1 apr 2014

la posta di Paolo Speciale

SENATUS POPULUSQUE RENTIANUS
di paolo Speciale

Concreto e sostanziale abbattimento dell'eccessiva e farraginosa tempistica delle procedure burocratiche proprie di uno stato sociale che però va mantenuto, perchè al momento irrinunciabile: questa la filosofia renziana che oggi, stante il rigido cronoprogramma autoimposto, si vuole trasformare in atto compiuto.
Cosicchè la prima delle riforme, sinora prudenzialmente solo dibattute in sede extraparlamentare in forza della loro potenziale natura destabilizzante, riguarda proprio il nuovo ruolo da attribuire ad una istituzione – il Senato - nata storicamente come sede della saggezza legiferante per eccellenza, l'assemblea che deve operare quel bilanciante “raffreddamento” delle intemperanze – non solo riformiste - mai meditate abbastanza.
Non si tratta di sconvolgere il bicameralismo perfetto, ma di razionalizzarne – in termini di efficacia - la veste operativa, non depauperando la funzione di Palazzo Madama, che anzi nella nuova dimensione diventerebbe complemento essenziale di Montecitorio.
E di questo Matteo Renzi deve fare i conti anche con il suo stesso “popolo”.
Si è parlato semplicisticamente di abolizione della caratteristica “elettiva” del nuovo Senato: eppure sarebbe costituito in grandissima parte da eletti presso le autonomie locali ed è innegabile quanto ciò possa incidere sulla nascita di una nuova e più alta qualità del rapporto tra rappresentante e rappresentato. Gli eletti nei vecchi collegi, sinora dimostratisi insufficienti strumenti di manifestazione delle esigenze locali e territoriali a livello centrale, sarebbero sostituiti direttamente dagli amministratori periferici stessi i quali, senza alcuna indennità diversa da quella erogata dall'ente locale rappresentato, sarebbero forse anche meno esposti al fenomeno del voto di scambio e ad una certa diffusa ed impropria dipendenza gerarchico-partitica che il sistema dei privilegi romani nel tempo ha consolidato.
La funzione legislativa ordinaria rimarrebbe prerogativa esclusiva della Camera dei Deputati, mentre al Senato la stessa sarebbe sostituita da una funzione - sinora propria delle commissioni – di elaborazione propositiva con cogenza, presso Montecitorio, di esame e di espressione di parere verso i testi redatti entro tempi ristretti.
Ancora: Palazzo Madama manterrebbe la funzione legislativa costituzionale, e quindi rimarrebbe attore determinante in ogni ulteriore processo di revisione della magna charta, oltre a rimanere titolare della stabile attribuzione di altre non meno importanti funzioni presenti nel processo legislativo.
Le riforme del sistema, si sa, riguardano tutti perchè modificano spesso anche le regole del gioco.
Tutti, tranne le più alte cariche dello Stato, che dello stesso sistema, anche se modificato dal Parlamento sovrano nella sua collegialità, devono essere, nella qualità, solo garanti e non critici commentatori. Pena il rischio di perdere autorevolezza e prestigio, oggi quanto mai importanti, se non confusi con i privilegi.






Nessun commento:

Posta un commento