7 dic 2013

Un nuovo appunto di Domenico Cacopardo

L’ultimo giro di domenico Cacopardo


Domenica 8 si corre l’ultima batteria per l’elezione del segretario del Pd. L’esito è scontato: il vincitore si chiama Matteo Renzi. È assistito dal tifo di tanti giovani, di molti vedovi della Democrazia cristiana e di quelli che ritengono che, con lui, la sinistra italiana abbia realipossibilità di conquistare la maggioranza elettorale e di governare il Paese senza i problemi, le debolezze e le contraddizioni del passato. Le questioni che Renzi affronterà sono tante e difficili. Le prime saranno l’affluenza alle urne, che si annuncia modesta, e il mantenimento della maggioranza accreditatagli dai sondaggi(oltre il 60%). Un margine sufficiente da non gettare ombre sulla sua leadership.

Già il 9 dicembre cominceranno lesemifinali: il nuovo segretario trasformerà il Pd in un’organizzazione liquida priva delle brigate di addetti che ora la manda avanti.L’idea è interessante e intende spazzare via l’apparato exdemocristiano ed excomunista che è il padrone del partito e, soprattutto, del suo posizionamento nel Paese, a partire dai rapporti economici, facilmente immaginabile dopo la vicenda Monte dei Paschi di Siena. Ma il partito liquido, in fondo, è un nonpartito nel quale il disciolto apparato potrebbero trovare mille possibilità di manovra e occasioni per rendere virtuale la leadership del novello segretario.
Ciò non accadrà a una sola condizione: che il peso, il prestigio, la capacità di iniziativa di Renzi siano in grado di realizzare in lui la sintesi necessaria per governare le complesse realtà regionali e comunali e per vincere le elezioni. Insomma, una specie di Berlusconi di centro e un po’ –solo un po’- di sinistra. L’ossessione del cavaliere sarà sostituita dalla gioia di avere in casa propria l’uomo della rivincita (un simil Berlusconi senza peccato) attesa 20 anni.
Peraltro, se Renzi prenderà sul serio in mano il partito ci saranno molti mal di pancia: il Pd è un compromessino(storico) tra un pezzo di Democrazia cristiana e di Pci. Il collante è la difesa dei due apparati e dei concretissimi interessi di cui sono portatori.
La democrazia competitiva di Renzi passerà sopra le loro teste senza provocare reazioni? 
È difficile da credere: potrebbe accadere ciò che spesso accade in questi tornanti della storia. Una scissione, con i tutori dell’ortodossia (gli stessi Cuperlo e Civati, in qualche modo, lo sono) da una parte e l’armata, largamente maggioritaria, dei renziani dall’altra.
Si aprirebbe, però, lo spazio per un partito socialdemocratico che ci renderebbe simili agli altri paesi dell’Unione europea.
C’è poi il nuovo ostacolo rappresentato dalla sentenza di incostituzionalità del porcellumcon riferimento all’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera che per il Senato– alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e alla presentazione liste elettorali “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza. La decisione della Corte costituzionale obbligherà Renzi a fermarsi e ad aspettarne le motivazioni: non è chiaro, infatti, se sia stato dichiarato incostituzionale tout court il principio maggioritario o se questo sia, a particolari condizioni, agibile.
Le elezioni, tanto sperate da Renzi, Grillo e Berlusconi sfumano: la politica si impantanerà nella ricerca di una soluzione al problema della legge elettorale. Nei prossimi mesi, assisteremo, quindi, a continue fibrillazioni: c’è da sperare che il nuovo segretario del Pd, investito da una rilevante responsabilità, passi dai toni tambureggianti al raziocinio occorrente nei momenti difficili, nei quali più che le sciabolate, servono le attente tessiture di rapporti e di soluzioni.
Ovviamente, il disprezzato Alfano diventerà (lo è già) insostituibile. Sul tavolo, dunque,avremo il budino Renzi: e il budino si giudica dopo averlo assaggiato. Ogni giudizio è rimandato.

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