12 apr 2014

breve osservazione al nuovo articolo di Domenico Cacopardo sulla "strada riformista"

Con Renzi la strada riformista, aperta dal Psi, nella Conferenza di Rimini del 1982 (il tema illustrato da Claudio Martelli “Il merito e il bisogno”), continuata da Bettino Craxi finché gli è stato possibile, è stata ripresa. In modo confuso, ma volenteroso, in virtù di una capacità comunicativa che è figlia dell’avvento di Silvio Berlusconi del 1994.
Libero dai legacci dell’ex-cavaliere (niente conflitto di interessi, almeno sino a ora; niente corte dei miracoli, anche se …; niente velinismo, anche se …), Renzi è a suo perfetto agio nel palcoscenico mediatico nazionale, con le giuste dosi di sicurezza, di sicumera, di arroganza e di incoscienza.
Pensate alle questione dei manager pubblici. Dice il premier: «Troveranno lavoro nel privato!» Ma il problema (forse non se n’è nemmeno reso conto) è che i manager privati che ha interpellato non hanno accettato posti ministeriali e, in questo clima di caccia alle streghe per le retribuzioni (niente di più demagogico), non accetteranno incarichi pubblici. Se qualcuno accetterà non sarà certo di primo livello.
E pensate alla questione dei primi collaboratori del governo, il segretario generale di palazzo Chigi, il capo del dipartimento affari legislativi, i capi di gabinetto. La legge in vigore prevede, per questi incarichi, un magistrato delle giurisdizioni superiori, un dirigente generale (dello Stato), un avvocato dello Stato o un professore di ruolo di materie giuridiche.
Segretario generale della presidenza del Consiglio è il dottor Mauro Bonaretti, laurea in economia e commercio, già direttore generale del comune di Reggio Emilia. Per questo incarico, la legge consente, come eccezione, la nomina di un estraneo alla pubblica Amministrazione. Tuttavia, vista la qualità degli altri nominabili, dovrebbe trattarsi di persona di fama e curriculum paragonabili. Invece niente, nemmeno una laurea in legge, tipica per la natura delle incombenze da svolgere.
Il tamtam di palazzo fa sapere che il provvedimento, bocciato dalla Corte dei conti (per difetto di qualifiche), di nomina di Antonella Manzione, già comandante dei vigili urbani di Firenze, e prima all’ufficio commercio, tributi e attività produttive del comune di Serravezza, a capo del dipartimento affari legislativi della presidenza è farina dell’emerito Bonaretti. Non parliamo della squadra di giovanissimi consiglieri parlamentari diventati capi di gabinetto qua e là: non sanno le giovani marmotte del governo che quella dei consiglieri parlamentari è la lobby più potente della capitale, perché fertilizzata dalla frequentazione di deputati e senatori, da retribuzioni esagerate e da un invidiabile spirito di corpo. Che non impedisce loro di ambire, al momento dell’addio (in anticipo sull’età canonica), alla nomina a consiglieri di Stato, condizione necessaria per lucrare il tfr di Camera o Senato, la relativa (pazzesca) pensione e la non disprezzabile retribuzione, appunto, di consigliere di Stato.
Queste osservazioni costituiscono la causa delle preoccupazioni che desta Renzi col suo modo di fare. Non è tanto l’innovazione delle regole e l’ostracismo ai parrucconi (Deodato, ex capo del dipartimento affari legislativi, però ha solo 47 anni), quanto l’incapacità di percepire la natura, lo spessore e le difficoltà di governare una Nazione come l’Italia.


Osservazioni più che valide, ma che… sia per l’enorme ignoranza di chi osserva la politica unicamente in direzione di uno spettacolo mediatico…. sia per la solita aspettativa dei tanti che vedono in Renzi il nuovo messia della politica, non sembrano trovare più udito..nè spazio.. nel Paese Italia dove tutto pare ormai possibile.
Una Nazione che vive ormai nella copia di sistemi sub culturali.. esprimendo solo immagine e deformazione del pensiero. Gli occhi bendati e la mente inconsapevole di un popolo che guarda con cinismo ad un'unica prospettiva personale.
Renzi taglia ma non aiuta le idee! Comunica tanto, ma concretizza molto meno! Tende troppo facilmente a distruggere, preoccupandosi meno di rendere funzionamento! Si compiace di avere una sua squadra da imporre curandosi e meno delle qualità occorrenti. Vedremo. 

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