15 mar 2013

Un commento di Domenico Cacopardo



LA VITTORIA DI PIRRO di Domenico Cacopardo

Un buon giocatore di scacchi valuta almeno tre mosse, sue e degli avversari. Berlusconi non l’ha fatto e si è lanciato nella campagna elettorale con l’entusiasmo di un neofita e con la sapienza mediatica di un esperto di comunicazioni di massa. Ne pagherà le conseguenze.
Purtroppo per lui, aveva davanti a sé una sola opzione: quella di conquistare al Senato (e per questo non s’è candidato alla Camera, dov’era prevedibile, in base al Porcellum, una maggioranza bulgara del Pd) un numero di seggi sufficiente a impedire a tutti gli altri di dichiarare la sua ineleggibilità e di dare l’autorizzazione all’arresto nel caso che qualche ufficio giudiziario l’avesse chiesta.
La missione, nonostante l’inattesa rimonta, è fallita.
Nelle prossime settimane, Silvio Berlusconi sarà dichiarato ineleggibile da una maggioranza composta da senatori del Pd e del Movimento 5Stelle, sulla base di un antico impedimento legale alla sua elezione, sempre evocato e mai portato a conclusione. Si tratta dell’art. 10 della legge 30 marzo 1957, n. 361 che dispone, fra l’altro, l’ineleggibilità dei concessionari dello Stato. E le trasmissioni televisive sono concessioni pubbliche.
In passato, la Camera dei deputati non ha mai proceduto nella direzione dell’ineleggibilità per la maggioranza ostativa del centro-destra o per considerazioni di opportunità politica, legate alle dimensioni del consenso popolare ottenuto dal cavaliere.
Oggi, non è più così: il Pd e il Movimento 5Stelle voteranno l’ineleggibilità e Berlusconi sarà dichiarato ineleggibile e, quindi, estromesso dal Senato. E non importa se formalmente il cavaliere ha dismesso tutte le cariche societarie, importa solo la proprietà di Fininvest e della controllata Mediaset.
E non potrà ricorrere ad alcuna istanza superiore, visto che il giudizio sull’eleggibilità è manifestazione di una potestà esclusiva del Senato, non censurabile in nessuna sede ulteriore.
Ad aggravare la posizione di Berlusconi, c’è la dichiarazione del capo gruppo di M5S, Crimi secondo cui i grillini sono pronti a votare l’ineleggibilità e anche l’arresto di Berlusconi qualora i giudici lo chiedessero.
L’aggravante non è la dichiarazione, ma il fatto che essa apre uno spiraglio nei rapporti Grillo-Bersani: se Bersani non riuscisse a formare un governo per l’ostilità dei grillini, sarebbe facile sostenere nella prossima e imminente campagna elettorale che, in questo modo, Grillo ha salvato il nemico pubblico n. 1, Berlusconi.
Paradossalmente, l’ineleggibilità sarà per il cavaliere una via d’uscita meno traumatica dell’altra, l’arresto.
Poiché è evidente che un minuto dopo sarebbe in balia delle procure, ma è altrettanto chiaro che, se non vuole conoscere dall’interno il sistema carcerario italiano, Berlusconi ha la possibilità di eclissarsi legalmente un minuto prima di essere dichiarato decaduto dal suo seggio senatoriale.
Certo, si può eclissare anche se, dopo l’insediamento del Senato e la costituzione delle giunte e delle commissioni, prima che inizi la discussione sull’eleggibilità, arrivasse una richiesta di arresto e quest’ultima fosse discussa subito.
Quest’ultima possibilità è molto concreta e potrebbe concretizzarsi a Napoli. Qui la Procura marcia spedita e ha chiesto il processo immediato per la corruzione del senatore Di Gregorio. Poiché l’arresto preventivo può essere disposto in tre casi (pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato), chi potrebbe contestare ai pubblici ministeri partenopei la possibilità che Berlusconi tenti di comprare qualche neoeletto in via di sbandamento?
Per questo, la presunta vittoria di Berlusconi è una vittoria di Pirro e gli sforzi di Alfano e sodali sono solo commoventi tentativi di evitare la dissoluzione della sua creatura politica e il “rompete le righe” che affollerebbe gli uffici del partito di Monti e donerebbe a Bersani l’alibi di un accordo senza la destra becera, ma con il centro ragionevole.
Ecco, l’errore della mossa: Silvio Berlusconi ha calcolato la discesa in campo e la rimonta. Non ha calcolato cosa sarebbe potuto succedere se la rimonta si fosse rivelata insufficiente.
P.s.: non c’è nessun golpe nello scenario che abbiamo illustrato. Tutto avviene nella piena legittimità democratica, per la quale la legge è uguale per tutti. Anche per LUI.

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