Nel mondo moderno e anche in Italia va sempre più prevalendo una
forma di pensiero fatto di scritti brevi, di connessioni intuitive e di
conclusioni frettolose: il pensiero frammentato. Lo usano i ragazzi col
computer e gli adulti con i social network, con Twitter e gli sms, ma ormai
domina anche nella televisione, soprattutto nel campo del dibattito politico,
dove i partecipanti non espongono mai un pensiero completo con una
argomentazione logica. Vengono subito interrotti da una battuta, da un filmato,
da qualcun altro che si sovrappone. È vero che ci sono anche i giornali e i
blog in cui è possibile scrivere articoli completi, ma i giornalisti politici,
che monopolizzano la tv, riportano solo le battute più polemiche, a cui fanno
seguire le risposte più cattive, trasformando regolarmente il dibattito in una
chiassata.
L'esposizione
con argomentazione è ormai scomparsa anche in radio, dove spesso si alternano
canzonette, commenti, battute oscene, sghignazzi, un chiacchiericcio senza
inizio e senza fine. Anche all'università, spesso, i ragazzi per giudicare un
pensiero o un autore, dicono «mi piace, non mi piace», come fanno su Facebook.
E spesso non riescono a seguire un ragionamento logico per una intera lezione.
Si distraggono, perdono il filo. Se il docente vuol catturare la loro
attenzione, deve mostrare filmati, immagini, grafici, fare spettacolo. D'altra
parte anche nelle imprese i manager ormai usano solo presentazioni visive con
frasi che riportano i fatti salienti, le idee-chiave e le tappe da seguire. E
alla fine non c'è nessuno che riassume tutta l'argomentazione e ne trae una
rigorosa conclusione logica. È questo modo di pensare frammentato una ragione
dei gravi errori che vengono compiuti sia in economia (pensiamo all'euro) sia
in politica. E spiega perché spesso, dopo tanti dibattiti, le decisioni
intelligenti finisce per prenderle uno solo. È fortunata l'impresa o il partito
che ha un capo capace di elaborare i problemi complessi in una sintesi
elementare ed arrivare ad una decisione chiara. La scienza è semplificazione,
il genio è semplificazione e la verità è semplice.
Francesco Alberoni
Nella prima parte del suo articolo, non posso che essere d’accordo con
ciò che espone con estrema chiarezza Franceso Alberoni. Nel breve scritto
si evidenzia uno dai problemi che tocca da vicino il dialogo frammentato di
tutti coloro che oggi sembrano non accompagnarlo attraverso un essenziale filo logico:
Capita spesso di avere un dialogo con i giovani e di trovarsi in grande
difficoltà nel recepirne il contenuto, poiché la continua frammentazione,
spezza il filo logico al quale siamo abituati. Non a caso il sociologo dà
rilievo al tema di “un pensiero distrutto”
individuandolo come pensiero frammentato tendente alla ricerca di conclusioni
frettolose che, seppur intuitive non definiscono mai una argomentazione logica.
Un pensiero, oggi, purtroppo alimentato, quasi esclusivamente, dai moderni congegni
tecnologici messi a disposizione e non supportato dalle fondamentali letture che, al contrario impegnerebbero il pensiero in una logica della mente ben diversa.
La sua conclusione sulle decisioni, però, mi trova solo in parte d’accordo, poiché mi sembra un po’ troppo riduttiva ed.. in un punto, non del tutto adattabile alla politica: trarre una conclusione logica in politica mi sembra cosa assai diversa che prendere decisioni in una azienda!
La sua conclusione sulle decisioni, però, mi trova solo in parte d’accordo, poiché mi sembra un po’ troppo riduttiva ed.. in un punto, non del tutto adattabile alla politica: trarre una conclusione logica in politica mi sembra cosa assai diversa che prendere decisioni in una azienda!
Quando Alberoni, (ponendolo sullo stesso piano di una Azienda) ritiene
fortunato un Partito perché a capo di esso vi è una figura capace di elaborare
i problemi complessi in una sintesi elementare per arrivare ad una decisione
chiara, non sembra percepire la enorme differenza e le diverse problematiche
che esistono in una disciplina politica.. che non deve definire la vendita..nè
la promozione di un prodotto, ma il percorso di una società dove entrano logiche
culturali e fondamentali valori.
“Un unico leader che riassume nella propria figura e nel suo linguaggio
una sintesi decisionale” può aiutare la scienza..ma non propriamente la cultura
di una politica che in sé non è solo scienza e deve anche esprimere idee ed
arte nella sua continua attività di ricerca.
vincenzo cacopardo
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