LO SCONTRO INFINITO
Le plurime
“sedi vacanti”, sia presenti che di imminente costituzione, conseguenza
pressochè senza precedenti di una serie di concomitanti scadenze, evocano
inevitabilmente lo spettro e la diffusa spiacevole sensazione di una sorta di
dispersione incontrollata del potere, come se esso si trovasse preda ed in
balia di indegni profittatori.
In realtà la
storia ci insegna che, specie in un Paese come il nostro, il tempismo in senso
inopportuno e minato da uno spirito irresponsabile costituisce una
irrinunciabile tentazione per molti.
E chi avverte
per primo la necessità di reggere le fila portanti di un sistema istituzionale
già duramente provato da una consultazione elettorale sui generis, dalla crisi
economica e dagli scontri tra i principali poteri sovrani è lui, Giorgio
Napolitano, in una situazione “de facto” ben diversa da quella che prevede il
semestre bianco.
Il suo deciso e
tempestivo intervento indica al di là di ogni ragionevole dubbio la
sopraggiunta insostenibilità – e diremmo anche la inopportunità – di uno
scontro reciprocamente strumentale viziato da contingenti e divenuti quasi
ineludibili dissapori di matrice personalistica.
Pur non volendo
invadere alcuna altrui competenza infatti, è impossibile non rilevare la comune
ed ormai consolidata accezione, insinuatasi presso la pubblica opinione, della
“commedia giudiziaria” che ha visto sino ad ieri unici protagonisti Berlusconi
e la Boccassini.
Ci si guardi
bene dal chiedere a qualcuno di rinunciare al proprio ruolo – quello della
difesa e quello dell'accusa -, ma un richiamo al senso di responsabilità nello
svolgimento di funzioni opposte, previste e tutelate dal vigente Ordinamento
era dovuto, che sottende l'appendice/ammonimento a non inseguire sovvertenti
consensi popolari al di fuori della riconosciuta e sacrosanta corretta
propaganda politica.
Paolo Speciale
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