La
sostanza e il metodo di domenico Cacopardo
C’è
del genio nel modo di porgersi e di polemizzare di Matteo Renzi. Quando gli si
pongono domande di sostanza, risponde con questioni di metodo e viceversa.
Questa tecnica è emersa in modo incontestabile nella sua pessima prestazione di
fronte a Lilli Gruber, che non s’è accodata al coro osannante e l’ha incalzato a
dovere.
Si
chiede a Renzi con chi può definire la legge elettorale, lui risponde che il
problema non è ‘con chi’ ma quale legge fare (dimenticando che nemmeno lui sa
quale visto che ha proposto tre soluzioni senza, peraltro considerare
l’imminenza delle motivazioni della Corte costituzionale).
Il
gioco si ripete in ogni occasione. «L’art. 18? Non ci interessa, quello che
vogliamo è un Job act che rimetta in moto l’occupazione e rilanci il Made in
Italy.» Di una politica (realistica) che favorisca gli investimenti (degli
imprenditori privati) non si parla.
Il
superamento del 3%? «È necessario, ma dobbiamo concordarlo con l’Europa dopo
che avremo una nuova legge elettorale, l’abolizione delle provincie e del
Senato, il taglio dei costi della politica per 1 miliardo di euro.»
Il
metodo di Renzi è dunque chiaro: non scoprire le carte finché non entrerà –al
più presto- dal portone principale di palazzo Chigi, dopo avere giurato come
premier. E, in un certo senso, fa bene lui, il nuovo che avanza, l’Italia che
“Cambia verso”, a rimanere nel vago, nel tentare di intortare i giornalisti compiacenti
cambiando di continuo la prospettiva. È il modo furbesco, insegnato a tutti dal
maestro Berlusconi, per minimizzare i dissensi e conquistare la direzione del
Paese. Il governare è un’altra cosa.
L’evidenza
viene negata. Le mancate riforme sono colpa di chi c’era prima e di chi c’è
adesso. Ora, arrivati Renzi e i renziani, la musica cambierà.
Tuttavia,
se esaminiamo l’ingovernabilità italiana, dobbiamo riconoscere che dal 1946 al
1992 essa è stata assicurata, nonostante il sistema elettorale proporzionale.
Ci sono state fasi convulse e difficili, ma le coalizioni di governo hanno
retto nella lotta al terrorismo e alla mafia, nelle politiche di sviluppo,
arrestatesi, però, nel periodo del compromesso storico, sull’altare del
consenso sociale ottenuto col deficit spending. Nell’1988, le agenzie di rating
dettero all’Italia la tripla A. Un miraggio, ai nosti giorni. Da quando, con il
Mattarellum, è stato introdotto un sistema prevalentemente maggioritario (di
recente dichiarato incostituzionale), accentuato poi con il Porcellum, non c’è
stata governabilità e abbiamo visto le coalizioni vincitrici dividersi e
combattersi ferocemente. L’unico governo di legislatura è stato il Berlusconi 2
(2001-2006): il suo risultato principale è stato una riforma costituzionale
(con contenuti ora tornati in gran parte di moda) bocciata da un referendum
popolare promosso dal Pd.
Insomma
la governabilità non va cercata nella legge elettorale. Va cercata altrove: nella
capacità dei leader di costruire alleanze fondate sulla trasparenza e su
programmi chiari. Cambiando, cioè, lo stile del lavoro politico.
E
per questo semplice motivo che è meglio aspettare qualche settimana o mese, per
vedere se qualcosa di serio accade o se dovremo considerare le parole di Renzi
quello che sono: parole.
Possiamo anche domandarci cosa ce ne facciamo di questa furbizia avendola già vista
in opera in questi ultimi anni con i pessimi risultati che si possono constatare!..Quanto poi alla genialità...credo si debbano anche avere le doti ed un grande equilibrio per renderla utile!..Renzi
dimostra ogni giorno il metodo con cui si deve acquisire un consenso…ma oggi… un consenso.. può essere utile se si hanno anche intuizioni sulle possibilità di ciò che si deve mettere in atto in modo funzionale.
Conquistare
la direzione del Paese non è un gioco a chi è più furbo!.. e dice bene Domenico
quando afferma, come io ho sempre asserito nei miei post…che la governabilità va ricercata altrove. Ma io aggiungo che.. oltre ad essere ricercata altrove.. deve essere
sostenuta con forza dal basso. Se questa conquista si riduce ad un effimero gioco di
potere per assurgere ad una posizione di comando senza poi averne le capacità, vedremo
sempre governi brevi e debolissimi…
La politica non è un gioco...e l’ambizione, in questo campo... sembra divorare tutti!
vincenzo cacopardo
Nessun commento:
Posta un commento