3 mar 2014

Interessante articolo di Domenico Cacopardo

Armi e soldati in campo 
di domenico Cacopardo
Non è come in Libia, in Tunisia, in Egitto, in Iraq e in Siria: in Ucraina è autonoma rivolta di popolo contro un regime il cui capo, Yanukovich, ha sottratto dalle casse dello Stato una cifra stimata intorno ai 10 miliardi di dollari.
Tuttavia, la capacità di attrazione dell’Europa e il consenso palese degli Stati Uniti hanno dato ai rivoltosi un obiettivo: lasciare il campo di Mosca per entrare in quello Occidentale. Credono, insomma, che l’Unione europea possa sostituire Putin nel ruolo di protettore nella nazione e suo finanziatore per decine di miliardi (sempre di dollari).Le illusioni sono destinate a sfumare: l’Europa non ha “forza” militare né risorse adeguate. È un gigante economico che si dibatte nel deficit di ruolo internazionale (mancano all’Unione una politica estera e un esercito) e nella crisi che ha investito soprattutto i paesi del fronte Sud. 
Nella comunità ci sono anche interessi diversi: la Germania,  titolare di una sua speciale ostpolitik verso la Russia, è legata alla Russia da un livello elevato di scambi ( tecnologie e prodotti).Nel 2012 su 123 miliardi di Euro di export comunitario, 38 sono tedeschi e su 213 miliardi di import lo sono 40. L’Italia, per farsi un’idea, esporta per 10 miliardi e importa per 18. Nel merito, è l’energia la partita più importante per l’import europeo e italiano.
Le ragioni umanitarie del diritto delle genti e dei popoli non possono superare i vincoli che pone la cruda realtà, costringendo i leader occidentali a ciniche grida di dolore senza conseguenze pratiche. Nessuno vuol morire per Odessa.
In questa situazione, sicuro dell’immobilità concreta di Unione e Usa, Vladimir Putin interviene, prima di tutto, in Crimea, nella zona in cui i russi sono il 58%, e le altre principali etnie sono tatare e ucraine (un coacervo derivante da secoli di occupazione ottomana, da innesti greci, moldavi, bielorussi e, anche, specie nell’Ottocento, italiani).
L’area è stata zona di conquista e colonizzazione russa: tutto iniziò nel Settecento, ai tempi di Caterina e del suo amante, maresciallo imperiale Potemkin. Proprio lui avviò la costruzione di Odessa, il più grande porto ed emporio del mar Nero, frequentato da mercanti di tutto il mondo.
Non era immaginabile che lo zar moscovita Putin consentisse che la Crimea e le altre zone a maggioranza russa fossero travolte nel vortice di una rivoluzione la cui cifra, oltre la libertà, è una sorta di pulizia etnica verso suoi concittadini.
Non era immaginabile e non è avvenuto.
Ora, al di là delle giaculatorie, l’Europa e l’America si ritireranno in buon ordine: non sono nelle condizioni di intervenire.
Probabilmente, un'altra nazione si dissolverà dividendosi dopo tragiche giornate di sangue.


La tragedia, di cui vediamo gli inizi, sta per compiersi.

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