4 lug 2012

I Partiti... e l'essenziale rinnovamento



storia e funzione
I Partiti politici hanno un ruolo decisamente importante per la ricerca costante di nuovi percorsi della politica.
La Costituzione Italiana riconosce il loro ruolo  quando scrive, all’art. 49, che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale». Da qui discendono quasi automaticamente alcuni principi:
-La formazione dei partiti è libera qualunque ne sia l’ideologia (l’unico limite è la riorganizzazione del partito fascista). 
-La repubblica si fonda sul pluralismo dei partiti( cioè non si può mai ammettere un unico e solo partito). 
-Ai partiti è riconosciuta la funzione di determinare la politica nazionale. 
-I partiti devono rispettare il metodo democratico, quindi, ogni minoranza deve rispettare le decisioni di una maggioranza (pur restando nella piena libertà di agire per diventare a sua volta maggioranza).
Il metodo democratico offre la possibilità dell’alternanza pacifica al potere tra maggioranza e minoranza. Dal punto di vista giuridico i partiti politici in Italia sono organizzazioni private che si configurano come associazioni non riconosciute e godono quindi dell’ampia libertà d’azione che è prevista dal codice civile per queste associazioni.
La necessità di accordi continui fra partiti ha portato alla cosiddetta partitocrazia, e cioè all'occupazione di tutti i gangli dell'amministrazione pubblica, con l'inevitabile conseguenza di corruzione, nepotismo, inefficienza, etc. L’insieme  delle ideologie e la fine della guerra fredda, ha portato ad una generale perdita di credibilità e autorevolezza dei partiti, culminata nel crollo successivo all'inchiesta di Mani Pulite del 1992.
Dopo la disgregazione di PCI e DC e la scomparsa del PSI e dei partiti laici le nuove forze politiche emergenti  come Forza Italia, creata nel 1993 dall'imprenditore Silvio Berlusconi, e partiti di protesta come la Lega Nord di Umberto Bossi, hanno portato al deterioramento dei partiti di massa e spinto verso la costruzione di un certo populismo. A più di dieci anni di distanza dall'apparente crollo della prima Repubblica, i partiti italiani con molta difficoltà si sono spinti verso un sistema bipolare.
Molti ritengono che il gran numero di partiti della Prima Repubblica fosse dovuto al sistema completamente proporzionale, e per questo si è chiesto di sostituirlo con un maggioritario secco. Tuttavia i è stato subito chiaro che in un sistema come quello italiano, caratterizzato da numerosi partiti a forte base regionale e privo di forze politiche paragonabili ai grandi partiti europei, il maggioritario invece che diminuire avrebbe moltiplicato il numero di partiti: il maggioritario secco spinge alla formazione di coalizioni, nelle quali i partiti piccoli hanno buon gioco nel chiedere un certo numero di seggi sicuri in cambio del proprio appoggio, oggi spesso determinante.
Anche l'ultima riforma elettorale del 2006, che restaura un proporzionale, ma che all'atto pratico è un maggioritario a collegio unico ed elimina le preferenze, conferisce un grande potere alla classe dirigente dei partiti che spesso rende impossibile una penetrazione di essi da parte della società civile.
La classe dirigente di questi contenitori di consensi potrà dimostrare l’importanza e le  ragioni di una esistenza solo se andrà incontro ad una vera riforma organizzativa, partendo dalla rappresentanza dei propri componenti e dalle relative capacità qualitative degli stessi.


La forza dei Partiti

    “Capacità e qualità dei componenti”


La forza  dei Partiti è rappresentata dai propri componenti. La capacità di costoro (spesso anche eletti al parlamento ed inseriti in un governo) dovrebbe basarsi sulle proprie qualità di ricerca delle idee e non sui vantaggi ricavati da rapporti con chi gestisce il potere. Un motivo più che valido per far sì che, tali componenti, non debbano avere rapporti di reciprocità con un certo potere amministrativoDovrebbero infatti occuparsi dei Partiti solo coloro che appartengono a quel lavoro di ricerca e di analisi dottrinale legato all’attività parlamentare in dialogo con la società civile. Lavoro che possa istruire in continuità nuove idee e procedure per una più moderna politica. Essi dovrebbero essere il comune filtro di collegamento con il Parlamento per un programma voluto dai cittadini, poiché naturali sponsor dei candidati e, soprattutto delle idee che propongono.

Un Partito deve essere una vera e propria officina di studio in continua ricerca che non dovrebbe mai ammettere alcuna formula assoluta in proposito. Per  natura dovrebbe affrontare un lavoro in equipe offrendo le giuste idee di confronto per ottenere un’unica vera forza di pensiero, svolgendo così, lo specifico lavoro di approfondimento. I componenti devono lavorare come un unico motore di ricerca per un sistema qualitativo ed innovativo della vita sociale, restando quanto più equiparati tra loro e senza sostenere alcun ruolo amministrativo.

La sfida interna di ogni Partito deve, dunque, basarsi sulla qualità e sull’apporto delle idee di tutti e fra tutti i membri. Ecco la ragione per la quale si dovrebbe valutare la personalità e le capacità di ogni singolo componente in base alle caratteristiche ideative od in riferimento alle particolari esigenze di un programma, evitando di esaltarle al di fuori di ogni specifico lavoro di ricerca e valorizzando, conseguentemente, un chiaro e funzionale lavoro di gruppo.

Nella realtà attuale vi è sempre un leader di partito che condiziona o viene condizionato da legami che vanno dall’interesse per l’immagine, alla esaltazione dialettica e comunicativa o, addirittura, da legami e rapporti di amicizia costruiti nel tempo che spesso nulla hanno a che fare con una valida qualità operativa. Ciò potrebbe essere da ostacolo per coloro che in realtà dovrebbero dimostrare di portare avanti soprattutto idee ed iniziative.

