16 nov 2013

L'Europa... che ci bacchetta, ci osserva con attenzione!


C’era da aspettarselo.. con un governo simile retto da continue contraddizioni che, difficilmente, potrebbe sperare di operare con quell’equilibrio che la stessa Europa ci chiede! 
L’Ue bacchetta l’Italia e  Olli Rehn spiega ai giornalisti che, come ogni anno, la commissione fa il suo lavoro. Sembra quindi che il nostro Paese non potrà chiedere di far uso della cosiddetta “clausola degli investimenti”, perché il suo debito pubblico non scende a un ritmo accettabile. Infatti secondo stime accertate dalla Ue, l’anno prossimo, il rapporto del nostro debito-pil salirà al 134%.

Un po’ troppo per la Commissione che invita le autorità «a prendere le necessarie misure all’interno del processo di gestione del bilancio.  Se ciò può consolarci, sembriamo non essere i soli, anche la Spagna, il Lussemburgo, Malta e Finlandia, devono mettere mano al loro bilancio.
L’Europa ci chiede ancora una volta di attuare un piano economico con provvedimenti che possano produrre risparmi di spesa aggiuntivi. Si aspettano, quindi, risultati da un risparmio sui costi della spesa, quella oggi affidata a Carlo Cottarelli che, attraverso l’uso delle  privatizzazioni, dovrebbe portare risultati utili. Il nostro Presidente Enrico Letta, in tono ridotto, sembra difendere la strada sulla tenuta dei conti, pur nella velata richiesta di non costringere troppo la possibile ripresa per la crescita del Paese.

La pesante mannaia delle richieste della Commissione europea che incombe sul Paese..spinge la nostra politica alla ricerca di strade a favore della vendita ai privati di una considerevole parte del nostro patrimonio.
Una politica incapace che, in questi ultimi anni, pare aver combattuto unicamente per un insensato conflitto tra le posizioni ideologiche, dimenticando di tenere il timone in direzione di un utile percorso, sperperando, in tal modo, tempo e beni pubblici. Una politica che dovrebbe combattere per proteggere le risorse del proprio territorio e non finire col venderle. Più che una vendita, quella che si attuerà sarà di certo una svendita a favore di qualche potentato in grado di speculare, arricchendosi ulteriormente.  Ma una simile svendita non potrà neanche bastare ad aiutare una spesa pubblica. Si tapperà un ulteriore buco senza risolvere il problema alla fonte.

La politica dovrebbe cercare di portare avanti un dialogo più intenso e di maggior ragionevolezza con l’Europa: Mettendo l’economia reale in prima posizione e cioè promuovendo idee in favore di uno sviluppo in collaborazione, al fine di sostenere maggiore crescita.

Il problema del debito pubblico soffoca tale crescita, motivo per cui occorre procedere con maggior tempo al suo ristabilimento, ponendosi in una fase di attacco e non di difesa, operando, per un lasso di tempo da definire, in favore di investimenti e non di un loro contenimento.  Una politica che dovrebbe battersi e battere i pugni sui tavoli degli accordi, facendo intendere alla stessa Europa che, se una via d’uscita esiste per un Paese come l’Italia, ancora ben messo come patrimonio privato, ma sicuramente ricco nella sua immagine territoriale, questa deve essere ricercata con attenzione in direzione di una crescita qualitativa. Una crescita che necessita di più tempo per la nostra Nazione, ma anche di figure politiche più nobili, attente e preparate.  

Forse.. è proprio questa la ragione per la quale l’Europa resta molto attenta al futuro processo politico del nostro strano, ma attraente Paese ed alle figure che nel futuro ne faranno parte.
vincenzo cacopardo 

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