di vincenzo Cacopardo
Sappiamo che Bruxelles ha criticato il governo Letta
per non aver dato corso alla riforma del mercato del lavoro e non ha adottato politiche
finanziarie a favore della crescita.. a differenza, il rapporto con Renzi.. che
si presenta come un ex Dc, sembra dimostrarsi più convincente e più deciso nell’operare
in favore delle riforme. Il Paese vorrebbe che si operasse la promessa per il
mega sblocco dei crediti delle imprese con la Pubblica amministrazione tramite
garanzie statali, attraverso la Cassa depositi e prestiti, ma..anche qui…Bruxelles,
tira il freno…mentre Renzi non fa che promettere.
Il Jobs Act di Renzi include un più ampio diritto a
licenziare e l'eliminazione della cassa integrazione per finanziare una
indennità di licenziamento congrua. Ma tutto questo sembra avversato dalla Cgil
e da Fiom e pare non risolvere un fondamentale problema di produttività. Confindustria
chiede che la somma per il cuneo fiscale vada tutta all'Irap ed il Ministro
Padoan afferma che riducendo le tasse non si accende alcuna crescita ed il
cuneo fiscale che danneggia le imprese a più alta intensità di lavoro, induce a
portare all'estero i servizi direzionali di ricerca e di sviluppo. In tutto
questo la forza di Renzi sembra affidata non propriamente alla sua coalizione.
Da come si stanno volgendo i fatti sembra che il giovane Renzi abbia sempre
avuto un’ambizione per la poltrona di Palazzo Chigi per una brama di andare al governo solo per poter fare le
elezioni da una posizione di Premier, ma oggi, è lui stesso a dover temere un
possibile logoramento del giocattolo tanto desiderato. Tante sue promesse si
stanno verificando vane: una legge elettorale che trova mille ostacoli, una incerta
abolizione del Senato che per adesso rimarrà, una rottamazione inesistente delle
figure ed una riforma sul lavoro che.. pur dovendosi eseguire per volontà superiori
evitando rischi catastrofici, dovrà fare i conti con gli agguerriti sindacati.
Renzi appare meno forte di quanto sembri o voglia far vedere. Pare aver
ceduto ad Alfano ed ha subito anche condizionamenti da parte delle forze di
minoranza interna al suo stesso Partito…per non parlare dell’opera di
rimessaggio di un Cavaliere che sembrava ormai fuori dai giochi. Il Quirinale ..intanto..quasi per tamponare..
è già pronto a legittimare un altro sistema, un sistema che potrebbe avere una
logica istituzionale particolare.. ponendo il Senato in una funzione
moderatrice. Quale momento migliore per pensare profondamente e con logica a
rendere più utile un Senato senza cancellarlo con un netto colpo di spugna…
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