20 apr 2014

Un governo tra gufi e scommesse...


di vincenzo cacopardo
Per 15 milioni di persone le tasse diminuiscono, gli oneri contributi scendono e la promessa diventa realtà. Così..ha precisato il premier Matteo Renzi, dopo la conferenza stampa in cui ha illustrato varie misure adottate dal governo in ambito soprattutto fiscale. Il punto centrale del suo decreto riguarda gli ormai famosi 80 euro nelle buste paga di maggio per i lavoratori con i redditi più bassi, in relazione a cui Renzi ha confessato di essere felice e di avere smentito i «gufi», precisando che si tratta di «una misura che non è una tantum, ma strutturale com’è strutturale il processo di taglio alla spesa». Ha trovato la copertura finanziaria per il 2014 in 6,9 miliardi che diventeranno 14 nel 2015». Ha annunciato anche la riduzione dell’IRAP del 10%, anche in questo caso attraverso «misure strutturali».

Se avesse perso questa scommessa avrebbe perso anche la faccia!
In corso d’opera sembra, però, non aver dato corso all’impegno verso i crediti delle aziende in favore delle pubbliche amministrazioni..gli oltre 60 miliardi diventano adesso solo 14..ma ciò è stato davvero frutto di una comunicazione fin troppo azzardata…Un peccato che adesso viene classificato come veniale rispetto ad un impegno globale che guarda in più fronti.

Renzi prosegue spedito per la sua strada e se ..come era prevedibile, il passo della copertura finanziaria per le proposte di aumento in busta paga è quasi del tutto superato, adesso con lo stesso piglio il sindaco d’italia affronterà le altre posizioni di sofferenza delle società partecipate, degli incapienti e delle partite IVA.
Ma Renzi dovrebbe mettere mano anche al disegno di legge più importante per la crescita.. e cioè quello del suo “job act” (ossia.. per restare italiani.. delle riforme del lavoro). Qui il Premier si gioca la sua grande partita poiché non si tratta di accontentare una fetta di lavoratori con un aumento in busta, ma di offrire nuove opportunità per chi il lavoro non c’è lo ha.

Come ho sempre messo in evidenza il nodo delle riforme costituzionali rimane un punto sul quale è assai difficile poter essere d’accordo col giovane premier. Questo perché non si tratta di ricercare coperture finanziarie, ma di lavorare in favore di una tesi che non argini i principi fondamentali di una democrazia. Il problema da risolvere sta proprio nel saper operare in favore di riforme che non abbassino i principi di una democrazia rappresentativa in favore spropositato di una governabilità imposta. Bisogna avere una certa sensibilità politica per non comprendere quanto importante sia dare voce alle minoranze pur tenendo separato un contesto governativo efficiente.

Al di là di chi possa pensarla come lui, questo fa sì che persino l’efficienza governativa del giovane premier possa essere messa in dubbio da una buona parte di quella politica che guarda in direzione dei principi di una politica dei valori a difesa di una sovranità popolare. 

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