La corrente criticità politico-istituzionale ha finito per
concretizzare nel fatto di cronaca più clamoroso – e previsto - i suoi effetti
destabilizzanti, dopo una reiterata ed irresponsabile sottovalutazione
della anomalia costituita dall'esercizio improprio del confronto politico
ispirato dal reciproco “j'accuse” sui vizi di sconfinamento dal campo
giurisdizionale attribuito dalla carta fondamentale a ciascun potere
principale.
L'ostentato garantismo di certa parte politica – razionalmente
argomentando - non dovrebbe di certo confliggere con il prudente ed
incondizionato rispetto degli organi requirenti e giudicanti (e delle loro
sentenze), attribuibile ad altra.
“Sic
stantibus rebus”,se la risolutiva e coralmente invocata riforma della giustizia
non è mai stata degnamente avviata, appare assai improbabile che ciò non sia
dovuto all'indegno persistere di una sinora invincibile ignavia bipartisan per
mezzo di cui permane la sostanziale incapacità di mettersi all'opera – secondo
le procedure previste – per opportunamente sostituire e/o modificare norme
umane del secolo scorso.
Con altre che.. non solo… non ne stravolgerebbero il
contenuto,ma ne migliorerebbero la applicabilità e soprattutto distoglierebbero
una classe politica inetta ed indugiante dalla morbosa attenzione su
farraginose questioni di puro principio, che sempre più la allontanano
dall'altra criticità assai più intensa ed ingravescente: quella economico-sociale.
Lo storicamente noto
progressismo della sinistra assurge così, paradossalmente, ad una sorta di non
connaturale conservatorismo (secondo la logica del “non fare” o dell'analogo
“fare” meramente demagogo), consegnando ad una destra, apparentemente tutt'altro
che contraria ad innovazioni o riforme ed ispirata dalle disavventure personali
del suo pubblico leader, lo scettro del cambiamento.
Quando queste due forze
- attualmente aspecifica maggioranza – comprenderanno che l'una.. non deve
cedere alle divisioni interne.. e l'altra.. deve essere creatura che,
cresciuta, può fare a meno del suo padre-padrone, non è dato saperlo.
Certo è che nei prossimi
giorni.. il Capo dello Stato dovrà essere più deciso nel richiamare
l'attenzione di tutti sulla necessità improcrastinabile di procedere alla
riforma della legge elettorale, cui dovrà seguire l'immediato scioglimento
delle Camere. Attendere che l'emergenza finisca spesso non basta, meglio indurre
il sistema a porle fine.
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