2 gen 2014

La dura analisi del sondaggio CISE proposta da Vincenzo Emanuele

Il governo, l’economia, l’Europa: un’Italia pessimista e (sempre più) euroscettica

Un’Italia fiaccata da oltre 5 anni di crisi economica, pessimista sul futuro, sempre più scettica sul processo di integrazione europea e sull’opportunità di rimanere nella moneta unica: è questa l’immagine del nostro paese che emerge da alcune domande testate nell’indagine Osservatorio Politico CISE del dicembre2013.
Innanzitutto è stato chiesto ai nostri intervistati di fornire un giudizio retrospettivo sull’economia e, in particolare, sulla situazione economica in Italia nel corso dell’ultimo anno. Come era lecito attendersi, per 4 elettori su 5 del nostro campione di circa 1500 intervistati la situazione economica nel corso dell’ultimo anno è peggiorata, per il 18% è rimasta uguale al passato e solo il 3% giudica la situazione economica molto o abbastanza migliorata. I giudizi non variano di molto se incrociamo questa domanda con il voto alle coalizioni, dividendo tra elettori di centrosinistra, centrodestra, centro (gli ex elettori della coalizione guidata da Monti), Movimento 5 Stelle e area dell’astensione. Notiamo un maggiore pessimismo da parte degli elettori del centrodestra e del M5S, per l’85% dei quali la situazione economica è peggiorata nell’ultimo anno, mentre gli elettori di centrosinistra e di centro mostrano una percezione leggermente più positiva della situazione.
I giudizi si differenziano maggiormente allorché si passa da un giudizio retrospettivo ad una valutazione prospettiva dell’andamento dell’economia. Chiedendo agli intervistati come sarà la situazione economica del paese nei prossimi 12 mesi, la sfiducia e il pessimismo continuano a prevalere, dal momento che la maggioranza relativa dei rispondenti (39%) prevede un peggioramento dell’economia italiana e un ulteriore 37% prospetta un mantenimento delle condizioni attuali. Rispetto alla domanda precedente, però, il giudizio è assai meno netto, dal momento che emerge anche circa un quarto del campione che si aspetta un miglioramento della situazione economica nel corso del prossimo anno. Il giudizio sul futuro dell’economia italiana sembra essere piuttosto condizionato dalla propria appartenenza politica. In particolare si individua una linea netta che separa l’area di governo dalle opposizioni: gli elettori di centrosinistra e di centro, i cui partiti compongono la maggioranza che sostiene il governo Letta sono di gran lunga più fiduciosi rispetto agli elettori del centrodestra (la stragrande maggioranza dei quali votano Forza Italia e Lega Nord e quindi si collocano all’opposizione) di Grillo e agli astenuti. Solo il 15% degli elettori del M5S prevede un miglioramento della situazione economica, contro il 37% di quelli del centrosinistra. Allo stesso tempo, gli elettori del centrodestra sembrano i più pessimisti: la metà di loro ritiene che l’economia peggiorerà ulteriormente. Si tratta di una percentuale più che doppia di quella mostrata dagli elettori di centrosinistra (22%).  


Questi sondaggi, dai quali si evince l’incredula possibilità di ripresa da parte dei nostri cittadini, dimostrano chiaramente lo stato di profondo buio in cui e calato il Paese da quando è entrata la nuova moneta. Se per il processo dell’economia relativo all’anno passato vi era un profondo pessimismo, per il prossimo futuro..il pessimismo si trasforma in un cinismo che sembra impadronirsi di ogni possibile forma di entusiasmo. Quanto.. poi.. all’elettorato riferito a chi oggi governa, non può che restare fiducioso nella prospettiva di un possibile miglioramento, poiché..se non lo fosse.. rimarrebbero assai poche le speranze per quella parte dei cittadini che ancora vive nella aspettativa di un cambiamento.  
Ma se il giudizio sul futuro dell’economia della nostra Nazione viene condizionato in modo così evidente dalla propria appartenenza politica, non può sembrare conforme, né fedele ad una specifica realtà.
Veramente difficile oggi credere ad una crescita e questi sondaggi lo dimostrano in pieno!..In teoria si può  affermare che una delle principali cause della povertà sia dovuta alle banche, ma ciò non sempre rispecchia la realtà, anche perché le motivazioni dei fenomeni come la povertà sono molteplici e molto più legate a cattive scelte politiche. Tuttavia non v’è dubbio che l’azione degli istituti bancari continua ad influenzare notevolmente determinati processi come l’inflazione. Il problema principale sta nel fatto che la politica non si è mai veramente interessata a regolamentare il sistema finanziario e bancario.
vincenzo cacopardo




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