4 mar 2013

Un commento di Domenico Cacopardo



APOCALISSE PROSSIMA VENTURA


di Domenico Cacopardo. consigliere di Stato

 
Le elezioni italiane erano un referendum indiretto sull’Europa e l’hanno vinto gli antieuropeisti: Berlusconi e Grillo, entrambi nel medesimo modo scomposto, hanno attaccato l’Unione europea, rinnegando il progetto sul quale l’Italia, tutta l’Italia, s’è impegnata dagli inizi degli anni ’50.
Le difficoltà in cui versiamo da vent’anni non sono attribuibili all’Europa, ma a noi stessi, incapaci d’essere al passo con la crescita di competitività mondiale e con la scommessa di risanamento, vinta da molti paesi, ultimo il Belgio gravato da un debito pubblico procapite superiore all’italiano.
Dobbiamo ringraziare i partiti della seconda Repubblica per questo fallimento e il sindacato della Cgil che impedì, persino a D’Alema presidente del consiglio, di porre mano a una riforma delle pensioni e del mercato del lavoro.
Le formule pubblicizzate da Grillo e Berlusconi, molto simili tra loro hanno il comune denominatore dell’irresponsabilità politica e morale.
Il comico genovese annuncia, fra l’altro, l’ipotesi di non onorare il debito pubblico, un referendum sull’Europa e, davanti alla sua villa genovese, l’uscita dell’Italia dal petrolio per entrare nell’era delle energie rinnovabili. Stupidaggini più che follie.
Berlusconi propone di scassare il bilancio dello Stato a mala pena rappezzato da Monti con la promessa di abolire l’Imu (anche lo statista di Genova propone questa abolizione), di restituire i quattrini già pagati dagli italiani e simili tragiche amenità.
Non ci sfugge che gli italiani tutti sottoscrivono idealmente l’appello al Vaffa nei confronti dei politici che hanno animato (si fa per dire) la scena negli ultimi vent’anni. E sottoscrivono il rifiuto della commedia dell’arte messa settimanalmente in scena dai vari Santoro, Floris, Formigli e così via: una commedia tutta giocata all’interno del palazzo per segnali trasversali.
Ma l’abbraccio di otto milioni di italiani alle liste grilline, messe insieme con la caricatura democratica delle parlamentarie, ha altre spiegazioni. Prima fra tutte coltivare un’illusione: quella che per governare la complessità attuale, per uscire dalla spirale nella quale una scuola sempre più dequalificata, un’università sempre più diplomificio, un sistema educativo collocato in serie C da tutti gli indici internazionali, per rimettere in piedi un circuito virtuoso nel mercato del lavoro, bastino le ricette semplicistiche di Grillo, l’unico grillo parlante del suo schieramento, almeno sino a ieri.
La realtà si rivelerà ben più difficile e le prime conseguenze dell’attuazione di qualcuna delle ricette del Movimento 5Stelle saranno disastri proprio nei confronti di coloro che le hanno propugnate.
Il popolo non sempre ha ragione e ce ne accorgeremo.
Al di là dello sciocchezzaio di Bersani, resta in tutta la sua dimensione di gravità il successo dell’ennesimo movimento leaderistico, privo di democrazia, forte della furbizia tattica del suo capo: il giorno dopo le elezioni si mostra ragionevole, pronto a cooperare nell’interesse dell’Italia. Bersani, cervello nient’affatto fino, abbocca e apre al Movimento.
Ventiquattrore e la doccia gelata: Grillo e i suoi parlamentari non voteranno la fiducia a nessun governo Pd.
Il gioco dell’oca fa punto e a capo, nella speranza che Bersani faccia un governo appoggiato da Berlusconi, premessa perché, a settembre per le nuove elezioni, Grillo porti a casa la maggioranza nella Camera e nel Senato.
L’unico elemento positivo è l’ingresso nelle aule parlamentari di centocinquanta giovani entusiasti: sino a quando si lasceranno dirigere dal comico genovese, senza rendersi conto dei problemi del Paese? In essi dobbiamo riporre la speranza di uno scrollone, d’una ripresa democratica.
In essi e in Matteo Renzi, l’unico che può rinnovare la sinistra e aprire l’Italia al mondo contemporaneo.
Quanto a Grillo, non lasciamoci ingannare, né consentiamo che siano ingannati i tanti che, disgustati dall’attuale politica, l’hanno votato.
La democrazia è un valore irrinunciabile anche nei partiti: dov’essa manca ci sono i germi più virulenti e infettivi dell’autoritarismo, che in Italia abbiamo già conosciuto. Drammaticamente.

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