23 feb 2014

Una chiosa alla nuova posta di Paolo Speciale

QUANDO L'EMERGENZA FA VIRTU'

di paolo Speciale

Sono ormai luogo ed affermazione comune le grandi difficoltà non solo pratiche, ma anche di carattere introspettivo ed opinionistico cui il neo Presidente del Consiglio dovrà far fronte. Un fronte non comune con la sua squadra, non tanto per l'incompetenza o la presunta inettitudine dei nuovi titolari di dicastero, quanto per la sua nota ed innata tendenza ad accentrare potere ed azione, quasi che fosse ormai una sfida personale tra lui ed il partito cui appartiene, tra lui e la nazione stessa che indugia diffidente, tra lui e l'opposizione, tra lui e l'Europa.
Renzi sa bene che la prima difficoltà è proprio quella di onorare adeguatamente ogni promessa di cambiamento, e che è prevalente e diffuso il concetto – di matrice ideologica costituzionale – che vede tuttora nelle urne la vera ed unica legittimazione di un processo di rinnovamento politico, sociale ed economico.
In questo contesto, anche ai più prudenti ed ossequiosi commentatori riesce oggi sempre più difficile non attribuire al Capo dello Stato il compimento di azioni che,stante l'emergenza di una ingravescente crisi identitaria degli altri soggetti protagonisti della vita pubblica proveniente dalla base, non sarebbero riferibili alla sfera di competenza dell'inquilino del Colle.
Prima tra queste l'avere messo all'indice la stessa possibilità di scioglimento anticipato del Parlamento, interpretata addirittura come omissione di un atto dovuto. Eppure il nostro ordinamento prevede la strenua ricerca di una maggioranza parlamentare che assicuri la fiducia ad un governo, prima di compiere questo atto “estremo”.
Ancora: tra i neo-ministri ce ne sarebbero alcuni “imposti” da “Re Giorgio”, a scapito di altri che invece erano più graditi al Premier. Ma la Costituzione recita che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i Ministri”. Non a caso utilizzando il termine “proposta”, elemento manifestamente non vincolante nella scelta, che deve essere “propria” di Napolitano e sufficientemente soltanto “non sgradita “al capo dell'esecutivo ai fini della sua effettiva legittima esecutività.
Si è dibattuto per decenni sulla  figura ed il ruolo particolari, specie nel contesto europeo, del nostro Presidente della Repubblica, “in primis” Garante del dettato costituzionale, inserendo in vari progetti di riforma, più tendenti ad un sistema “presidenziale”, la acquisizione di poteri più ampi; e tuttavia -quale anomalia solo italiana - tali propositi si sono incoerentemente alternati, tra i loro sostenitori, a ripetuti ed altrettanti tentativi di delegittimare l'esercizio di ogni facoltà già prevista nei testi vigenti, complice quella incultura costituzionale diffusa, preda irrinunciabile per addetti ai lavori cacciatori di consensi.
C'è poi anche chi dice che Napolitano abbia fatto di necessità virtù, accettando di rimanere al proprio posto in un momento istituzionalmente molto delicato e di grande emergenza.
Ma di necessità-emergenza virtù primo fra tutti deve fare questo nuovo Governo, nato su ceneri –tutt'altro che spente – di quello precedente, da cui si dovrà (difficile ora dire come) distinguere radicalmente, avendo già in comune con esso non poche caratteristiche, a cominciare proprio dalla sua anomala composizione. 
E forse non tanto anomala: il fisiologico spostamento verso il centro moderato operato da Renzi da sinistra e da Alfano da destra potrebbe essere la chiave di Volta.
“Moderato” sembra infatti la nuova parola d'ordine, ed il termine richiama la necessità di tendere al raggiungimento di un equilibrio ideale – o pseudo tale -.
Lo stesso che ogni cittadino aspira a riconquistare, magari con qualche soldo in più in tasca.
Il graduale ripristino di un dignitoso potere d'acquisto, essenziale soprattutto nelle classi sociali medio-basse insieme al rilancio di quelle piccole imprese che hanno manifestato a Roma qualche giorno fa, costituisce la ricetta miracolosa di cui Renzi non può fare a meno. E' lì che si gioca l'ultima partita, iniziata da tempo nel segno di “necessitas genetrix virtutis”.


Equilibrata interpretazione dei nuovi risvolti politici con l’ingresso di Matteo Renzi nella figura di premier della nostra Nazione. Paolo riesce a cogliere la sostanza delle pieghe della politica odierna dettata da uno stato confusionale che ha evidenziato non poche anomalie al sistema istituzionale..come lui stesso afferma: “complice quella incultura costituzionale diffusa, preda irrinunciabile per addetti ai lavori cacciatori di consensi”…
Ma, al di là della figura del nostro anziano Presidente, sulla quale mi sono già altre volte espresso, la domanda resta sempre la stessa: Se il sistema converge la sua politica verso un centro moderato. …quale scopo può avere la continua ricerca di un bipolarismo? E di contro..con quale prova di equilibrio, in questo nostro Paese, si è mai dimostrato di esser capaci di trovare una politica moderata? Sottolineo ciò in quanto Matteo Renzi, rappresenta oggi, un sostenitore del sistema bipolare, pur adeguandosi, in contraddizione, ai giochi  di una politica diversa.
Il nuovo governo appare condizionato dalla forza imprenditoriale rappresentata dalla nuova figura della ministra Guidi proveniente da Confindustria e da quella del ministro Poletti presidente nazionale di Legacoop. Con tutto il rispetto che si deve a tali figure che ben presto saranno messe alla prova..credo che aver messo questi pesanti dicasteri nelle mani di imprenditori, potrà dimostrarsi tanto positivo ..quanto limitativo. Se a questi aggiungiamo la figura del ministro Galletti con la delega all’ambiente, abbiamo formato un quadro tutto emiliano ..anzi credo, addirittura tutto bolognese. Non è tanto la loro provenienza, ma il dubbio giustificato che in loro si possa esprimere un impegno diretto verso la rinascita economica del lavoro per il Sud. Rinascita di un territorio senza il quale.. l’intero Paese non potrà mai avere sviluppo.
E’ vero: un governo perfetto non esiste..ma non dovrebbe nemmeno essere proposto senza un’attenta ricerca che metta in prima fila le esigenze ed i guasti più importanti di un Paese. Io continuo a pensare che ci sia dimenticati totalmente delle esigenze primarie del nostro mezzogiorno che, a parer mio..rappresenta una delle chiavi d’ingresso verso l’integrazione europea.  
v.cacopardo



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