28 nov 2013

Una avvincente cronaca di domenico Cacopardo sul futuro del nostro Paese


IL FERRO CALDO

Esercitarsi su cosa accadrà domani è normalmente sterile se non è volto ad analizzare ciò che sta accadendo nel presente. Proviamo a ragionare.
Al di là delle valutazioni politiche che riguardano la nuova maggioranza, il governo e il futuro della legislatura, rimane il fatto sostanziale che da ieri sera Silvio Berlusconi non è più coperto da quella labilissima coperta che è la residua immunità parlamentare, capace, però, di impedire l’arresto di un componente della Camera o del Senato, senza un’autorizzazione dell’organo di appartenenza. Ergo, l’autorità giudiziaria può ordinare, se ha solidi argomentazioni, l’arresto del leader del centro-destra e anche la sua restrizione in una patria galera. L’età non è un ostacolo quando ci sono in ballo la reiterazione del reato, il pericolo di fuga e l’inquinamento delle prove.
Le carte del processo Ruby di Milano (le motivazioni della sentenza) parlano di una insopprimibile tendenza a delinquere e a una subornazione dei testi, più precisamente, dell’inquinamento del quadro probatorio derivante dalle testimonianze della Olgettine, cui il cavaliere ha pagato e forse paga una retribuzione mensile.
Tuttavia, le probabilità che in una contesa su chi possa mettere le mani su Berlusconi vinca Napoli sono elevate. Le notizie sul ‘pentimento’ di La Vitola prima e sulla sua ‘non collaborazione’ poi, sarebbero attribuibili a una medesima sottile strategia comunicazionale, diretta, infine, a rendere più eclatante l’evento dell’arresto se mai ci sarà.
Occorre tenere ben presente che tutto il movimento creato di recente da Berlusconi, compresa la modesta dimostrazione di quadri di Forza Italia davanti a palazzo Grazioli, le invettive nei confronti della magistratura, del presidente della Repubblica e via dicendo, di sicuro, ripeto ‘di sicuro’, rafforzano l’orientamento di chi, avendo il potere di farlo, nell’ordine giudiziario può considerare pericoloso -per la conclusione delle indagini e il rinvio a giudizio- il protagonista delle proteste e delle manifestazioni.
Si può aggiungere che, se, una volta perduta la tutela parlamentare, Berlusconi non fosse investito da un provvedimento di restrizione preventiva, questo sarebbe sempre più difficile da adottare con il trascorrere del tempo e con la possibile normalizzazione del cavaliere, all’interno di un gioco politico-parlamentare volto a sacrificare il governo Letta e a indire nuove elezioni. Con il Porcellum, se possibile.
E, come dicono i sondaggi, si tratta di una partita aperta, nella quale le possibilità che una coalizione di centro-destra allargata ad Alfano e, forse, al redivivo Casini faccia bingo sono sensibili, nonostante la concorrenza del bull-dozerRenzi che, però, dovrebbe vedersela con i suoi numerosi e potenti avversari interni, desiderosi -più di Berlusconi- di vederlo sconfitto.
Insomma, tra le opzioni possibili delle prossime ore o dei prossimi giorni ci sono anche movimenti delle procure di Napoli, di Milano o di Bari, senza escludere un out-sider(Roma).
Si tratta di ragionamenti probabilistici, anzi ipotetici, che, però, ci aiutano a capire quali partite si stiano giocando sulla pelle degli italiani in crisi e quali scenari si possano prefigurare. L’importante è che il malato Italia sopravviva alle manovre dei suoi medici e dei suoi carnefici.


UN NUOVO CAMPIONATO

Con l’estromissione di Silvio Berlusconi dal Senato, votata ieri, si conclude una lunga e difficile partita, disputata da giocatori –di tutte le squadre- poco dotati, generosi sì a centro campo, ma incapaci dei guizzi degli uomini di classe.
Oggi comincia un nuovo campionato, i cui protagonisti si chiamano Matteo Renzi ed Enrico Letta, l’inconsistenza culturale di un’osannata proposta meramente mediatica il primo, la saggezza di uno spessore politico raffinato il secondo. Di Silvio Berlusconi continueremo a occuparci, soprattutto in cronaca, visto che la corsa per giungere primi alla sua cattura e restrizione in una patria galera sembra volgere al termine con un vincitore designato. Si tratta della procura della Repubblica di Napoli che si giova delle recentissime dichiarazioni del pentito La Vitola, segretate ma, naturalmente, pronte a essere pubblicate su qualche quotidiano ad alta tiratura. Possiamo, però, immaginare che La Vitola abbia dato all’autorità giudiziaria ampi e concreti elementi sulla capacità del cavaliere di reiterare il reato e di inquinare le prove.Il mandato di arresto sarà quindi un inevitabile conseguenza di quanto spontaneamente affermato dal testimone.
La Storia, in questi giorni, ha avuto e continuerà ad avere nelle prossime settimane una di quelle accelerazioni di cui, poi, si rimarrà sorpresi.
Dopo l’archiviazione della decadenza del leader del centro-destra, tra pochi giorni assisteremo all’archiviazione della nomenklatura del Pd a opera di Matteo Renzi, ampio vincitore delle primarie per la nomina a segretario del partito.
Nomi storici –abusiamo della parola storia, è vero, ma la contingenza lo merita- come quelli di D’Alema, di Veltroni, di Fassino, di Bersani rimarranno confinati nei ricordi dei più vecchi militanti. I nuovi, invece, opereranno nei loro confronti una damnatio memoriae, onestamente, immeritata.
Prodi potrebbe diventare come San Gennaro e manifestarsi un paio di volte l’anno, salvo il caso, non remoto, che Renzi, in cerca di legittimazione culturale, lo estragga dall’armadio e lo conduca alla presidenza della Repubblica, quando, in un giorno remoto, Giorgio Napolitano lascerà il Quirinale e si ritirerà a dignitosa vita privata.
Nell’immediato e fatta salva l’eclatante possibilità di un arresto di Berlusconi, vanno presi in considerazione il passaggio all’opposizione di Forza Italia, il conseguente tentativo di mobilitare gli italiani moderati che non amano la sinistra e il centro-sinistra e l’invio di un allettante amo ai nemici del governo Letta. Lo scopo del cavaliere è quello di provocare lo scioglimento delle camere e le elezioni a primavera in modo da azzerare Alfano e suoi e riprendersi, dall’esterno, la scossa leadership del centro-destra.
I possibili alleati di Forza Italia si annidano nel Pd e il loro capo naturale è Matteo Renzi.
Come già citato nel precedente post, mentre quello di Berlusconi è un discorso tattico, quello di Renzi è strategico: elezioni a primavera significherebbero monetizzare le difficoltà del cavaliere e impedire il successo del suo rivale, Enrico Letta, impantanato per ora e per qualche mese ancora in una difficile sopravvivenza day by day. 
Infatti, arrivando indenne alla primavera del 2015, il premier potrebbe raccogliere i frutti della ripresa economica che, comunque, si dispiegherà l’anno prossimo, e aggregare una forza riformista capace di sottrarre all’«ultima raffica di Arcore»il residuo consenso degli italiani moderati.Letta conquisterebbe così una leadership indiscutibile: e con lui, comunque, si dovrebbero fare i conti.
Renzi vorrà di impedirlo.

Degli exPci,militanti nel Pd, s’è persa ogni traccia: probabilmente è la vendetta della Storia. Il tutto, nell’ipotesi inconsistente che Napolitano, il leninista soft, sciolga il Parlamento e indichi le elezioni. 

Nessun commento:

Posta un commento