5 mag 2014

Il punto di Domenico Cacopardo sulle prossime elezioni


di domenico cacopardo

Non mancano che tre settimane alle elezioni europee, ma per le strade del Paese non c’è nessun segno visibile dell’imminente confronto.
Matteo Renzi s’è collocato al centro del ring e, secondo un metodo ampiamente collaudato, dialoga direttamente con i cittadini. Qui, in Emilia Romagna, la sensazione è che il corpaccione storico del Pd, quello che discende dai comunisti di rito bolognese, non sia interessato alla contesa. Anzi, un risultato insoddisfacente riaprirebbe i giochi restituendo un ruolo a gente come Bersani, lo statista di Bettola.
Non si riflette sull’importanza di questo appuntamento, sia per il futuro politico dell’attuale coalizione di governo, sia per il futuro politico dell’Italia nei rapporti con l’Unione europea e chi la dirigerà.
Berlusconi, sempre più spento, tenta di rinserrare le fila dei fedelissimi e può, comunque, contribuire al contenimento di Grillo e dei suoi grillini, evitando di allargare il campo dell’astensione e del voto populista. Tenta di impedire, a livello nazionale, quello che è accaduto nel ballottaggio di Parma, nel quale i berluscones votarono Pizzarotti.
Grillo (Ipsos) è accreditato di un 23,7%, leggermente inferiore all’esito delle politiche.
La partita, però, è in corso e gli indecisi sono talmente tanti da poter frustrare ogni attesa.
L’aspetto più delicato dell’appuntamento del 25 maggio è costituito dall’esito del referendum implicito sull’Europa ch’esso manifesterà. L’astensionismo, oggi, oscilla tra il 30 e il 40%. In esso è compresa parte degli indecisi. Se assumiamo come ipotesi un numero intermedio, il 35%, i dati dei sondaggi si ridimensionano in modo impressionante. Il Pd, attestato sul 34,7%, avrebbe in realtà il 22,55% dell’elettorato. Grillo passerebbe dal 23,7 al 14,4. Berlusconi dal 19,3 al 12,43. Lega, Fratelli d’Italia e Tsipras da un complessivo 12,3 al 7,99.
Un’ulteriore analisi evidenzia i concreti elementi di preoccupazione rispetto al referendum Europa sì Europa no. L’astensionismo appare decisamente indifferente o avverso all’Unione e all’euro. L’abbiamo fissato al 35%. Berlusconi, Grillo e il trio Lega, Fratelli d’Italia e Tsiprastutti più o meno contrari alla moneta unica rappresentano il 35,43%. Quindi, il fronte contrario o tiepido supera, nei sondaggi, il 70%.
Una specie di tragedia nazionale e continentale.
Il rischio che s’è assunto Renzi, correndo in solitaria la regata elettorale risulta, quindi, eccessivo, vista la necessità di ottenere, contro tutti, non solo un successo, ma un successo tale da togliere a una parte dei contrari e dei dubbiosi ogni velleità di contrastare una ragionevole politica comunitaria (il semestre italiano incombe).
Il suo modo di governare, tanti annunci poca sostanza, non è convincente per gli italiani responsabili che conoscono il merito della partita in corso.
Non è troppo tardi per correggere il tiro e dare peso alle parole. Quelle sulla pubblica Amministrazione, enunciate in 44 punti, hanno dimostrato l’insufficienza e la sbadataggine dello staff presidenziale: gran parte delle enunciazioni, infatti, è già oggetto di norme in vigore.

Purtroppo, in questo, come in altri campi gli errori di gioventù non sono ammessi: gli statali votano anch’essi.

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