Il Presidente del consiglio
Letta parla al Senato…Prima di affrontare l’allarmante discorso sulla Siria, ne
affronta un altro sul confronto sostenuto nel corso del recente G20 con le componenti degli altri Paesi internazionali. Nell’aula gremita di senatori, Letta
sottolinea l’importanza per la nostra Nazione di tenere unito a tutti i costi un
governo, senza il quale, nei confronti della politica estera, non potremmo più
essere sicuri e credibili.
Appresso, Il buon Letta, dà
rilievo ad alcuni dei punti discussi nel corso dell’incontro mettendo in evidenza
l’importanza della lotta contro l’evasione e la creazione dei paradisi fiscali,
per i quali si è approfondito un serio discorso al fine di proteggere paesi come
il nostro dalla fuga di capitali in paesi dove si possano creare società
di comodo per evadere il fisco.
Da un lato l’inappuntabile
Presidente si preoccupa di voler tenere unito un governo.. spingendoci a considerare
con estrema attenzione il rilievo di una governabilità sicura…dall’altro..ci
propone l’importanza di una lotta contro le frodi e la creazione dei paradisi
fiscali che tolgono ossigeno e penalizzano l’economia dei paesi in sofferenza
come il nostro.
Per uno strano destino…il
suo discorso incappa in un equivoco non di poco conto…una incoerenza che vede
oggi tutta la politica nazionale imbrigliata in una continua contraddizione.
Letta pare non considerare
che proprio il suo primo alleato di governo è colui che è stato condannato da
una Corte di Cassazione per frode fiscale e che, (come da recenti documentari
televisi) sembra anche aver creato
alcuni “paradisi” in gran parte del mondo.
Come si può dunque
continuare a credere a simili messaggi politici…se pur dettati con l’irreprensibile
onestà di chi vorrebbe andare alla ricerca delle soluzioni?
Se la governabilità deve
essere garantita poiché rappresenta il forte sostegno per la sicurezza del Paese,
si dovrebbero forse studiare e ricercare
altre vie per renderla tale...diversificando in modo più innovativo i ruoli della
politica.
Vincenzo
Cacopardo
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