27 feb 2014

una nota al nuovo commento di Domenico Cacopardo sul governo Renzi

Scarpe rotte eppur bisogna andar
di domenico Cacopardo
Scarpe rotte eppur bisogna andar, cantavano i nostri alpini nella tragica ritirata di Russia e mai canzone fu più appropriata per gli italiani di oggi.
Reduci da un ventennio di disastri, nella nuova transizione tra la seconda e la terza Repubblica, assistiamo sorpresi e diffidenti all’entrata in scena di Matteo Renzi, il nuovo che avanza con i movimenti di un elefante in una cristalleria.
Abbiamo già commentato i suoi discorsi e il suo governo, le genericità e la supponenza. L’insufficiente affidamento che una compagnia di giovani e giovanissimi danno a destra, al centro e alla sinistra. Le uniche certezze, nella compagine ministeriale, sono rappresentate da Pier Carlo Padoan, per un prestigioso passato nelle organizzazioni economico-finanziarie internazionali, e Giuliano Poletti, già capo del movimento cooperativo che ha felicemente condotto all’unità (exdemocristiani ed excomunisti, un ennesimo compromessino storico, fondato, però, sugli affari). Entrambi personaggi solidi, dovrebbero formulare proposte e iniziative concrete e aderenti alle urgenti attese degli italiani.
Ovviamente, di Alfano, Lupi e della Lorenzin non ci pre-occupiamo, avendo già dato prove non disdicevoli nel gabinetto Letta. Su Lupi pesa la responsabilità di una Expò dai contorni complessi e ancora in via di definizione. Sulla Lorenzin, non si può dimenticare la corretta gestione del caso Stamina, contrastata da un comportamento della magistratura di difficile comprensione.
Per il resto, un libro tutto da scrivere.
Gli esteri, per esempio, dopo i disastri del governo Monti e l’inesistenza della Bonino, Federica Mogherini sarà alle prese con due questioni difficili: il caso Marò e il semestre europeo. Dovrà imparare velocemente, dato che l’intensità dell’impegno comunitario è tale da non poter essere assolta dal solo presidente del consiglio. E sul fronte indiano, dovrà tentare di recuperare il ruolo della nazione, dopo la sciagurata decisione –influenzata dalle esigenze dell’industria militare e dal ministro della difesa- di far tornare in marò laggiù, nel subcontinente asiatico.
Va ricordato che, secondo le leggi internazionali, lo status dei nostri militari era quello di “Sequestrati senza causa” dal governo indiano: non si doveva quindi accettare la giurisdizione di quel Paese o, una volta accettata, si doveva denunziarla in tutte le sedi internazionali, rifiutando la riconsegna.
C’è tuttavia da rilevare che, oggi, sulla piazza non c’è che Renzi. La classe dirigente della seconda Repubblica, a torto o a ragione, è stata spazzata via. Se Renzi fallisse, non ci sarebbe nessuno cui rivolgersi, a meno di un passo indietro di dieci anni.
Dobbiamo, quindi, tenercelo e criticarlo tutte le volte che meriterà d’essere criticato: un atteggiamento costruttivo da cui potrà trarre giovamento e indicazioni.
E la piazza (Forconi, Forza Nuova, Notav e altri antagonisti) non deve distoglierlo dalla volontà di riformare, finalmente, il Paese.
Infine, il cambio di linguaggio: il mondo, le società, le economie vivono di attese. Quelle createsi per l’avvento dello scout fiorentino sembrano positive. Non possiamo disperderle.


Caro Domenico,
le tue critiche sul nuovo governo Renzi, malgrado ben esposte, sembrano altalenanti.. passando dalla incapacità, l’avventurismo e la supponenza dello stesso Premier, alla fiducia sull’unica figura (Pier Carlo Padoan) da te definito uomo dal prestigioso passato. Ciò mi fa pensare che, anche tu, come me, sembri poco convinto sugli esiti del lavoro del giovane "sindaco d'Italia" per via della sua generica approssimazione.
Noi sappiamo che pur condividendo le grandi capacità del neo ministro, illustre consulente economico, non potremo mai affidargli in toto l’avvenire, poiché.. proprio la politica di governo.. sarà sempre condotta da colui che è stato nominato primo ministro.Una figura intrisa di un particolare decisionismo.
Se per quanto riguarda una riforma sul lavoro, potremmo anche essere positivi per ragioni comprensibili che altrimenti ci vedrebbero prossimi a qualche rivoluzione, non possiamo di certo esserlo per tutto ciò che riguarda le nuove riforme istituzionali e costituzionali.. soprattutto per quella nuova legge elettorale che, a sentir dire, potrebbe essere presentata in un unico pacchetto.. insieme alla riforma del Senato ed al Titolo quinto. Quello che non può lasciar sereni e la superficialità con la quale si affrontano tali riforme che, nel caso del “nuovo sindaco d’Italia” verranno affrontate con la forza di una maggioranza diversa.
Tu scrivi che si deve vivere di attese, mentre prima affermavi che non è la speranza il criterio cui ispirare il giudizio su Renzi e sul suo governo, ma solo l’analisi dei passi e delle scelte sin qui compiuti, dalle dichiarazioni in Parlamento.. alle esternazioni più o meno estemporanee del presidente del consiglio, delle sue donne e dei suoi uomini. Concludevi con la sensazione di totale inadeguatezza, di sottovalutazione del caso ‘Italia’ e delle sue complessità, di un avventurismo senza ancoraggi ai fondamentali economici, sociali e politici.
A cosa.. ormai.. bisogna credere? Alle scarpe rotte a cui tu fai riferimento?

Sono quasi certo che il giovane Premier adesso aspetti di poter far forza su un nuovo scoop propagandistico per dare più forza al suo governo: il ritorno dei due Marò.  Se… come tutti speriamo.. ciò porterebbe gioia e serenità alle rispettiva famiglie dei due militari ed al nostro intero paese, per Renzi ( che durante il governo, in qualità di leader del Partito  di maggioranza, avrebbe anche potuto occuparsene con maggior lena) potrebbe adesso rappresentare un colpo di immagine sul quale far forza..per poter distogliere ogni attenzione sulla sua precaria squadra di governo.
v.cacopardo

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