6 mag 2014

Tra Pil e disoccupazione…si trascura il patrimonio del Sud






SI SPEGNE LA POLITICA DEL SUD di vincenzo cacopardo  

Il rapporto debito /Pil in Italia persevera in un peggioramento. Per quest’anno si attesterà al 135,2% e non vi sono nemmeno buone previsioni, se non fievoli, per il 2015 . Il prodotto interno lordo dell’Italia crescerà dell’ 0,6% nel 2014 e non è facile definire come si registrerà nel 2015. Si parla dell’1,2% ma queste previsioni le lasciamo ai tecnici che spesso non l’azzeccano per dirla come Di pietro.
Sta di fatto che una vera crescita è difficile poterla intravedere, malgrado l’ottimismo del nostro ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan il quale afferma che le misure adottate dal governo per l’economia italiana sono giuste e che anche la direzione deve essere quella.
Intanto dalla Commissione Europea arrivano anche stime sulla disoccupazione del nostro Paese che peggiorano portando il tasso del 12,2% del 2013 al 12,8% di quest’anno e stimando approssimativamente nel 12,5% quella relativa al 2015.
Ma quello che si trascura è la differenza con i dati del Mezzogiorno e.. se dovessimo metterli a confronto con quelli nazionali, ci accorgeremmo della smisurata diversità già messa in evidenza nei dati della disoccupazione. Se al Nord si vivacchia al Sud si muore di un immenso sconforto avvalorato da una carenza di vera politica costruttiva, da una mancanza totale di uno Stato noncurante del valore che potrebbe portare al Paese la sua bellezza naturale.
E’ difficile poter comprendere l’inerzia di una linea politica economica di questi ultimi tempi verso il Sud ed ancora più incomprensibile non valutare attentamente uno studio di crescita che il mezzogiorno deve operare attraverso lo Stato ed una Comunità europea nel sostenere un piano infrastrutturale.. senza il quale non solo non crescerà l’intero Paese, ma rischierà di incancrenirsi gran parte dell'intero stivale per la diffusione di una illegalità oltre ogni confine. Manca una politica in favore del Sud, e forse manca anche una figura politica di questo territorio capace di portare avanti un simile messaggio.
La politica fiorentina, un pò boriosa ed un pò distratta, di Renzi.. come quella del recente passato, continua a trascurare l’importanza del mezzogiorno che invece rappresenta il vero volano per la crescita dell’intero Paese. Il Sud merita maggiore considerazione perché proprio dal mezzogiorno potrebbe nascere quell’impulso verso lo sviluppo di tutta la nazione: Le naturali risorse, sono la base principale di un futuro processo economico proseguito dalla fattiva opera di chi poi vi deve lavorare.
Si dovrebbe tenere nel giusto conto il territorio del Sud della nostra nazione che è naturalmente portato per ricevere turismo, per esportare prodotto agricolo ed ittico. Queste voci assieme ad alcuni prodotti tipici artigianali e di manifattura, dovrebbero rappresentare i settori principali da tenere in considerazione e potranno essere gli importanti indirizzi attorno ai quali sarà consequenziale costruire una serie di servizi a supporto che offriranno all’indotto altre occasioni per le più giuste attività. Ma considerata l’eterna mancanza delle adeguate infrastrutture di base adatte a qualsiasi sviluppo, sarebbe obbligo del nostro Governo favorirne la realizzazione attraverso un immediato efficiente piano d’investimenti poiché qualunque incentivo non sarà mai in grado di compensarne la mancanza. (Sarebbero bastati i dieci miliardi che garantiranno 80 euro in più al mese a dieci milioni di lavoratori, per dare impulso ed apertura ad una miriade di cantieri per le infrastrutture del Sud).
Non servono le ricette già sperimentate di leggi che permettono finanziamenti privati diretti verso l’illogica nascita di realtà produttive inutili, ma un intervento pubblico studiato al fine di realizzare infrastrutture adatte e più utili. Il territorio è uno dei fattori su cui maggiormente si misura la competitività di un’area, ed il Sud non avendo adeguate infrastrutture, non potrà mai avere opportunità di sviluppo, trascinando con sé tutta la nazione. Opere di primaria importanza dovrebbero essere studiate attraverso un coordinamento tra le Regioni pertinenti e la Presidenza del Consiglio, ma anche con il controllo della Comunità Europea.





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