e di attesa: 
- Per quale ragione, viste le sue declamate capacità, la sua risolutezza nel dialogare..il suo modo di sentenziare, non si propone di lavorare per ricercarle e promuoverle direttamente?
vincenzo Cacopardo

Una cultura politica ormai radicata




Sarebbe abbastanza naturale oggi chiedersi quali vere e funzionali riforme potrà mai mettere in atto una politica che sostiene un governo ponendo insieme due forze politiche contraddistinte da una visione di opposti ideali. Secondo molti, il percorso delle riforme costituzionali che si sta seguendo oggi, è un cammino irto di ostacoli. La nomina dei 35 saggi servirà per formulare il disegno di legge di modifica dell’assetto istituzionale del Paese.
Il governo Letta sembra dunque incamminarsi verso il difficoltoso sentiero della  modernizzazione della macchina dello Stato. Nel rifiutare il presidenzialismo i Partiti sembrano essersi divisi, ma qualcuno afferma che in realtà sono più uniti che mai.
Sembra chiaro che.. in proposito al presidenzialismo.. vi siano resistenze da ambo i lati e ciò potrebbe essere supportato da una ragione culturale che, contrariamente, spingerebbe il nostro Paese e la nostra società verso una netta metamorfosi del pensiero politico:-Tutto ciò che appartiene all’organizzazione delle Istituzioni subirebbe un vero stravolgimento, poiché la nostra politica è sempre stata legata ad un meccanismo moderato che porta ad una logica di dibattimento e di dialogo contrattuale.
Nasce perciò ancora fissa una domanda: potremo ancora trovare un utile scopo da una politica dell’alternanza? In tutti questi anni abbiamo toccato di mano le conseguenze catastrofiche di un bipolarismo che ha preteso di convivere con alcune norme costituzionali non perfettamente in linea con la filosofia politica che si vorrebbe bipolare.
vincenzo Cacopardo

8 giu 2013

Papa Bergoglio... ancora un messaggio utile e sapiente..



Nel dialogo del Santo Padre Francesco  con le scuole gestite dai Gesuiti, egli continua a stupirci sull’approfondimento di un tema scottante come quello della politica:

“La politica è utile a noi stessi e coinvolgersi è quasi un obbligo..dobbiamo occuparcene. La politica è utile..perchè è una delle forme più alte della carità. Non possiamo lavarci le mani e giocare da Pilato non interessandoci a ciò che ormai rappresenta un bene comune”.

Queste..in breve.. le parole ad una domanda posta da un insegnante di religione che si interroga sul proprio impegno politico nella società.

Un Papa saggio..dunque..oltre che umile..il quale aggiunge: “Lavorare per il bene comune, è un dovere di un cristiano! E tante volte la strada per lavorare è la politica” anche se si è sporcata”

Ma Papa Francesco si domanda il perché si sia fin troppo sporcata e per quale ragione non ci si coinvolge in politica con lo spirito evangelico, anziché continuare a far sembrare colpevoli sempre gli altri.


Le parole del Pontefice nella risposta sembrano un esortazione ed invitano a pensare a quanta importanza egli pone nella politica, intesa naturalmente come dialogo costruttivo oltre che caritatevole ed umano.. in cui tutti dovrebbero essere coinvolti. Non v’è dubbio che.. questo ulteriore appunto, rappresenta un utile sollecitazione verso chi tende ad estraniarsi per comodità o per propri interessi da quella politica vera…quella politica che dovrebbe contribuire a far vivere meglio ogni società civile.
Come non si può dare forza a questo tema quando, la stessa politica...irrompe sulla realtà di tutti giorni modificando la nostra maniera di agire, indirizzando e determinando persino il modo di pensare ed una propria cultura.  Il pensiero del singolo è essenziale ma, se si rimane spettatori senza alimentare...attraverso il dialogo e dei gesti, una propria opinione, il sistema finirà sempre col coinvolgerci passivamente, trasportandoci in un percorso nel quale, poi, si avrà poco da lamentarsi.

Ancora un messaggio carico di intuito e sapienza promosso da chi non manca mai di stupirci esprimendo altruismo, amore e rispetto per la collettività.!  
vincenzo Cacopardo