Ryan
Crocker, numero due del generale David Petraeus in Iraq, teorizzò la pazienza strategica come metodo per
superare le difficoltà dell’insorgenza e ricondurre il Paese alla normalità.
Matteo
Renzi che, probabilmente, non conosce la differenza tra tattica e strategia,
propone all’Italia il metodo opposto, che si potrebbe chiamare dell’impazienza ontologica.
In
esso, trova uno spazio privilegiato il neoconformismo populista nel quale il premier spera di aggiudicarsi il primato.
Gran
parte delle riforme di cui ha parlato agli italiani come cosa fatta, sono soltanto
titoli delle copertine di files in
attesa che siano trovati contenuti accettabili, nel senso che non smentiscano platealmente
gli annunci e, al contempo, non scassino del tutto la finanza pubblica. Pare
che sia andata in questo modo per i mille euro l’anno da dare ai 10.000.000 di
italiani sotto i 25.000 euro di retribuzione annua: la dichiarazione di Renzi uscì
così, naturalmente, dalla sua bocca, senza che fosse stata concordata con Pier
Carlo Padoan e che, soprattutto, ci fosse una pallida idea sul dove trovare le
necessarie coperture.
L’indulgenza
dei media ha evitato che fosse messo
sotto accusa per l’assenza di provvidenze e aiuti a coloro che, essendo sotto
gli 8.000 euro annui, non presentano dichiarazione dei redditi e non possono essere
beneficiati, anche se ne avrebbero maggiore necessità, degli 80 euro mensili.
La
cosiddetta riforma della pubblica Amministrazione, affidata a quella povera sbadata,
neo mamma, della Marianna Madia, è, anch’essa una copertina con incerti contenuti.
Contiene 44 punti che nessuno dello staff
renziano si è preso la briga di controllare: se qualcuno l’avesse fatto,
avrebbe scoperto che gran parte di essi è già stato oggetto di leggi approvate
dal Parlamento alle quali occorre dare piena attuazione. Un’uscita, questa sull’Amministrazione
che assomiglia a ciò che ordinavano gli ammiragli di Franceschiello ai marinai:
«Faciti ammuina!» Agitatevi, urlate, ma non sparate un colpo vero.
“Sciocchezzuole
da gufi”, direbbe l’exsindaco di Firenze: ma saranno proprio le sciocchezzuole
e i gufi a seppellirlo presto se non si renderà conto che amministrare l’Italia
è ben diverso dall’amministrare, con tutto il rispetto, Firenze.
Del
resto, le continue dichiarazioni di ostilità o di ridimensionamento di questo o
quel corpo dello Stato fanno più danni al governo e all’Italia dei concreti provvedimenti
che saranno adottati. C’è una vecchia filastrocca romana che ricorda come
l’uomo che prometteva all’agnello «Domani temagno, domani, te magno!» finisse incornato
da quel mansuetissimo animale.
Si
può dire che questo sia il metodo Renzi. Esso è però diventato il mood (nel senso di disposizione o
inclinazione) di tutti i ministri della sua parrocchia, anche di quell’ectoplasma
invisibile che è la ministra Mogherini che ha minacciato più volte gli ambasciatori
per le retribuzioni complessive che percepiscono. Una via come un’altra per
predisporsi a qualche evitabile scivolone, nel momento in cui qualcuno di
importante alla Farnesina non le impedirà l’ennesima pessima figura.
L’altro
aspetto negativo del mood stesso è
l’assenza di garbo personale e politico. Senza rivangare la rottamazione di gente come D’Alema (ma
non della Bindi o di Zanda, dai curricula
meno prestigiosi ma appartenenti entrambi all’immarcescibile genìa exdemocristiana),
va ricordato l’incredibile e inaccettabile trattamento riservato a Staffan de
Misturache, dopo una prestigiosa carriera nelle Nazioni Unite (ultimo incarico
capo della delegazione in Iraq), accettò di diventare il rappresentante speciale
dell’Italia (cioè l’esecutore, in loco, delle direttive di Roma) in
India per la questione dei marò: allontanat
o dalla predetta Mogherini senza una parola ufficiale di ringraziamento per far
posto a una commissione di esperti ancora da nominare. Per snellirei tempi di
decisione suggeriamo (in modo rispettoso): il bidello della scuola elementare
di Rignano sull’Arno; il responsabile del “Dialogo interculturale” del comune
di Reggio Emilia; l’infermiere capo dell’ospedale di Montecchio nell’Emilia
(RE); il veterinario condotto di San Godenzo, ameno villaggio in provincia di
Firenze. Un think-tank degno dei premi
Nobel che arricchiscono il governo del bel Paese.
Un’ultimo,
amichevole, rilievo: Roberta Pinotti, ministra della difesa, ha dichiarato che l’Italia
è pronta a fornire truppe a una missione di pace in Ucraina. Al ministero dell’economia
nessuno sa niente. Già, ci vorrebbero coperture. Inoltre, con una difesa così
sotto stress come la nostra, con la necessità di rivederne il modello e di
ridimensionarlo, chi può pensare, a parte qualche militare di stato maggiore,
che si possa dare il via a una nuova missione che sarebbe un pugno nell’occhio alla
Russia, nostro principale fornitore di olio e gas? Pietà, Pinotti, pietà: «Prima de parlar, tasi!»
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