31 mar 2014

un commento alle nuove considerazioni di Domenico Cacopardo

Stenterello alla corte del Gran Khan
di domenico Cacopardo


Come il concittadino Stenterello, Matteo Renzi è chiacchierone e impulsivo, ma anche ingegnoso e pronto a schierarsi dalla parte del più debole. Ma, diversamente da Stenterello, sa essere spietato e teso al proprio successo sostanziale e, soprattutto, mediatico.
È fortunato, almeno sino a ora, il premier: la fulminea ascesa alla segreteria del Pd e, subito dopo, a palazzo Chigi sono state agevolate dal crollo di tutta una classe dirigente, educata nel vecchio Pci, emersa sulle ceneri della prima Repubblica, affermatasi nella seconda. Se rivolgiamo serenamente lo sguardo al passato ci sembra impossibile che persone della modestia di Bersani, Fassino, Nicolais, Melandri e compagnia bella abbiano potuto assumere responsabilità di primo piano. E se guardiamo ai tempi più recenti, scopriamo che i rivali di Renzi per la segreteria sono stati Cuperlo e Civati, di cui s’è ormai persa memoria nei corridoi degli uffici di via Sant’Andrea delle Fratte, dov’è la sede del Pd.
Ora che è al governo, Matteo Renzi non ha perso l’abitudine di far politica mediante l’épater le bourgeois, il vecchio e abusato metodo delle dichiarazioni reboanti, capaci di stupire e carezzare la pancia della gente, spesso infarcite di smaccata demagogia.
Un mix pericoloso, di cui presto potrebbe essergli presentato il conto. Il nostro giovanissimo presidente, tuttavia, non è solo questo. È anche l’interprete più efficace del malessere che percorre la penisola, della stanchezza per una politica che non ha più nulla da dire (vedi sopra), dell’indignazione per un sistema corrotto e incapace di portare a compimento qualsiasi disegno di riforma o di intervento sul territorio. Fallito per la politica sociale e industriale che ha espresso.
Ed è portatore, infine, di un progetto europeo alternativo a quello degli attuali responsabili della politica comunitaria.
Per Renzi (e molti altri), la politica di austerità ha recato più danni che benefici (salvo la Germania e alcuni paesi del Nord);le restrizioni alla crescita hanno messo in discussione l’Europa nel sentiment e nella ragione dei cittadini del continente; e, per l’Italia, ha significato un complesso di costi senza ritorni, a cominciare dal contributo al fondo salvastati per finire con le restrizioni del credito. L’unico assenso all’Unione riguarda la politica delle riforme: ma non quelle repressive che sono di voga a Bruxelles, ma quelle istituzionali, premessa obbligata di tutte le altre.
A occhio, anche sotto questo profilo, il premier sembra fortunato: le elezioni francesi hanno visto il successo del Front National, FN diretto da Jean-Marie Le Pen seminando panico tra gli eurocrati e leader come la Merkel; le prossime elezioni europee vedranno in sostanza uno scontro tra unionisti e separatisti, e i primi, che vinceranno, non potranno più dimenticare il disagio generale; la prossima Commissione sarà meno liberista e germanofila di quella uscente, anche perché per i socialisti si prevede un buon risultato.
Tutte ragioni queste che potrebbero aiutare Renzi a imporre a Bruxelles le ragioni dell’Italia, che sarà presidente dell’Unione dal prossimo 1° luglio.
Insomma, ancora una volta occorre aspettare: le prospettive, però, possono diventare migliori di quanto non siano oggi.


Il suo "épater le bourgeois" fa tanto pensare ad un personaggio che ha dominato in politica negli ultimi vent’anni. Anche lui usava queste roboanti dichiarazioni e ha riempito il suo periodo con promesse non mantenute.
Al di là di ciò… per quanto attiene il risultato della Francia.. non mi sembra che le elezioni diano tanta ragione ai socialisti. Che la battaglia a livello europeo finirà col dare ragione agli unionisti, sembra comunque scontato, se pur.. come afferma giustamente Domenico.. la posizione della Germania dovrà attenuarsi.
Per quanto riguarda la figura del Premier Renzi, mi trovo perfettamente d’accordo col cugino quando afferma che la corruzione ed un’evidente mancanza di riforme, hanno ridotto la politica del nostro Paese in un pesantissimo stato di disagio e di indignazione. Dunque..la via per Renzi.. dovrebbe essere solo in salita, poiché.. qualunque piccola cosa in positivo facesse, sarebbe vista come un’eccezione…qualcosa di singolare che nessuno prima è stato capace di fare.
Non si possono mettere in dubbio le qualità ingegnose di Renzi, né il suo opportunismo... mai la sua determinazione e la sua innata volontà, ma ciò non basta quando.. una simile metamorfosi del sistema.. dovrebbe coinvolgere un’intera classe politica in quella utile dialettica che oggi sembra mancare. Restano assai dubbiose certe considerazioni di merito circa le trasformazioni istituzionali da lui decise per opportunità.. (in considerazione del fatto che nessuno in seno al suo Partito osa opporsi). Trasformazioni storiche di una  importanza assoluta che decideranno il futuro di tutta la struttura politica istituzionale e che, a parer mio, non possono essere decise così in fretta, in modo assai tagliente e senza il contributo di tutti. Restano anche implicite altre considerazioni di metodo che, unite a quelle di merito, danno un quadro di una strada assai lontana da ciò che dovrebbe rappresentare un vero percorso democratico. Alcune cose gli riusciranno…altre molto meno..altre per niente.
Vincerà l’autoritarismo...una certa incantevole comunicazione..ed una evidente determinazione, ma andremo sempre più allontanandoci da ogni sistema di vera appartenenza democratica. 
V. Cacopardo

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