6 mar 2014

un commento sul nuovo appunto di Domenico Cacopardo al governo

Perché Renzi può farcela… o no
di domenico Cacopardo

Abbiamo potuto leggere un documento che circola tra i capi dipartimento e i direttori generali romani. Il senso è quello di un autorevole suggerimento: “State guardinghi. La via del governo è tutta da vedere e le progettate riforme sono più fumo che arrosto.” Insomma, nessuna preclusione, ma “Non compromettetevi.”
Per punti, cerchiamo di riassumerlo. Queste le osservazioni:
1. La Ragioneria Generale dello Stato, rafforzata dal vincolo di pareggio del bilancio inserito in Costituzione, è diventato un autonomo potere autoreferenziale. Sarebbe necessaria, più che la spending review, un’approfondita revisione degli oscuri criteri usati dalla Ragioneria. Non solo per una questione di trasparenza, ma soprattutto per consentire al governo e ai ministeri di formulare osservazioni e proporre cambiamenti. Il modello econometrico usato, infatti, non è attendibile.
2. La Germania, che ha versato il 51% del capitale della BCE,  non rinegozierà un nuovo patto di bilancio europeo: il Fiscal compact  rimarrà in vigore e sarà causa di inenarrabili sciagure. Tutto quello che, sullo sviluppo e sulle riforme, dice Renzi è destinato a scontrarsi con la realtà di una situazione determinata dalla dissennata firma posta da Monti sotto l’accordo.
3. La speculazione finanziaria globale non risponde ad alcuna logica politica e potrebbe avere di nuovo voglia di aggredire qualche Paese in difficoltà. Per l’Italia sarebbero altri guai.
4. Matteo Renzi è completamente solo (Andreotti ebbe una squadra di collaboratori di primo piano da Evangelisti a Cristofori; Craxi Giuliano Amato; Spadolini e Ciampi Maccanico; Berlusconi Gianni Letta; Prodi Enrico Micheli, etc.). Non si vedono persone di livello nell’innercircle renziano. Solo ragazzotti senza esperienza per portare avanti le leggi, mediarle con la Ragioneria, coi gruppi parlamentari, con l'Europa.
5. La magistratura, infine, non sembra disponibile ad accettare qualsiasi intervento che la renda efficiente costringendo il sistema a lavorare di più e con un minimo di produttività. Circola anche l’idea di disfarsi dell’alta burocrazia: debbono capire che si avvicinerebbero alla fine.
Queste, invece le ragioni per le quali Renzi potrebbe resistere (non realizzare le riforme, ma resistere e, quindi, conquistarsi la benevola collaborazione dell’alta dirigenza):
1. Renzi è solo. Non si vedono intellettuali ed economisti disposti a dargli una mano. Questa è la stessa considerazione del precedente punto 4. Si vuol dire che, libero da ingombranti consiglieri, può spingere i suoi ragazzotti sulla strada giusta e ottenere dal Parlamento qualche serio passo avanti.
2. Alfano è disposto a tutto pur di non andare a votare.
3. Il premier sembra, inoltre, volersi muovere nella direzione delle riforme ordinamentali a costo zero. Se fatte bene, potrebbero spingere sulla via della crescita.
4. La Ragioneria dello Stato si può battere se il Presidente del Consiglio e il Ministro del Tesoro impongono la trasparenza dei modelli  econometrici "segreti ed interni" di calcolo del costo delle leggi. In questo modo finalmente il governo tornerebbe sovrano (vedi il punto 1 del ‘Non può’).
5. In Europa il voto all'unanimità è l'unica arma di pressione che abbiamo per ottenere rispetto. Dobbiamo usarla freddezza e razionalità, senza farcela nei pantaloni come Monti e Letta
(sic)
.Questo si scrive a Roma. Non sembrano considerazioni lunari, ma argomenti su cui riflettere.


il commento di vincenzo
Continuo a pensare che sia un lavoro troppo grosso e difficile per essere affidato ad una sola figura. Credo anche che, in casi difficili come questi l'energia comune del suo Partito di riferimento gli avrebbe reso più forza. Ma sappiamo fin troppo bene che Matteo Renzi opera in politica in modo personale ed ambizioso ed il suo incedere ha spesso trascurato i rapporti utili con le forze interne al suo Partito. Anche questo è purtroppo un punto sottovalutato dalla odierna politica tendente ad esaltare le figure non tenendo in giusta considerazione una indispensabile riforma in favore al funzionamento dei Partiti.
I punti messi in evidenza dal cugino Domenico sono condivisibili.. e lo è di certo anche quel sottolineare le difficoltà dovute ad una certa solitudine, ma non dobbiamo dimenticare che.. a questo isolamento.. ha contribuito lo stesso Renzi e la sua esasperata mancanza di umiltà nell’affrontare il difficile percorso, un persistente auto incensarsi come unico paladino in difesa dei molteplici problemi del Paese.. palesatosi con evidenza. Non credo che questi eccessi possano portare a far buon uso dalla politica che, al contrario necessita del contributo e dell’opera comune dei tanti. Le difficili e complicate questioni che assediano la nostra Nazione meritano una vasta ed attenta collaborazione.
In riferimento.. poi..alla questione dei modelli “econometrici interni” che Domenico sottolinea come un punto delicato ( cioè quella statistica  che si occupa dell'analisi dei fenomeni o meglio del confronto tra un modello economico e l'evidenza empirica) al fine di poter rendere il governo sovrano, son convinto che nessuno fino ad adesso si sia immedesimato in questa problematica che aiuterebbe di sicuro la politica nel suo cammino di funzionamento. Tale suggerimento non può, quindi, che essere preso in alta considerazione.


In quanto ai “ragazzotti” della squadra di governo ( come li definisce Domenico) credo che difficilmente possano mettere in evidenza le loro idee.. sotto la forte personalità di un premier così determinato che invero potrebbe persino ridurne le eventuali capacità. Il tecnicismo e le capacità del neo ministro all’economia possono, forse, fare una certa differenza, ma questo è un capitolo a parte...Rimangono sempre le riforme costituzionali e quelle della giustizia, nodi difficili da sciogliere persino per un ragazzotto prodigio come il "sindaco d’Italia" auto imbrigliato nell’anomalia di due maggioranze.  
v.cacopardo

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