4 feb 2019

UN COMMENTO ALL'ARTICOLO DI SEVERGNINI SUL 7 DEL CORRIRE DELLA SERA


LA CANDELA DI SEVERGNINI


di vincenzo cacopardo

Vero che “Se la classe media si scioglie, la candela sociale si spegne” ma è senz'altro sicuro che “Senza un riequilibrio delle disuguaglianze, la candela sociale non potrà mai restare accesa”



 

In un articolo del 7 del Corriere della Sera il giornalista Severgnini avanza una analisi sullo stato attuale del nostro Paese in cui una certa inflazione clandestina.. da lui stesso meglio definita come “un’inflazione invisibile” è riuscita a minare il potere d’acquisto riducendo la forza di una indispensabile classe sociale. Severgnini scrive di una colpa da attribuirsi ad “un’astuta scuola politica” sollevando le responsabilità dovute all'entrata dell'euro. Il giornalista pur riconoscendo “una conversione dei prezzi che, in qualche caso, è apparsa scandalosa” da parte di chi lo ha permesso, si prodiga nel rimarcare e mettere in evidenza come gli altri Paesi dell'Europa a differenza del nostro.. hanno reagito in modo più controllato: Fa riferimento alla Francia, alla Spagna ed alla Germania..paesi in cui si è reagito meglio e che oggi non si trovano nelle stesse difficoltà economiche.

Poi un fondamentale riferimento all'avvento dei cellulari degli smartphone e l'inflazione dei social che hanno.. in qualche modo... aumentato ogni tentazione di spesa, per finire con la rete che ha ampliato di più le lamentele. Severgnini spiega così come è' cresciuta la frustrazione sociale.. poi sfociata una certa rabbia politica. 

In questa sua analisi esprime la particolare delicatezza del momento storico in cui il paese Italia, non reagendo nel dovuto modo ed in mancanza di una maggiore attenzione per la classe media.. tenderà a sciogliersi come una candela....(Rimane di non chiara spiegazione il riferimento al governo gialloverde che abbiamo solo noi) inserito nel contesto del suo articolo..Quasi a voler indicare che certe responsabilità odierne appartengano a loro.

La sua analisi sul ceto medio è da prendere in grande considerazione. Tuttavia si sottrae dalla visione d'insieme di un Paese come il nostro dove non potrà mai risolversi il problema del ceto medio senza prima equilibrare gli scompensi con certe aree territoriali tra il Nord ed il Sud e l'annoso problema delle disuguaglianze.

E' di tutta evidenza come i governi precedenti abbiano contribuito ad aumentare le disuguaglianze, come è sicuro che abbiano ancor di più aumentato il divario con il Mezzogiorno del paese. La responsabilità dell'oggi rimane colpa delle scelte di ieri. Per riequilibrare occorre molto tempo e grande capacità politica.

In questo quadro è quasi impossibile far crescere un ceto Medio.

vincenzo cacopardo




Se la classe media si scioglie, la candela sociale si spegne

VENERDÌ 25 GENNAIO 2019
LA CLASSE MEDIA ITALIANA non è sparita.
La classe media esiste ancora, ma si sta liquefacendo: lentamente, senza lasciare tracce. Una borghesia stearica, come certe candele. Cos’è successo? Questo: il clima economico è cambiato, il costo della vita è aumentato, i salari sono rimasti gli stessi. Chi ha un reddito fisso è impotente: ha visto crescere i prezzi, dopo l’entrata dell’euro, e non ha potuto reagire. Stealth inflation, la chiamano: un’inflazione invisibile che ha minato il potere d’acquisto. Ma la colpa non è dell’euro, come vuole un’astuta scuola politica. La colpa è di chi non ha saputo far crescere l’economia (tutti i Paesi della zona euro sono andati meglio di noi); e ha permesso, nei primi anni Duemila, una conversione dei prezzi che, in qualche caso, è apparsa scandalosa (quello che costava diecimila lire presto è venuto a costare dieci euro). È accaduto anche in Francia, in Spagna o in Germania, ma in misura molto minore. SUBITO DOPO è esploso internet (3G, smartphone, social). Uno strumento per pochi è diventato un’abitudine di massa. La Rete ha aumentato, da un lato, le occasioni e le tentazioni di spesa (online e offline); dall’altro, ha fornito gli strumenti per informarsi e – cosa fondamentale – per lamentarsi. La delusione economica è diventata frustrazione sociale, poi rabbia politica. È accaduto in diversi Paesi, certo, e alcuni hanno reagito in maniera scomposta; ma il governo gialloverde ce l’abbiamo solo noi. Un insegnante, un impiegato e un infermiere italiano non possono più permettersi la vita di prima. Ma non tutti hanno rinunciato a condurla; molti hanno semplicemente smesso di risparmiare e hanno rimandato gli acquisti di beni durevoli, dall’automobile alla casa d’abitazione.   E I RISTORANTI AFFOLLATI, come si spiegano? Silvio Berlusconi, anni fa, avrebbe risposto: sono la prova che il Paese è in salute! Non è così. Sono la dimostrazione che diversi italiani continuano a guadagnare bene; e gli altri spendono tutto quello che prendono. Con 1.500 euro in bustapaga si può vivere, certo; ma è difficile costruirsi un futuro. Leggete da pagina 16 a pagina 23 l’inchiesta di Micol Sarfatti, che ha passato diversi giorni confrontando numeri e ascoltando testimonianze. Un insegnante di scuola media, in Italia, porta a casa 1.300 euro al mese; in Germania, più del doppio (circa 3.000 euro al mese). Un medico? Stipendio d’ingresso a Milano, 1.500 euro; a Monaco di Baviera, 2.500 euro. E il costo della vita non è così diverso. RIPETIAMOLO: si tratta un fenomeno europeo, anzi occidentale; infatti le conseguenze politiche si vedono nella UE come negli USA. Ma in Italia la situazione appare particolarmente delicata. Non solo perché gli stipendi sono più bassi; non solo perché i governi mettono le risorse altrove, e non possono aumentarli; non solo perché rischiamo la recessione. La situazione è delicata anche perché le aspettative sono più alte. Siamo una nazione socievole, abituata a condividere molte cose (dal calcio alle spiagge, dalle piazze ai bar, dai treni a Sanremo). Perché il nostro modello di convivenza resista, la tenuta della classe di mezzo è fondamentale. Se si scioglie, la candela sociale si spegne. E allora, davvero, buonanotte.     (da 7-Corriere della Sera)

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