6 mag 2014

Un pensiero sul nuovo articolo di Domenico Cacopardo sul calcio

di domenico Cacopardo
Dopo i gravi fatti di sabato in occasione della finale di Coppa Italia, se vivessimo in un Paese normale, avremmo già appreso che il questore, Massimo Mazza, e il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, prima di essere rimossi, hanno presentato le loro dimissioni nelle mani del ministro dell’interno Alfano.
È vero che il problema principale non sono loro, ma la Figc, la Federcalcio, diretta da tempo immemorabile da Giancarlo Abete, ex deputato DC, sopravvissuto a tutti i commissariamenti, compreso l’ultimo fugace del professor Guido Rossi. Questa metafora dell’Italia che è il calcio, avrebbe tante spiegazioni da dare agli italiani, mentre è richiuso nel suo bunker autoreferenziale di via Allegri sordo a ogni richiesta di trasparenza e di aggiornamento. Legata in modo indissolubile a quell’altro eletto organismo di galantuomini che è la Lega di Serie A, diretta dal 2009 da Maurizio Beretta exgiornalista Rai, exdirettore generale di Confindustria versione Montezemolo, e dal 2011 in evidente conflitto d’interesse per la nomina a responsabile della struttura Identity and Communications di UniCredit.
La madre di tutte le spiegazioni riguarda il perché le presidenze delle squadre di calcio siano così ambite, quando i bilanci sono dissestati e, formalmente, le perdite si accumulano anno dopo anno.
Dato che né la Lega, né la Federazione si pongono il problema, la questione potrebbe interessare la Guardia di finanza che, con gli  strumenti di cui è fornita, potrebbe esaminare le centinaia di transazioni estero su estero o Italia verso estero che ogni anno le società calcistiche effettuano con gente improbabile (alcuni procuratori) in paesi privi d’ogni trasparenza.
Dovrebbero spiegare il perché di un sottile permanente boicottaggio alla realizzazione di stadi delle società, quando in tutto il mondo sono in prevalenza delle società medesime. Si dice, nella Roma pronta alle dietrologie, che la realizzazione degli stadi privati priverebbe (la ripetizione è voluta) del potere derivante dalla gestione di stadi pubblici, un potere ben esercitato nel 1990 per i campionati mondiali di calcio.
Dovrebbero spiegare perché, nel caso in cui un presidente sia stato condannato per reati significativi (dalla truffa all’evasione fiscale), non vengano applicate le norme statutarie che prevedono il suo allontanamento dagli organi direttivi di Lega e Federazione e dai consigli di amministrazione delle società calcistiche.
Dovrebbero spiegare la totale opacità che riguarda la gestione della classe arbitrale, le scelte degli arbitri, i compensi e i benefici derivanti da attività pubblicitarie.
Dovrebbero spiegare il perché non si affronti con la dovuta severità la gestione della giustizia sportiva e, quindi, i procedimenti per le partite compravendute, eliminando ogni geometria variabile.
Non caveremo una parola di chiarimento da lor signori su questi temi.
Il governo Renzi, con la sua voglia di rinnovamento, avrebbe un terreno fertile sul quale mettere le mani per Cambiare verso.
Detto questo, torna di fronte agli italiani il problema immenso di un sistema di polizie incapace di prevenire, si tratti delle partite, dell’assalto al cantiere Tav della Val di Susa, o delle aggressioni di Roma e Torino per il 1° maggio.
Eppure, nel governo, c’è chi sa dove mettere le mani, soprattutto in materia di intelligence: ci riferiamo al sottosegretario Minniti, uno dei pochissimi professionisti della politica e del ramo presenti in questa compagnia di giro in cerca di regia.



Non esiste prevenzione in questo Paese e Domenico Cacopardo, già esperto Consigliere di Stato..dovrebbe saperlo! Tanto meno nella disciplina del maggiore sport oggi esistente. Un’attività sportiva…per modo di dire..in considerazione delle grandi anomalie oggi esistenti: Questo sport pare non aver più nulla a che fare con una vera disciplina da quando, lo squilibrato inquinamento del denaro, lo ha compromesso con il potere.
Non a caso.. anche quando l’economia reale di un Paese è in declino, l’azienda calcio (che assorbe risorse da quella parte non del tutto attiva…legata alla pubblicità) continua incoerentemente il suo percorso, come restasse assente da un contesto sociale di una crisi.
E’ comunque vero che la finanza, se anche spinta dallo stesso governo.. avrebbe la possibilità di poter intervenire sui movimenti finanziari degli acquisti e vendite dei giocatori e gli eccentrici bilanci da approfondire attentamente. Ma possiamo davvero credere che possa esistere una tale volontà?
Sembra chiaro che questo gioco, espresso negli enormi anfiteatri dello sport..rappresenta una chiara valvola di sfiato per un popolo che sfoga una buona parte del suo istinto represso. Quando gli stessi Stadi (ossia le arene di una volta)  tendono ad amplificare tali sfoghi in una sorta di sublimata liberazione ….si scaricano   emozioni che fanno comodo al sistema dei potenti che lo guidano.. perchè utili a distrarre dalle problematiche più importanti relative al lavoro, al vivere comune, al sociale e di tutto quel campo di primario interesse politico…
Nulla cambierà mai... nonostante le continue promesse facenti parte del comune modo di esprimere un bisogno di sicurezza negli Stadi e la perenne retorica sulla differenza tra un vero tifoso ed un tifoso violento: Nell’arena… anche il più tranquillo degli uomini spinto dalla aberrante idiozia di una folla delirante… viene colto da impulsi che non gli appartengono. Con ciò non si vuole condannare lo sport ma quello che lo sport è divenuto in mancanza dei valori essenziali.. lontani mille miglia dagli interessi di tutti coloro che oggi vi girano intorno a puro scopo di lucro.

vincenzo cacopardo

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