1 mar 2013

Come è iniziata l’opera di Grillo?..I meetup




I meetup e l’illusione della web-democracy

Tratto dall’articolo di Francesco Lanza 
 7 settembre 2012


Come ogni “tecnico” della mia generazione e della mia estrazione professionale (quella della sicurezza informatica e dell’amministrazione di sistemi), prima di iscrivermi a qualsiasi piattaforma, cerco di capire come funzioni e chi l’abbia sviluppata.
La curiosità è una deformazione professionale.

Innanzitutto capiamo cosa è Meetup: è uno strumento social commerciale (quindi proprietario e a pagamento, con dei precisi termini di utilizzo) creato da una società nordamericana, Meetup Inc., con sede a New York che ha tra i suoi investitori eBay, Omidyar Network, Draper Fisher Jurvetson, Esther Dyson, Union Square Ventures e altri venture capitalist che a loro volta si incrociano con tutti i più grandi fondi di investimento esistenti al mondo.

Facciamo una piccola analisi del sito contenitore di tutti i meetup: meetup.com, al di sotto del quale è stato creato il “supercontenitore” beppegrillo.meetup.com.
Permette di cercare i gruppi di discussione entro un certo raggio dalla città che viene indicata o di crearne di nuovi. Così come di creare un “supercontenitore” come quello creato appunto per il M5S.

Meetup per molti è sinonimo di Movimento 5 Stelle, ma in realtà quest’ultimo è solo tra i “clienti” di meetup.com.

Possiamo entrare in uno dei Meetup esistenti (gli argomenti sono i più svariati, in tutte le lingue immaginabili, su base mondiale) oppure crearne uno, essere cioè un Organizer. Esattamente come fatto da chi ha creato beppegrillo.meetup.com. La registrazione è molto semplice e per passi. Il penultimo di questi passi, è il pagamento, perché come detto la piattaforma non è opensource e gratuita, ma proprietaria e commerciale.

Un Movimento che esalta l’uso dell’opensource nelle strutture pubbliche, che si fregia della presenza di “esperti di informatica”, dovrebbe – come minimo – darsi una regola e creare innanzitutto una community opensource, che, oltre a sfruttare l’opensource, lo sostenga (magari con donazioni volontarie, perché la filosofia opensource implica che la si usi e si contribuisca, se non altro tecnologicamente con migliorie ridistribuite pubblicamente.

Opensource non vuol dire “gratis”, ma “partecipativo”. Non è impossibile né difficoltoso e sicuramente meno dispendioso, a conti fatti, della cifra che chiede meetup.com.
Oltretutto come “social”, Meetup è decisamente chiuso e poco integrato con la restante parte del web. Parte decisamente corposa che comprende tutti i social di maggiore successo e diffusione (attualmente quasi tutti gratuiti). Già avevo avuto modo di scrivere, su un mio blog, che il Movimento è molto verticale e poco orizzontale, su Internet. Per dirla in parole semplici: i meetup sono forti nei propri spazi privati, ma sono deboli in quelli pubblici, esattamente come tutti gli altri partiti.



L’occhio tecnico-analitico, quindi, non vede una sostanziale differenza dagli altri, sulla “strategia di rete” del Movimento, se non quella, appunto, di usare il blog di Beppe Grillo come amplificazione. Ma è l’amplificazione di linee guida che è difficile ripercorrere all’indietro per andare a vedere dove siano nate.

Se è vero che Casaleggio promulga una visione di “web democracy”, dove la partecipazione online crea politica online che crea proposte concrete, la frammentarietà dei Meetup e la poca amalgama del sistema della Meetup Inc. rende difficile capire e ricercare quella che è la dialettica interna al M5S.
Quindi il dubbio ci sarà sempre, tra gli osservatori: la direzione delle idee è “Meetup locali –> Beppe Grillo/Casaleggio –> Mondo” o “Beppe Grillo/Casaleggio –> Mondo –> Meetup locali”?

Perché, per “dialettica”, si dovrebbe intendere un insieme di voci che giungono a un risultato medio che rappresenti il miglior compromesso tra le preposizioni iniziali e il risultato finale: il programma. Questo aspetto, più che la proprietà del simbolo, il marchio registrato e quant’altro, mi preoccupa.

La poca consapevolezza periferica di quale sia la “stretegia di rete”, l’accettazione passiva di un sistema che non è stato progettato per organizzare un movimento politico nazionale.





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