Non è come in Libia, in Tunisia, in
Egitto, in Iraq e in Siria: in Ucraina è autonoma rivolta di popolo contro un
regime il cui capo, Yanukovich, ha sottratto dalle casse dello Stato una cifra
stimata intorno ai 10 miliardi di dollari.
Tuttavia, la capacità di attrazione
dell’Europa e il consenso palese degli Stati Uniti hanno dato ai rivoltosi un
obiettivo: lasciare il campo di Mosca per entrare in quello Occidentale.
Credono, insomma, che l’Unione europea possa sostituire Putin nel ruolo di
protettore nella nazione e suo finanziatore per decine di miliardi (sempre di
dollari).Le illusioni sono destinate a sfumare: l’Europa non ha “forza”
militare né risorse adeguate. È un gigante economico che si dibatte nel deficit
di ruolo internazionale (mancano all’Unione una politica estera e un esercito)
e nella crisi che ha investito soprattutto i paesi del fronte Sud.
Nella comunità ci sono anche interessi
diversi: la Germania, titolare di una
sua speciale ostpolitik verso la Russia, è legata alla Russia da un livello
elevato di scambi ( tecnologie e prodotti).Nel 2012 su 123 miliardi di Euro di
export comunitario, 38 sono tedeschi e su 213 miliardi di import lo sono 40.
L’Italia, per farsi un’idea, esporta per 10 miliardi e importa per 18. Nel
merito, è l’energia la partita più importante per l’import europeo e italiano.
Le ragioni umanitarie del diritto delle
genti e dei popoli non possono superare i vincoli che pone la cruda realtà,
costringendo i leader occidentali a ciniche grida di dolore senza conseguenze
pratiche. Nessuno vuol morire per Odessa.
In questa situazione, sicuro
dell’immobilità concreta di Unione e Usa, Vladimir Putin interviene, prima di
tutto, in Crimea, nella zona in cui i russi sono il 58%, e le altre principali
etnie sono tatare e ucraine (un coacervo derivante da secoli di occupazione
ottomana, da innesti greci, moldavi, bielorussi e, anche, specie
nell’Ottocento, italiani).
L’area è stata zona di conquista e
colonizzazione russa: tutto iniziò nel Settecento, ai tempi di Caterina e del
suo amante, maresciallo imperiale Potemkin. Proprio lui avviò la costruzione di
Odessa, il più grande porto ed emporio del mar Nero, frequentato da mercanti di
tutto il mondo.
Non era immaginabile che lo zar moscovita
Putin consentisse che la Crimea e le altre zone a maggioranza russa fossero
travolte nel vortice di una rivoluzione la cui cifra, oltre la libertà, è una
sorta di pulizia etnica verso suoi concittadini.
Non era immaginabile e non è avvenuto.
Ora, al di là delle giaculatorie,
l’Europa e l’America si ritireranno in buon ordine: non sono nelle condizioni
di intervenire.
Probabilmente, un'altra nazione si
dissolverà dividendosi dopo tragiche giornate di sangue.
La tragedia, di cui vediamo gli inizi,
sta per compiersi.
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