31 mag 2014

Una nota al pensiero del professore Marcello Foa

Così Marcello Foa a proposito delle recenti elezioni europee


1) Renzi? Agli italiani piace l’affabulatore (o se, preferite, lo spin funziona). Continuo a non cambiare giudizio su Renzi: né il politico, né l’uomo mi convincono. La sua grande, innata dote è quella dell’affabulatore. Grande parlantina, faccia tosta, ambizione sfrenata. “Il bomba” lo chiamavano da bambino, nel senso di quello che le spara grosse pur di impressionare, e “bomba” è rimasto. L’uomo è intelligente e conosce la potenza dello spin. Ne ha fatto ampio uso, imitando soprattutto Tony Blair e in parte anche Silvio Berlusconi. E ha funzionato: il leader che non ha ancora dimostrato nulla e che non riesce a mantenere le promesse, è riuscito a vincere puntando tutto sull’immagine e sulla gestione delle emozioni e delle percezioni. Il suo è un successo, per quanto talentuoso, soprattutto scientifico, frutto di un’attenta programmazione. Lo spin funziona anche con gli italiani, che nella vita quotidiana sanno essere scaltri, diffidenti, brillanti, furbi; gente a cui è difficile darla a bere, ma che, in politica, mostrano un debole per i parlatori immaginifici con stridente eppur emblematica ingenuità. Si fanno incantare, poi, di solito, se ne pentono. E ci ricascano. Sarà così anche per Renzi?
2) Leader forte = uguale opposizione vincente Negli altri Paesi i veri vincitori di queste elezioni sono Nigel Farage e Marine Le Pen. Che cosa li accomuna? Senza dubbio un lungo percorso politico, che ha forgiato il carattere e la resistenza, ma soprattutto la capacità di presentarsi come leader credibili, maturi, dalle opinioni forti, taglienti ma accettabili per un pubblico moderato. Quando Farage va in televisione in giacca e cravatta, lo spettatore della classe media non lo identifica come un estremista antisistema ma pensa “E’ un uomo perbene, coraggioso, é uno di noi”. Marine Le Pen è riuscita a distanziarsi dall’oltranzismo xenofobo con scivolate razziste del padre Jean-Marie Le Pen, e oggi parla come una vera gollista ovvero facendo appello non tanto alla cacciata del diverso, quanto alla difesa di valori profondamente radicati nella cultura francese e gli elettori non si sentono in colpa se votano per lei.
Tutto il contrario di Beppe Grillo, che ha fallito proprio perché è e continua ad essere il leader degli arrabbiati, degli esclusi, degli antisistema. Il suo errore più grave è stato quello di illudersi che sarebbe bastato andare in televisione per conquistare anche il pubblico moderato, ma le sue sparate (vedi le minacce di processi pubblici) e performance poco brillanti come quella da Vespa hanno generato l’effetto boomerang, accentuando la distanza anziché raccorciarla. Sia chiaro: il 20% dei voti resta un risultato enorme, ma è evidente che, in assenza di un salto di qualità politico e di immagine, il Movimento 5 stelle continuerà ad essere un movimento di rottura, anziché di governo. Grillo non è Farage. E si vede.
3) Nasce una coscienza anti euro . Significativo è il successo della Lega Nord in Italia e di Alternative für Deutschland nonché di tante liste contrarie alla moneta unica in molti Paesi piccoli e medi. Il loro successo è solo in parte carismatico e per questo molto solido: cresce in tutta Europa la convinzione che la moneta unica rappresenti il problema numero uno dell’Europa, per i danni evidenti che ha provocato all’economia e alla società e per l’ipoteca su un futuro che appare sempre più gramo, senza speranza.

4) Già, perché l’exploit dei diversi movimenti euroscettici erode ma di fatto non sradica lo strapotere del Popolari e dei Socialisti, che pur arrivando sovente secondi o terzi, riescono a mantenere, assieme, una solida maggioranza. Dunque, a fini pratici, per quel poco che conta l’Europarlamento, cambia poco. L’establishment comandava prima e comanda anche adesso. Solo dovrà spendersi di più per avere la meglio di un’opposizione euroscettica, che avrà la forza e la voce per farsi sentire a Bruxelles. E questo in un’ Unione europea in costante “deficit democratico” (ovvero che non è stata costruita sul consenso popolare ed è gestita con criteri bizantini) non è certo negativo. Non risolve, ma aiuta.

Questi quattro punti espressi dal professore e giornalista.. mettono in evidenza le figure politiche predominanti che hanno indotto poco più del 50% della popolazione italiana al voto. Non posso che condividere i molti punti di vista circa la personalità ed il loro modo di esprimersi in politica sostenuti dal professore sui due principali avversari Renzi e Grillo.
Per quanto riguarda il Premier ci si è basati sulla gestione delle emozioni e delle percezioni.. una forza innata attraverso la quale Renzi riesce... anche in considerazione di non avere più avversari seri che possano contrastarlo all'interno del sistema.
..Riguardo a Grillo, descritto come un arrabbiato, manca sicuramente quel salto di qualità politica messo in evidenza da Foa: conquistare un consenso moderato sarebbe stato utile..sebbene io sia convinto che una gran parte di coloro che vi avrebbero voluto votare ...hanno poi deciso di disertare le urne. D'altronde  il Movimento 5S ha portato a casa oltre il 21% e ..nel bene o nel male.. questi milioni di voti si debbono sempre a Grillo!
Ma ciò che si sta mettendo in luce in questi giorni successivi alle elezioni che hanno visto attacchi in seno al Movimento..ed i contrasti susseguenti su Grillo..non possono che essere il risultato di una scelta fin troppo approssimativa operata dallo stesso comico sui parlamentari. Un risultato logico che prima o poi si sarebbe messo in luce: E' stupido credere di poter portare avanti un modello nuovo di democrazia senza conoscere bene il pensiero e la cultura di chi deve opere per il detto cambiamento...In questa considerazione di metodo vi sta racchiuso il principale ostacolo al percorso donchisciottesco grillino.e del suo Sancio Pansa Casaleggio
Quanto allo strapotere dei Popolari e dei Socialisti, come giustamente afferma Foa, riusciranno a mantenere, assieme, una solida maggioranza, ma dovranno sicuramente ridimensionare il loro tono in considerazione delle molteplici presenze euroscettiche in parlamento. La sostanza rimane però sempre la solita e guidata dai poteri forti dell'economia... simile a quella che promuove la politica del nostro stesso Paese: si accredita sempre di più una governabilità guidata dall'alto.. e si continua a penalizzare un già esistente “deficit democratico”
vincenzo cacopardo

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