di domenico Cacopardo
Scarpe rotte eppur bisogna andar,
cantavano i nostri alpini nella tragica ritirata di Russia e mai canzone fu più
appropriata per gli italiani di oggi.
Reduci da un ventennio di disastri, nella
nuova transizione tra la seconda e la terza Repubblica, assistiamo sorpresi e
diffidenti all’entrata in scena di Matteo Renzi, il nuovo che avanza con i
movimenti di un elefante in una cristalleria.
Abbiamo già commentato i suoi discorsi e
il suo governo, le genericità e la supponenza. L’insufficiente affidamento che
una compagnia di giovani e giovanissimi danno a destra, al centro e alla
sinistra. Le uniche certezze, nella compagine ministeriale, sono rappresentate
da Pier Carlo Padoan, per un prestigioso passato nelle organizzazioni
economico-finanziarie internazionali, e Giuliano Poletti, già capo del
movimento cooperativo che ha felicemente condotto all’unità (exdemocristiani ed
excomunisti, un ennesimo compromessino storico, fondato, però, sugli affari).
Entrambi personaggi solidi, dovrebbero formulare proposte e iniziative concrete
e aderenti alle urgenti attese degli italiani.
Ovviamente, di Alfano, Lupi e della
Lorenzin non ci pre-occupiamo, avendo già dato prove non disdicevoli nel
gabinetto Letta. Su Lupi pesa la responsabilità di una Expò dai contorni
complessi e ancora in via di definizione. Sulla Lorenzin, non si può
dimenticare la corretta gestione del caso Stamina, contrastata da un
comportamento della magistratura di difficile comprensione.
Per il resto, un libro tutto da scrivere.
Gli esteri, per esempio, dopo i disastri
del governo Monti e l’inesistenza della Bonino, Federica Mogherini sarà alle
prese con due questioni difficili: il caso Marò e il semestre europeo. Dovrà
imparare velocemente, dato che l’intensità dell’impegno comunitario è tale da
non poter essere assolta dal solo presidente del consiglio. E sul fronte
indiano, dovrà tentare di recuperare il ruolo della nazione, dopo la sciagurata
decisione –influenzata dalle esigenze dell’industria militare e dal ministro
della difesa- di far tornare in marò laggiù, nel subcontinente asiatico.
Va ricordato che, secondo le leggi
internazionali, lo status dei nostri militari era quello di “Sequestrati senza
causa” dal governo indiano: non si doveva quindi accettare la giurisdizione di
quel Paese o, una volta accettata, si doveva denunziarla in tutte le sedi
internazionali, rifiutando la riconsegna.
C’è tuttavia da rilevare che, oggi, sulla
piazza non c’è che Renzi. La classe dirigente della seconda Repubblica, a torto
o a ragione, è stata spazzata via. Se Renzi fallisse, non ci sarebbe nessuno
cui rivolgersi, a meno di un passo indietro di dieci anni.
Dobbiamo, quindi, tenercelo e criticarlo
tutte le volte che meriterà d’essere criticato: un atteggiamento costruttivo da
cui potrà trarre giovamento e indicazioni.
E la piazza (Forconi, Forza Nuova, Notav
e altri antagonisti) non deve distoglierlo dalla volontà
di riformare, finalmente, il Paese.
Infine, il cambio di linguaggio: il mondo,
le società, le economie vivono di attese. Quelle createsi per l’avvento dello
scout fiorentino sembrano positive. Non possiamo disperderle.
Caro Domenico,
le tue critiche sul nuovo governo Renzi,
malgrado ben esposte, sembrano altalenanti.. passando dalla incapacità, l’avventurismo
e la supponenza dello stesso Premier, alla fiducia sull’unica figura (Pier
Carlo Padoan) da te definito uomo dal prestigioso passato. Ciò mi fa pensare
che, anche tu, come me, sembri poco convinto sugli esiti del lavoro del
giovane "sindaco d'Italia" per via della sua generica approssimazione.
Noi sappiamo che pur condividendo le grandi
capacità del neo ministro, illustre consulente economico, non potremo mai
affidargli in toto l’avvenire, poiché.. proprio la politica di governo.. sarà
sempre condotta da colui che è stato nominato primo ministro.Una figura intrisa di un particolare decisionismo.
Se per quanto riguarda una riforma sul
lavoro, potremmo anche essere positivi per ragioni comprensibili che altrimenti
ci vedrebbero prossimi a qualche rivoluzione, non possiamo di certo esserlo per
tutto ciò che riguarda le nuove riforme istituzionali e costituzionali..
soprattutto per quella nuova legge elettorale che, a sentir dire, potrebbe
essere presentata in un unico pacchetto.. insieme alla riforma del Senato ed al
Titolo quinto. Quello che non può lasciar sereni e la superficialità con la
quale si affrontano tali riforme che, nel caso del “nuovo sindaco d’Italia”
verranno affrontate con la forza di una maggioranza diversa.
Tu scrivi che si deve vivere di attese,
mentre prima affermavi che non è la speranza il criterio cui ispirare il giudizio
su Renzi e sul suo governo, ma solo l’analisi dei passi e delle scelte sin qui
compiuti, dalle dichiarazioni in Parlamento.. alle esternazioni più o meno
estemporanee del presidente del consiglio, delle sue donne e dei suoi uomini.
Concludevi con la sensazione di totale inadeguatezza, di sottovalutazione del
caso ‘Italia’ e delle sue complessità, di un avventurismo senza ancoraggi ai
fondamentali economici, sociali e politici.
A cosa.. ormai.. bisogna credere? Alle
scarpe rotte a cui tu fai riferimento?
Sono quasi certo che il giovane Premier
adesso aspetti di poter far forza su un nuovo scoop propagandistico per dare
più forza al suo governo: il ritorno dei due Marò. Se… come tutti speriamo.. ciò porterebbe gioia
e serenità alle rispettiva famiglie dei due militari ed al nostro intero paese,
per Renzi ( che durante il governo, in qualità di leader del Partito di maggioranza, avrebbe anche potuto
occuparsene con maggior lena) potrebbe adesso rappresentare un colpo di
immagine sul quale far forza..per poter distogliere ogni attenzione sulla sua precaria
squadra di governo.
v.cacopardo
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