L’articolo del “Giornale” firmato da Anna Maria Greco sulla “Cassazione a due
velocità” si esprime con l’appunto che “per i giudici della Cassazione… il
Cavaliere e il Signor Rossi.. pari sono”. Casi ordinari e casi straordinari non
si distinguono, al Palazzaccio di Roma. Stessi tempi e stessa solerzia quando
incombe su un processo il rischio prescrizione.
La
giornalista, con una certa ironia,
scrive che la Suprema Corte, ha tenuto in modo particolare a prestar fede a
questo principio di uguaglianza. Eppure, sono in tanti gli avvocati che
insistono sul fatto che molti di questi casi finiscono in prescrizione tra
l'appello e la Cassazione.
L’articolo
insiste col sottolineare che moltissimi di questi... si affrontano non preoccupandosi
dell'«obbligo» di evitare la prescrizione: Molti sono casi “ordinari”, di poco
conto perché non riguardano un cittadino particolare come Berlusconi, personaggio
politico alla ribalta che trasforma un semplice caso, in un caso “straordinario”.
Non
entrando nel merito e soffermandoci sul metodo secondo il quale la Cassazione
si è pronunciata..non possiamo che restare indifferenti a questa considerazione
della giornalista e, non perché il fatto riguarda un leader politico con una
sua cospicua forza in seno al Parlamento, ma perché….quando un principio non
funziona in modo corretto… non offre alcuna buona giustificazione ad altri…se
non quella di voler fare apparire, lo stesso uomo politico, un succube del
sistema giudiziario…sistema, voluto più solerte per evitare scappatoie e
fughe dal giudizio.
A
tutto ciò non ci si può assolutamente attaccare con stupide forme di comparazione
con altri casi i quali dovrebbero, invece, vedere una uguale sollecitudine da
parte della Cassazione.
Si
può, al contrario, fare un duro appunto ad una certa politica che, dopo i diciannove
anni dalla "discesa in campo" di Berlusconi, pretende di fermarlo a
tutti i costi per salvare la democrazia attraverso una norma del 1957 che parla di ineleggibilità:
Se la politica nel passato ha sbagliato…ha sbagliato in toto e non può rendersi
oggi tanto ipocrita!
Dopo
milioni di voti raccolti alle elezioni e un ventennio di vita politico
istituzionale, nel silenzio timoroso ed, a volte condiscendente di tutti, non si può tirare fuori una
simile norma facendo finta di nulla.
Se
qualcuno oggi pensa di poter togliere di mezzo una volta per tutte il Cavaliere
attraverso simili principi, commette uno di quegli errori madornali….di quelli
che tornano indietro con una forza maggiore. Ogni forzatura in tal senso non
può mai ripagare in proprio favore ma a favore dello stesso Berlusconi. E’
una logica che si intuisce e che deve far pensare anche gli ardenti sostenitori
del Cavaliere.. quando individuano in quella che chiamano “la magistratura
politicizzata” un’arma contro il loro leader.
Se
attaccare questo imprenditore politico non ha mai pagato in termini di consenso…perché mai
farlo attraverso una superata norma sull'ineleggibilità?...Dal lato opposto: perchè mai difenderlo costantemente in ogni questione giudiziaria?
vincenzo Cacopardo
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