di domenico Cacopardo
Fra le molte cose su cui riflettere una
delle più delicate è l’evidente convergenza di Squinzi verso le posizioni della
Camusso e della Cgil.
Va ricordato che c’è un drammatico filo
rosso che lega la Cgil al rifiuto delle più recenti stagioni riformiste.
E c’è un unico destino che mette insieme
tutti molti lavoristi additati alla pubblica esecrazione come servi di un solo
padrone, lo Stato.
Il rifiuto di assumersi la responsabilità
di collaborare alle urgenti riforme del mercato del lavoro e dello Statuto dei
lavoratori ha, infatti, potuto rappresentare l’innesco del terrorismo brigatista
che, con D’Antona e Biagi, colpì a morte chi si occupava della modernizzazione
del sistema.
Di questo deve tenere conto Matteo Renzi
e, di questo, debbono tenere conto il ministro dell’interno, la boccheggiante
Aisi e i capi della pubblica sicurezza.
Quello che stupisce, in questa
situazione, non è la posizione della Cgil, ancorata alla stolida politica di
Cofferati & successori, ma le esternazioni del presidente di Confindustria,
Squinzi, eletto al suo incarico con il determinante appoggio delle aziende
pubbliche (il che non deve essere dimenticato né a palazzo Chigi né in via XX
Settembre).
Sfrustrato dalla gelida accoglienza dei
colleghi tedeschi (l’organizzazione datoriale di Berlino rappresenta un
ventaglio di colossi economico-finanziari, rispetto ai quali le aziende
italiane, compresa la Mapei ed esclusi i colossi di Stato, fanno la figura dei
nanetti di Biancaneve), non grato a chi lo aveva invitato all’incontro bilaterale,
assente dal tavolo Merkel-Renzi, Squinzi tenta di delegittimare il premier e il
suo lavoro con insinuazioni da bar di periferia.
Poiché è da escludere un mandato delle
maggiori imprese aderenti a Confindustria, non si può che ritenere che l’alleanza
antiriformista Squinzi-Camusso abbia come causa principale la difesa non dei
lavoratori, ma dei rispettivi apparati.
Se il meccanismo delle riforme si avvia e
porta all’inevitabile attenuazione del peso del contratto nazionale a favore
del contratto aziendale, cessano le ragioni per le quali a viale
dell’Astronomia sopravviva un’immensa burocrazia con le sue ragguardevoli
retribuzioni, il suo piccolo-grande potere, la sua capacità di fare, di tanto
in tanto, lobby per provvedimenti che, in fin dei conti, appesantiscono
ulteriormente il carico burocratico e fiscale delle medesime aziende
organizzate. Un esempio per tutti, la barocca, costosa e inefficace
incastellatura della legge 231 e seguito successivo.
Dal canto suo, la Camusso non può che
temere quest’evoluzione che sposterebbe il focus delle contrattazioni da corso
d’Italia (sede di quel sindacato) verso le categorie e le singole realtà
produttive.
Nessuno che si renda conto che l’impegno per
procedere sulla via del cambiamento che, con fatica, si
sta tentando di aprire, è, per chi ha responsabilità come quelle di Squinzi e
della Camusso, una sorta di obbligo patriottico per il concreto perseguimento
degli interessi di imprese e lavoratori.
Il tempo delle irresponsabili manovre
sulla pelle degli italiani è finito e per sempre. Se i nostri due alleati non
se ne renderanno conto presto, anche per loro suonerà la ritirata che ha
coinvolto gran parte della classe dirigente del Paese.
Se è
vero che molte opposizioni al procedere del governo appaiono fin troppo violente,
lo sembra anche la risposta snobistica ed un po’ sfacciata dello stesso Renzi..
quando afferma in modo perentorio che questo è l’ottimo segnale della certezza
di essere sulla strada giusta. Anch’io sono per il cambiamento ma ciò non
significa che nel merito non possa restare perplesso su determinati provvedimenti
che…pur coprendo nell’immediato dei buchi, non definiscono una vera crescita.
Non entro nel tema delle due figure D'Antona e Biagi che sicuramente hanno reso un ottimo lavoro alla nostra Repubblica, pagato a caro prezzo, ma mi soffermo sul lavoro che sta intraprendendo Renzi, oggi costretto ad un dialogo con le parti sociali che rappresentano i lavoratori.
Credo, come lui, sia giusto dover mettere un tetto alle retribuzioni degli amministratori pubblici ed in realtà vorrei persino che le stesse regole vi fossero nel privato: Il risultato di questa società malata si è determinato per via delle logiche di un libero mercato che ha proseguito il suo cammino senza alcuna misura.
Per ciò che riguarda le nuove manovre, avrei sperato che tutte le risorse disponibili fossero state messe per creare nuovo lavoro, ma la trovata dell’aumento di ottanta euro sugli stipendi ai diecimilioni di lavoratori non mi convince proprio perché, non creandone...non spinge verso una crescita innovativa. Questo è già di per sé una ragione valida di merito per la quale si può non essere d’accordo con il progetto del nuovo premier..sia che lui appaia innovatore o no!
Credo, come lui, sia giusto dover mettere un tetto alle retribuzioni degli amministratori pubblici ed in realtà vorrei persino che le stesse regole vi fossero nel privato: Il risultato di questa società malata si è determinato per via delle logiche di un libero mercato che ha proseguito il suo cammino senza alcuna misura.
Per ciò che riguarda le nuove manovre, avrei sperato che tutte le risorse disponibili fossero state messe per creare nuovo lavoro, ma la trovata dell’aumento di ottanta euro sugli stipendi ai diecimilioni di lavoratori non mi convince proprio perché, non creandone...non spinge verso una crescita innovativa. Questo è già di per sé una ragione valida di merito per la quale si può non essere d’accordo con il progetto del nuovo premier..sia che lui appaia innovatore o no!
Le
perplessità sull’incedere determinato del nuovo sindaco d’Italia, con tutto il
rispetto possibile, pongono dubbi proprio sul merito del cambiamento… e non
potrebbe che essere così proprio per l’entità del suo compito e la manifesta
ambizione che lo ha visto con celerità sedersi nella poltrona di governo. Con
ciò non è detto che mi trovi d’accordo con le posizioni della strana coppia
Camusso-Squinzi. Se quello di Renzi ( come da lui stesso affermato) può
apparire come lo scontro tra la palude ed un
torrente impetuoso, è anche chiaro che di fronte non poteva che trovarsi un
establishment assai preoccupato…giacchè non è scritto da nessuna parte che il
suo progetto riformatore potrà.. in assoluto… dare risultati solo positivi.
Il dialogo con le forze del lavoro ancorate alla stolida
politica a cui fa riferimento Domenico, le corporazioni lobbystiche ed il
pesante apparato burocratico, erano previste poiché facenti parte di un sistema
vecchio col quale lo stesso Renzi ben sapeva di dover fare i conti. Le parti
sociali non sono un’invenzione di oggi ed appartengono al passato di un sistema
democratico
maturato sicuramente male, ma che può essere corretto solo attraverso il
dialogo..e se Renzi ritiene di poter andare avanti da solo poichè pensa che
certi cambiamenti non concordati possano portare preoccupazione a chi non è
abituato a viverli positivamente, dovrà almeno dimostrare che nel merito, essi,
possano essere costruttivi ed apportare sviluppo.
vincenzo cacopardo
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