Lo studio della ricerca di un funzionamento della politica dovrebbe essere la base più importante sulla quale deve impegnarsi ogni Partito. Un importante settore  dovrebbe occuparsi seriamente di ricercare ed individuare sistemi più consoni alla nostra realtà, evitando così, di prendere solo esempio da modelli esterofili, spesso non utili alla nostra politica.

Oggi, si esaltano immagini e si sublimano qualità contribuendo a creare modelli assoluti e non pensieri innovativi, sfornando spesso leaders che, a loro volta si prefiggono un’esclusiva presa di potere in seno all’esecutivo. Ma l’interesse e l’esaltazione di un leader in seno al Partito, per logica, frena il delicato ed impegnativo lavoro che si dovrebbe affrontare: Ogni Partito non possiede alcuna verità assoluta, ma deve camminare con metodo e riflessione verso una continua ricerca…quindi anche un ruolo di “leader” al suo interno potrebbe apparire da ostacolo al funzionamento stesso di ogni attività partitica. 

 CRISI DELLA RAPPRESENTANZA


Nella fase odierna si pone una seria questione di rappresentanza politica. Il cittadino appare poco convinto da chiunque lo rappresenti in Parlamento. L’argomento odierno di principale importanza appare proprio quello della rappresentanza del ruolo dei Partiti che, oggettivamente, non potranno mai essere eliminati per l’importanza del ruolo che assumono, ma che devono sicuramente porsi delle regole più precise sia per la loro specifica funzione che per il loro sostentamento. Un ruolo sicuramente fondamentale visto nell’ottica della loro vera funzione che dovrebbe essere quella di ricercare, più che di ostentare verità, che dovrebbe assumere posizioni di rispetto ed umiltà nei confronti dei cittadini ai quali si deve prestare un utile servizio. 

Appare, quindi, seria una presa di posizione dei Partiti che, dovendo partecipare alla elezione dei rappresentanti deputati a formulare leggi e normative a beneficio degli stessi cittadini, devono poter espletare il loro compito con una precisa posizione in riferimento ad un programma studiato e sostenuto in favore ed a beneficio del Paese. In questo quadro sembra opportuno un lavoro continuo dei Partiti verso dibattiti e conferenze, potendo dare a chiunque la possibilità di informarsi ed esprimersi su precise questioni di ordine politico. 

I Partiti devono poter operare, in contatto con i cittadini, principalmente per la formulazione di quel "programma" che dovrà essere, in seguito, messo in votazione nel Paese. Non devono chiudersi in un loro stretto circuito... non devono apparire distaccati o sopraelevati rispetto alla società. I loro rappresentanti non potranno mai fare parte integrante di una casta, poichè il loro compito dovrebbe essere quello di assecondare i cittadini e la popolazione nello svolgimento del loro lavoro con piena convinzione e vera deontologia politica.

Ed ecco, perciò, l’esigenza di un “ programma”, l’importanza di uno studio portato dal Partito e spinto, dopo una attenta ricerca, attraverso un dialogo con chi partecipa alla vita sociale, e culturale del Paese: il cittadino. Questa è la vera ragione per la quale essi devono essere finanziati dallo Stato in modo equo e non per la loro ampiezza di consensi. In uno Stato che prevede categorie svantaggiate ed altre agiate, se si desidera sostenere una vera democrazia, si deve partire da una base equa soprattutto per il sostegno ai progetti che riguardano l'organizzazione politica della società. Pensare a finanziamenti privati significherebbe ostacolare il percorso di una vera democrazia a beneficio dei potenti e delle lobby. Questo argomento è in sé importantissimo poiché nel momento storico attuale se ne discute senza legare ciò alle specifiche funzioni legislative ed esecutive: Chi deve amministrare dovrebbe farlo per meriti pratici relativi alla propria capacità nel settore, chi studia programmi e dialoga con i cittadini deve invece farlo ideando, ascoltando ed organizzando dibattiti

Si può, quindi, percepire il rilievo che pone la divisione di questi due ruoli nel momento di una elezione e cioè, quanta poca importanza finanziaria dovrebbe avere una campagna per l’elezione di un amministratore, che di per sé potrebbe essere meritevole per proprie capacità inerenti la professionalità,  e quanto maggiore può essere sostenere i costi di una campagna elettorale per la ricerca e la costruzione di un programma in contatto con i cittadini.    Se un Partito si ingrandisce e si espande nel territorio, poiché le idee che esprime attraggono il consenso, si potranno..forse..prevedere finanziamenti privati attraverso formule e normative da definire. E’ però, logico, in base a questa ricerca, che si debbano prevedere studi separati per una divisione più appropriata ed idonea relativa ad una diversa campagna elettorale.

I Partiti devono spingere, assecondare, devono, ricercare, interpretare, mediare, ideare…insomma, svolgere quell’azione induttiva per la determinazione di ogni programma: Sono il vero motore di ricerca, ma tutto ciò potrà avere una validità, solo se attraverso un contatto diretto con i cittadini. Questo potrà essere il loro vero ruolo utile e non  quello di rappresentare, privi di programmi, un posizionamento politico spesso solo per naturale convenienza. Non devono porsi al cospetto dei cittadini con un’immagine che distoglie dalle idee e che condiziona attraverso una deviante comunicazione.

Ecco la ragione per la quale essi dovrebbero essere riorganizzati e riformati attraverso normative più chiare e definite. L’identificazione in un programma impegna ogni suo rappresentante politico ad una precisa responsabilità e fa sì che esso, non potendo entrare nell'amministrativo, potrebbe più consapevolmente immedesimarsi in un ruolo di ricerca.
vincenzo Cacopardo