Dopo oltre sette ore di Camera
di Consiglio, i giudici della corte di Cassazione hanno confermato la condanna
a Silvio Berlusconi dal punto di vista penale (quattro
anni di carcere, tre “annullati” dall’indulto), ma hanno chiesto una
rideterminazione delle pene accessorie per l’interdizione temporanea dai pubblici uffici.
Ci si domanda però…al di là del rispetto
che si deve ad ogni persona ferita da una sanzione definitiva…qual è il motivo
della particolare procedura che pone questa sentenza…all’occhio
dei tanti cittadini, in una strana
contraddizione.. vedendo un uomo condannato definitivamente per frode fiscale,
non conseguire un’ interdizione immediata… Molti hanno così dato più
peso all’annullamento dell’interdizione che alla conferma della condanna stessa: Come si
offrisse un lasso di tempo.. in cui, il particolare condannato, (pur privo di
libertà) possa ugualmente muoversi senza impedimenti attraverso l’uso
determinante della propria forza politica e degli ingenti mezzi di
comunicazione.
La risposta… per una maggiore chiarezza.. sta nella disciplina stessa dei reati in materia di imposte sui redditi e
sul valore aggiunto:
Secondo
l’articolo 12 di quel decreto, in caso di condanna per frode fiscale si
applica, come pena accessoria, «l’interdizione dai pubblici uffici per un
periodo non inferiore a un anno e non superiore a tre». I
giudici di Milano, invece, avevano applicato le disposizioni generali in
materia di interdizione dai pubblici uffici (articolo 28 del codice Penale),
che stabiliscono che «la condanna alla reclusione per un tempo non inferiore a
tre anni importa l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque
anni», quelli previsti per il Cavaliere sia in primo sia in secondo grado.
Sorprende sicuramente questa imprecisione da parte dei giudici
di Milano che sembrano aver valutato il caso in modo poco accorto attraverso un
riferimento alle disposizioni generali...rendendo, così.. ancora una volta
forza all’importante ruolo supremo della Cassazione.
Ma non sorprende di certo il Cavaliere che si è esposto in
ulteriori commenti contro una parte della magistratura appellandola come “soggetto irresponsabile” che, assurto a vero
e proprio potere dello Stato, condiziona permanentemente la vita politica della
Nazione. Ha enumerato l’eccessiva carica di violenza che gli è stata riservata
in seguito ad una lunga serie di processi e processi: “un accanimento giudiziario che non ha uguali”.
Berlusconi ha continuato rassicurando chi lo segue di continuare
la sua battaglia di libertà restando in campo, chiamando a raccolta «i giovani
migliori e le energia migliori» per «rimettere in piedi Forza
Italia».
Persevera dunque nel suo dibattito con i cittadini chiedendo una
maggioranza per modernizzare il Paese attraverso l’uso di una giustizia più
equa… evitando che un cittadino possa essere privato della libertà.
Il Cavaliere persiste nel mettere
insieme i problemi della giustizia del Paese (sicuramente esistenti) con i suoi
problemi giudiziari (ormai resi espliciti da una definitiva condanna della
Cassazione). Lo fa astutamente ponendo il problema giustizia in riferimento ad un
generico principio di libertà.
Per lui insomma…sembra quasi più
importante il bene e la giustizia del suo Paese che la sua stessa libertà…
intaccata intenzionalmente dalle forze politicizzate della magistratura.
Nelle piazze..intanto.. si continua ad assistere ai gruppi
sostenitori di Berlusconi che gridano «Silvio, Silvio», come si assistesse ad
una partita di calcio e dando segno di quell’evidente mentalità.. (ormai
radicalizzata grazie anche allo stesso Berlusconi)..che pone la politica e le
sue istituzioni sullo stesso piano di uno Stadio.
vincenzo cacopardo
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