25 feb 2014

Breve considerazione sull'analisi del Consigliere Cacopardo

Sotto osservazione
di domenico Cacopardo

È prematuro esprimere una valutazione sul governo Renzi, ancora all’esame ‘fiducia’ del Parlamento, ma già nell’esercizio delle sue funzioni.
Tuttavia, alcune considerazioni possono essere già formulate. La prima riguarda Enrico Letta: il suo gabinetto si è suicidato strada facendo, per l’inconsistenza di alcuni ministri, ma, soprattutto, per gli errori della sua azione politica.
Il segretario del Pd ha colto il crescente disagio del Paese e delle grandi organizzazioni sociali e ha brutalmente dichiarato la fine della partita. Come una belva savana sbrana l’antilope ferita, così, più o meno allo stesso modo, Renzi ha fatto un boccone solo di Letta.
Non sa, ma nel tempo imparerà che queste operazioni prima o dopo si pagano a caro prezzo. Non sa ma imparerà che la politica è l’unica scienza sociale esatta, nella quale il rapporto tra il dare e l’avere tende inevitabilmente al pareggio. Non sa ma imparerà che la politica è anche una scienza geografica in cui i posizionamenti sono più importanti delle strutture organizzate.
Insomma, la sensazione che questi ultimi giorni cruciali ci consegnano è quella di una sostanziale immaturità del nostro presidente del consiglio. Il braccio di ferro con Napolitano non è andato male: ha vinto sul ministero degli esteri e su diversi altri casi. Ha perso sulla giustizia e sull’economia, anche se quella dell’economia è una sconfitta che può diventare una vittoria per le qualità professionali del nuovo ministro.
Tuttavia, per molti nomi vale, per il momento, la sensazione che si tratti di “Dilettanti allo sbaraglio ammessi a un tavolo di poker di giocatori professionisti.” Debbono, quindi, tutti uno per uno conquistarsi l’apprezzamento di deputati e senatori, delle amministrazioni, dell’opinione pubblica.
Non sarà facile con una nazione stremata da sette anni di crisi, i cui effetti sono paragonabili a una guerra perduta (e di una guerra perduta si è trattato per colpa di ‘generali’ incapaci e, spesso, colpevoli di intelligenza con il nemico comunitario). Non sarà facile liquidando i rappresentanti dell’unico corpo italiano paragonabile ai diplomati dell’Ena francese: i consiglieri di Stato. È vero –e lo abbiamo scritto- che c’era e c’è necessità di un profondo rinnovamento, ma non di una capovolgimento dei valori sul terreno. Un exdirettore generale del comune di Reggio Emilia non ha le competenze giuridiche e organizzative per governare la macchina delicata che è la segreteria generale di palazzo Chigi. Nemmeno un endocrinologo reggiano ha le conoscenze idonee per entrare nel merito della produzione legislativa dei ministeri. Può avere fiuto politico sì, non competenza specifica.
Queste prime scelte testimoniano l’immensa fiducia in se stesso di Matteo Renzi e la sua debolezza culturale e politica. Esaurita la fase del frenetico attivismo si renderà conto che i problemi su cui si sono misurati persone di esperienza e qualità tecniche non sono semplici e facilmente risolubili.
Sembra accecato dal successo l’exboy-scout fiorentino. E Dio non voglia che lo sia veramente, giacché in gioco ci siamo noi e la nostra democrazia.
Il Pd, il risultato del compromessino storico tra exPci ed exDc, può alla fine di questa storia, dimostrarsi malattia terminale della Repubblica.
  
Conquistarsi l’apprezzamento dell’opinione pubblica non sarà un gioco da poco. Se un Consigliere di Stato in pensione con la professionalità e l’esperienza di Domenico, ci avverte della difficoltà di rinnovamento del potente corpo dei consiglieri di Stato, una ragione valida sussisterà. Il riferimento al sottosegretario Del Rio non viene posto come una critica generica e senza fondamento, ma diretta alle poco chiare capacità organizzative della stessa persona. Le peculiarità per guidare la delicata macchina burocratica della segreteria generale di palazzo Chigi, sembrano davvero complesse…E qui ..il fiuto politico conta veramente poco rispetto alle precise competenze.
E’ vero.. si!..in gioco ci siamo noi...tutto il Paese..dobbiamo quindi sperare nelle capacità di chi, in realtà, possiamo anche temere per incapacità.
Questo per quanto riguarda l’amministrazione  della macchina dello Stato, ma la domanda che non posso non pormi è quella di non capire la ragione per la quale finiamo sempre col doverci affidare ad una qualunque figura carismatica su ciò che riguarda le riforme istituzionali per la guida politica della Nazione…e perché.. queste..non dovrebbero essere affidate più direttamente al consenso di tutti cittadini.

v.cacopardo

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