C’è un gran rumore nei corridoi del
ministero dell’economia e in quello del lavoro: il tema è lo scippo che sarebbe
stato immaginato dal think tank (si
fa per dire) di palazzo Chigi nei confronti dei fondi accantonati per forme
pensioni complementari. La vigilanza su di essi (e la tutela) è affidata dalla
legge alla Covip (l’Autorità specifica) che deve occuparsi della coerenza
d’ogni investimento con le finalità previdenziali e della prudente composizione degli investimenti stessi.
I fondi interessati sono 536, gestiscono
116 miliardi di risparmio previdenziale di 6.200.000 lavoratori, in costante
crescita (a dispetto della crisi). A essi si aggiungono 20 casse professionali
di previdenza obbligatoria, quella definita Il
primo pilastro, con altri 60 miliardi di risparmio previdenziale
obbligatorio che riguardano 1.700.000 liberi professionisti. Insomma la Covip
vigila un patrimonio di 176 miliardi di euro, pari a poco meno del 10% del Pil
nazionale, sulla base di una scelta compiuta dal legislatore nel 1993: concepire
il sistema previdenza integrativa, in
coerenza con l’art. 38, comma 2, della Costituzione, come ordinamento capace di
garantire l’adeguatezza personalizzata della prestazione pensionistica. Peraltro,
anche l’Ocse e la Commissione europea hanno sollecitato il potenziamento degli
accantonamenti complementari.
Lo staff
presidenziale, capitanato dall’exsegretario comunale di Reggio Emilia e
dall’excomandante dei vigili urbani di Firenze, sembra che stia valutando
l’ipotesi di trasferire le funzioni della Covip alla Banca d’Italia. Un’idea
del genere non può che essere nata aliunde,
giacché comporta la consegna del prezioso malloppo nelle mani del sistema
bancario, comprendente la Banca d’Italia di recente spogliata dei poteri di
vigilanza sulla banche assunto dalla Bce. Occorre dire che i risultati ottenuti
in passato dalla Vigilanza di Bankitalia non sono stati particolarmente
brillanti, visti i casi Banca popolare italiana, Banca popolare di Milano, Carige,
Monte Paschi e via dicendo.
C’è di che essere spaventati dalla
prospettiva, che aprirebbe l’uso di questi ingenti risorse (in costante
crescita annuale) a utilizzazioni non nell’interesse dei beneficiari, bensì di
quel sistema bancario nazionale che tante risorse ha bruciato nella gestione
del credito.
C’è da credere che i beneficiari del
sistema sarebbero nettamente contrari a questa vera e propria distrazione di
fondi: i due settori economici interessati (risparmio previdenziale e credito) sono
in fisiologico conflitto, potendosi verificare che la ricerca della stabilità
del settore bancario sia perseguita a danno del risparmio previdenziale, della
sua profittabilità e affidabilità.
Raccontiamo questo back-stage governativo come conferma dell’inattesa deriva politica
di Renzi e dei suoi seguaci più votati a tassare che a tagliare le spese, più
attenti alle esigenze di alcuni poteri nazionali che alle necessità collettive,
sia che si tratti di banche che di Sorgenia. Poiché il ministro dell’economia Padoan
è persona estranea alle parrocchie in auge sino a qualche mese fa (in
particolare a quella di Draghi) e con lui sono fuori da questo genere di
suggestioni anche Poletti e Franceschini, c’è da credere che il caso dei fondi
previdenziali sia frutto esclusivo della fantasia di palazzo Chigi, cioè Renzi &
Delrio e collaboratori stretti.
Ci vuole molta attenzione sui loro
–spesso sconsiderati- passi, proprio per evitare di trovarci, anche in questo
delicatissimo settore, con un pugno di mosche in mano.
Anche questa è un’ulteriore angoscia per i
tanti cittadini che hanno il diritto di sentirsi
protetti nei loro risparmi previdenziali.
Domenico Cacopardo mette in risalto la preoccupante
prospettiva di affidare al sistema bancario i fondi previdenziali. Ancor più… dopo
la sollecitazione dell’Ocse e della Commissione europea in relazione ad un
potenziamento degli accantonamenti complementari….tutto ciò non può che destare
maggior apprensione.
Il prezioso malloppo, come lo definisce giustamente Domenico, nelle
mani del sistema bancario, potrebbe costituire il rischio per un fisiologico conflitto, potendosi
verificare un’ulteriore anomalia perseguita a danno dei pensionati ed in favore
della gestione del credito.
Se davvero questa ulteriore singolare anomalia
è frutto delle idee del nuovo sindaco d’Italia e del suo sconclusionato staff di
dilettanti allo sbaraglio…sempre più attenti a limitare certe spese in barba alla
funzionale attività ed alla sicurezza, non c’è proprio da star tranquilli!
vincenzo cacopardo
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