Con Renzi la strada riformista, aperta
dal Psi, nella Conferenza di Rimini del 1982 (il tema illustrato da Claudio
Martelli “Il merito e il bisogno”), continuata da Bettino Craxi finché gli è
stato possibile, è stata ripresa. In modo confuso, ma volenteroso, in virtù di
una capacità comunicativa che è figlia dell’avvento di Silvio Berlusconi del
1994.
Libero dai legacci dell’ex-cavaliere
(niente conflitto di interessi, almeno sino a ora; niente corte dei miracoli,
anche se …; niente velinismo, anche se …), Renzi è a suo perfetto agio nel
palcoscenico mediatico nazionale, con le giuste dosi di sicurezza, di sicumera,
di arroganza e di incoscienza.
Pensate alle questione dei manager pubblici. Dice il premier:
«Troveranno lavoro nel privato!» Ma il problema (forse non se n’è nemmeno reso
conto) è che i manager privati che ha
interpellato non hanno accettato posti ministeriali e, in questo clima di
caccia alle streghe per le retribuzioni (niente di più demagogico), non
accetteranno incarichi pubblici. Se qualcuno accetterà non sarà certo di primo
livello.
E pensate alla questione dei primi
collaboratori del governo, il segretario generale di palazzo Chigi, il capo del
dipartimento affari legislativi, i capi di gabinetto. La legge in vigore
prevede, per questi incarichi, un magistrato delle giurisdizioni superiori, un
dirigente generale (dello Stato), un avvocato dello Stato o un professore di
ruolo di materie giuridiche.
Segretario generale della presidenza del
Consiglio è il dottor Mauro Bonaretti, laurea in economia e commercio, già
direttore generale del comune di Reggio Emilia. Per questo incarico, la legge
consente, come eccezione, la nomina di un estraneo alla pubblica
Amministrazione. Tuttavia, vista la qualità degli altri nominabili, dovrebbe
trattarsi di persona di fama e curriculum
paragonabili. Invece niente, nemmeno una laurea in legge, tipica per la
natura delle incombenze da svolgere.
Il tamtam
di palazzo fa sapere che il provvedimento, bocciato dalla Corte dei conti
(per difetto di qualifiche), di nomina di Antonella Manzione, già comandante
dei vigili urbani di Firenze, e prima all’ufficio commercio, tributi e attività
produttive del comune di Serravezza, a capo del dipartimento affari legislativi
della presidenza è farina dell’emerito Bonaretti. Non parliamo della squadra di
giovanissimi consiglieri parlamentari diventati capi di gabinetto qua e là: non
sanno le giovani marmotte del governo che quella dei consiglieri parlamentari è
la lobby più potente della capitale,
perché fertilizzata dalla frequentazione di deputati e senatori, da
retribuzioni esagerate e da un invidiabile spirito di corpo. Che non impedisce
loro di ambire, al momento dell’addio (in anticipo sull’età canonica), alla
nomina a consiglieri di Stato, condizione necessaria per lucrare il tfr di
Camera o Senato, la relativa (pazzesca) pensione e la non
disprezzabile retribuzione, appunto, di consigliere di Stato.
Queste osservazioni costituiscono la causa delle preoccupazioni che desta
Renzi col suo modo di fare. Non è tanto l’innovazione delle regole e
l’ostracismo ai parrucconi (Deodato, ex capo del dipartimento affari
legislativi, però ha solo 47 anni), quanto l’incapacità di percepire la natura,
lo spessore e le difficoltà di governare una Nazione come l’Italia.
Osservazioni più che valide, ma che… sia per
l’enorme ignoranza di chi osserva la politica unicamente in direzione di uno spettacolo
mediatico…. sia per la solita aspettativa dei tanti che vedono in Renzi il nuovo messia
della politica, non sembrano trovare più udito..nè spazio.. nel Paese Italia dove
tutto pare ormai possibile.
Una Nazione che vive ormai nella copia di
sistemi sub culturali.. esprimendo solo immagine e deformazione del pensiero. Gli
occhi bendati e la mente inconsapevole di un popolo che guarda con cinismo ad un'unica
prospettiva personale.
Renzi taglia ma non aiuta le idee! Comunica
tanto, ma concretizza molto meno! Tende troppo facilmente a distruggere, preoccupandosi
meno di rendere funzionamento! Si compiace di avere una sua squadra da imporre
curandosi e meno delle qualità occorrenti. Vedremo.
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