di domenico Cacopardo
Non
torneremo sulla legge di stabilità e sull’elenco dei futili, inaccettabili
motivi per i quali lo Stato ci metterà le mani in tasca per toglierci una parte
crescente del frutto del nostro lavoro. Né torneremo sull’immoralità di colpire
in via preferenziale i pensionati: una categoria a impatto zero. Né
sull’immoralità di quei giornalisti che, in cerca di facile plauso, scrivono di
‘pensioni d’oro’ senza distinguere tra quelle che sono frutto di anni di
attività e quelle che sono frutto di privilegio. Queste ultime sono una
ristrettissima platea, nella quale svettano Giuliano Amato, oggi beneficato di
un ennesimo stipendio dal presidente della Repubblica, e Carlo Azeglio Ciampi, titolare
di una pensione, questa sì d’oro, della Banca d’Italia da sommare al compenso
di senatore a vita. O i tanti funzionari di Camera e Senato che, nominati
consiglieri di Stato o della Corte dei conti, incassano una sontuosa pensione e
lo stipendio non infimo di magistrato (livello Cassazione), non applicandosi a
loro il principio di continuità previdenziale tra ‘impieghi’ statali.
Tutti
questi soggetti sono protetti dal ‘sistema’ che vede suoi esponenti nei luoghi
cruciali del governo.
La
discontinuità di cui c’è urgente necessità riguarda l’azione quotidiana di
governo. Il presidente del consiglio sa bene quali siano i buchi neri. Li ha
toccati con mano in questi mesi con lo spettacolo indecoroso offerto dal
ministro dell’economia –ciò che si è visto non s’era mai visto in tutta la
seconda repubblica (con Dini, Barucci, Ciampi, Amato, Visco, Tremonti,
Siniscalco, Padoa Schioppa, Grilli)-. O con i pasticci della Cancellieri alle
prese ora con una discutibile riforma della legge penale, sui cui contenuti ci
soffermeremo presto. Anche Zanonato e Giovannini sarebbero in bilico, a detta
dei bene informati.
Come
sempre, un rimpasto è un percorso che di rado ha una via d’uscita. Letta intende
governare ancora e perciò lo teme come anticamera per l’anticipato decesso del
governo.
Anche
se il boy scout fiorentino –già concorrente alla Ruota della fortuna- preme in
questa direzione mosso da evidenti ma intempestivi interessi, il presidente del
consiglio, per ora, muoverà i propri pezzi sulla scacchiera per andare avanti
con il materiale che ha, realizzando, però, una stretta presa su ogni uomo del
governo, e un monitoraggio reale per evitare erronee vie d’uscita alla
Cottarelli. I problemi dovrà affrontarli direttamente, in prima persona,
evitando deleghe a persone che non potranno onorare la
fiducia riposta in loro.
Solo
il cambio di passo di Letta potrà avviare il processo di sintonizzazione tra la
compagine governativa e il Paese, ben più importante di quello con il
neosegretario del Pd.
Il
premier, per come lo conosciamo, lo può fare, ma dovrà metterci la faccia sino
in fondo. L’unico modo per cercare di vincere la vitale partita. Vitale per lui
e, soprattutto, per gli italiani.
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