di vincenzo cacopardo
Per 15
milioni di persone le tasse diminuiscono, gli oneri contributi scendono e la
promessa diventa realtà. Così..ha precisato il premier Matteo Renzi, dopo la conferenza stampa in cui ha
illustrato varie misure adottate dal governo in ambito soprattutto fiscale. Il
punto centrale del suo decreto riguarda gli ormai famosi 80 euro nelle buste paga di maggio per i lavoratori con i redditi più
bassi, in relazione a cui Renzi ha confessato di essere felice
e di avere smentito i «gufi», precisando che si tratta di «una misura
che non è una tantum, ma strutturale com’è strutturale il processo di taglio
alla spesa». Ha trovato la copertura finanziaria per il 2014 in 6,9 miliardi che
diventeranno 14 nel 2015». Ha annunciato anche la riduzione dell’IRAP del 10%, anche in questo caso attraverso «misure strutturali».
Se avesse perso questa scommessa
avrebbe perso anche la faccia!
In corso d’opera sembra, però,
non aver dato corso all’impegno verso i crediti delle aziende in favore delle
pubbliche amministrazioni..gli oltre 60 miliardi diventano adesso solo 14..ma
ciò è stato davvero frutto di una comunicazione fin troppo azzardata…Un peccato che adesso viene classificato come veniale rispetto ad un impegno
globale che guarda in più fronti.
Renzi prosegue spedito per la sua
strada e se ..come era prevedibile, il passo della copertura finanziaria per le
proposte di aumento in busta paga è quasi del tutto superato, adesso con lo
stesso piglio il sindaco d’italia affronterà le altre posizioni di sofferenza
delle società partecipate, degli incapienti e delle partite IVA.
Ma Renzi dovrebbe mettere mano
anche al disegno di legge più importante per la crescita.. e cioè quello del
suo “job act” (ossia.. per restare italiani.. delle riforme del lavoro). Qui il
Premier si gioca la sua grande partita poiché non si tratta di accontentare una
fetta di lavoratori con un aumento in busta, ma di offrire nuove opportunità
per chi il lavoro non c’è lo ha.
Come ho sempre messo in evidenza
il nodo delle riforme costituzionali rimane un punto sul quale è assai
difficile poter essere d’accordo col giovane premier. Questo perché non si
tratta di ricercare coperture finanziarie, ma di lavorare in favore di una tesi
che non argini i principi fondamentali di una democrazia. Il problema da
risolvere sta proprio nel saper operare in favore di riforme che non abbassino
i principi di una democrazia rappresentativa in favore spropositato di una
governabilità imposta. Bisogna avere una certa sensibilità politica per non
comprendere quanto importante sia dare voce alle minoranze pur tenendo separato
un contesto governativo efficiente.
Al di là di chi possa pensarla
come lui, questo fa sì che persino l’efficienza governativa del giovane premier
possa essere messa in dubbio da una buona parte di quella politica che guarda
in direzione dei principi di una politica dei valori a difesa di una sovranità
popolare.
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