26 mar 2014

Una critica del Consigliere Domenico Cacopardo

LO STUPIDO AL POTERE 
di domenico Cacopardo

L’ineluttabile successo del luogo comune, della retorica italiota e della peggiore routine burocratica lo si constata da tempo.
Facciamo qualche esempio.
Nei giorni scorsi la graziosa pregnant Marianna Madia ha partorito l’idea di vietare ai pensionati attività retribuite. A parte ogni considerazione di tipo umanitario e sociale (l’impegno degli anziani ritarda il loro decadimento fisico e mentale), la giovane marmotta incaricata della riforma della pubblica amministrazione rivela la mentalità illiberale e proibizionista che tanti irreparabili danni ha già prodotto.
Altro esempio interessante, testimonianza di approssimazione nella spesa dei fondi dello Stato, si può trovare nella piazza Tienanmen di Pechino.
Nel luogo più frequentato della Cina, c’è il Museo nazionale, e l’Italia, dopo 12 anni di trattativa, ha ottenuto uno spazio interessante (500 mq). In cambio, abbiamo concesso al governo cinese una analoga disponibilità nel palazzo Venezia di Roma.
A Tienanmen, inaugurata dal ministro dei beni culturali Ornaghi, è andata in scena,il 6 luglio 2012, la mostra dedicata al Rinascimento a Firenze: purtroppo era la terza mostra sul Rinascimento realizzata in quel Paese e l’affluenza ne ha risentito. Secondo l’ormai larga colonia italiana, si sarebbe trattato di un mezzo flop, visto che la stampa locale non le ha dato l’importanza che meritava e che il botteghino non è stato pari alle attese né ai normali flussi cinesi.
Sarebbe un’importante innovazione (il ministro Franceschini potrebbe deciderlo) che i Beni culturali, alla fine di questo genere di esibizioni, comunicassero costi, contributi degli sponsor e risultati di botteghino, in modo che si possa valutare lefficacia e lutilità della spesa.
L’ultima idea, per Pechino, è di presentare il Barocco romano: un evento a impatto zero, che può far felice qualche mercante, non di certo la curiosità che da quelle parti ci viene riservata.
Domanda: ma perché il ministero dei beni culturali non approfondisce il tema per capire quali siano le iniziative che possano mobilitare, in Cina, il più vasto pubblico, facendo da traino al prodotto italiano?
Per renderci conto di questo perché, abbiamo preso in esame il sito del ministero, scoprendo che c’è una specifica direzione per la valorizzazione del patrimonio culturale. Alla sua testa la dottoressa Anna Maria Buzzi. Spulciato il suo curriculum (ministeriale), abbiamo scoperto che la signora dichiara di parlare in modo fluente il francese. Per l’inglese ha una conoscenza scolastica (che, data la qualità dell’insegnamento italiano, significa zero o quasi). Già questa constatazione, unitamente al fatto che la signora non si sia sentita in obbligo di imparare bene la lingua globale, ci ha fatto venire i brividi. Poi, è venuto fuori che la dottoressa Buzzi è laureata in pedagogia e che, tra i corsi di specializzazione vantati, non ce n’è uno che riguardi la valorizzazione del patrimonio culturale né il management di settore. A questo punto ci siamo fermati, per non accentuare i motivi di depressione.
Insomma, al di là dei propositi roboanti, nella pubblica amministrazione, come sappiamo, ci sarebbe molto da fare (eh? Marianna Madia!).







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