31 dic 2012

Un nuovo anno... per una nuova politica?




Si chiude un anno che ha visto lo sgretolamento di una seconda repubblica e l’evidente crollo di un bipolarismo costruito senza regole e dettato da un’unica impellenza di dover governare.

Nell’augurare a tutto il mondo della politica un migliore anno, anche nella prospettiva di un rivoluzionario cambiamento imposto dal bisogno di regole e riforme nuove, mi permetto, pur consapevole del ruolo di teorico che mi appartiene, di muovere delle osservazioni costruttive a chi oggi pensa che la politica sia una comune disciplina alla quale ci si debba adattare: Un condensato di  tutto ciò che il mio blog, attraverso la ricerca, lo studio e le analisi, si propone di evidenziare.

Osservazioni che riguardano principalmente il riscontro di una efficace governabilità, motivo e fine più importante visto lo scopo e la funzione della politica.

-Qualunque sarà il risultato delle urne per le prossime politiche, pur in considerazione di premi di maggioranza, sarà sempre difficile reggere una governabilità stabile se non attraverso ricatti o scambi di favori. Il mondo della politica deve sforzarsi di intuire che sarebbe più utile dedicarsi al funzionamento del sistema evitando la ricerca di un bipolarismo anticostruttivo.

E’ ormai dimostrato che la divisione netta di due soli pensieri, senza un adeguato percorso, non può portare alcun beneficio alla indispensabile funzione della politica. Chi continua ad imporre questi sistemi semplificativi per ricercare una più comoda governabilità, sembra non considerare assolutamente l’importanza di una azione culturale parallela che, se troppo costretta, finisce sempre col reagire violentemente all’evidente limitazione del pensiero..  La politica non potrà mai assumere posizioni nette, assolute e  definitive, ma deve attivarsi di continuo per la ricerca di nuovi percorsi per il miglioramento della sua azione, attraverso il dialogo profondo e di metodo.

La mentalità odierna, di chi considera la politica solo in termini di competizione agonistica, contribuisce a favorire un pensiero sostanzialmente di reazione. Azioni e reazioni violente evidenziate in modo estremo nelle solite campagne elettorali


Una giusta governabilità deve sicuramente seguire  un principio di qualità poiché, non si tratta solo di diminuire o di aumentare i ministeri o le poltrone di comando di un esecutivo ma, di determinare un percorso costruttivo attraverso una richiesta che partendo dalla domanda deve finire col trovare un logico fine di utilità.

Bisognerebbe, anche se non risulta facile, trovare un modello innovativo che possa garantire libere scelte democratiche e contemporaneamente un’appagante stabilità governativa, ma è anche vero che oggi non si fa nessuno sforzo per trovare una soluzione ottimale in questa direzione proprio perché si è bloccati da una visione non adeguata ai tempi. Una visione, prevalentemente esterofila, che ne frena in modo anche pretestuoso l’innovazione.

Se la politica deve avere la funzione di “regolare i rapporti tra i cittadini e governare lo Stato”, proprio per questo, il principio specificato in quel verbo “regolare” che ne dovrebbe indicare la strada, non potrà che risultare propedeutico ed utile ad ogni azione del “governare”. In un simile quadro, non può che risultare fondamentale operare attraverso la ricerca per l’individuazione di nuove idee che possano portare l’attività politica a svolgere il ruolo che le compete al fine di poter stare al passo e di riuscire a guidare fattivamente la vera democrazia ed il sistema  economico  della nostra società.

L’esigenza di un’ampia ricerca per l’individuazione di nuovi percorsi per le riforme diviene assoluta e primaria e, malgrado le forze della politica nazionale, abbiano già cominciato ad intuirlo, i cittadini non riescono a credere ad una positiva svolta guidata o suggerita dai soliti personaggi che seggono in Parlamento e governano: -Una più che naturale convinzione supportata dai molti  politici che fino ad oggi si son fatti trasportare da una illogica corrente di pensiero che potremmo anche definire di “adattamento” per comodità, senza alcuna attività di ricerca, non riuscendo così, ad offrire innovazione e funzionalità alla politica .  

Una ricerca per un cambiamento che non può più essere posta sotto forma di una ideologica battaglia, poiché non si tratta solo di determinare una maggioranza, ma di lavorare insieme per diminuire quel macroscopico divario tra cultura e non cultura, tra grandi ricchezze e spaventose povertà, tra conoscenza ed ignoranza, tra sicurezza ed insicurezza e soprattutto tra il nord ed il sud del nostro Paese.

vincenzo Cacopardo





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