16 mag 2014

Una recensione su un nuovo articolo di Domenico Cacopardo

MILANO SOTTOSOPRA 
di domenico cacopardo

È doloroso vedere Milano alla ribalta per una serie di vicende molto gravi, sotto il profilo morale e amministrativo. Vicende che seguono, a breve distanza il grande scandalo sanità.
Il fatto che si parli di un nuovo scandalo, significa che, per ragioni tutte da esplorare, i protagonisti hanno tranquillamente deciso di sfidare il fattore ‘giustizia’: nella loro percezione il rischio era marginale e, quindi, il gioco valeva la candela.
C’è poi il paradosso dell’assenza della grande borghesia (classe portante dello Stato liberal-democratico) lombarda sulla scena delle responsabilità istituzionali meneghine.
Del resto, non c’è una risposta ragionevole alla domanda: “Dov’è finita la borghesia italiana” (e, quindi quella milanese)?
È vero che il sindaco di Milano, benché militi a sinistra, è un alto borghese d’altri tempi, per propri e paterni meriti. Ma è anche vero che la sua sapienza giuridica non morde e che anche lui cade nella trappola della superficialità consentendo alla nomina di Alexander Pereira a Sovrintendente della Scala. Nessuno ha pensato ai possibili conflitti di interesse e, soprattutto, alla possibile disinvoltura di un affermato manager europeo rispetto a un problema del genere. Sarebbe bastato garantirsi contrattualmente. L’aspetto più sorprendente di questa insicurezza d’azione è il ricorso a esperti legali, quando il diritto amministrativo è una scienza compiuta nella quale è lecito confidare per risolvere in trasparenza le questioni più scabrose.
Allo stesso tempo, Milano è devastata dallo scandalo Expo, non proprio inatteso, dato lo stile piuttosto disinvolto con il quale in Lombardia si sono affrontati i problemi di assetto del territorio, tra immobiliaristi in regime di monopolio, nuove autostrade dalle strutture contrattuali labirintiche (con privative definite negli atti costitutivi a favore di qualche studio professionale), e un progetto come l’Expo in perenne difetto di ossigeno per ritardi, che, ora è tutto chiaro, sono stati scientemente cercati per ricorrere alle scappatoie più azzardate.
Tutto avviene mentre risuona l’eco, citata, del pasticcio sanità.
C’è poi il caso di Berlusconi, conferma pratica, inoppugnabile, della diserzione della grande borghesia lombarda rispetto al governo del Paese, acchiappato proprio da lui, outsider improbabile, disinvolto nella vita pubblica e in quella privata, capace di farsi organizzare festini a sfondo erotico nella propria casa da solerti procacciatori di escort.
Infine, l’incredibile scontro nella Procura milanese, nel quale, a pelle, hanno tutti torto, coloro che sono al potere e coloro che lo subiscono, questo potere, e invocano presunte parzialità e sopraffazioni in via di accertamento da parte del Csm.
Dimentichi del dovere di tutelare il prestigio conquistato (ancorché, poi dissipato), i magistrati della Procura (come accaduto così spesso altrove) si azzannano come i capponi di Renzo Tramaglino per Azzeccagarbugli, mentre il vento impetuoso degli scandali in corso, e le ultime folate di quelli già accaduti spazzano le stanze del potere milanese.
Amaramente, occorre ricordare che è facile salvarsi l’anima gettando la croce addosso ai politici, quando la responsabilità è collettiva e coinvolge il rapporto dell’italiano con la norma, si tratti di scopiazzare il compito a scuola, di devastare le città per lottare contro la Tav, di bloccare –nello stile sudamericano- un’autostrada o di non pagare le tasse.
Non c’è che dire basta, invocando non l’uomo forte, ma il risveglio d’una coscienza generale che pretenda il rispetto della legge da parte degli amministratori, anche quando non è gradita, da parte delle autorità di Polizia, in disarmo rispetto alla microcriminalità che tanto colpisce i ceti più deboli della popolazione, da parte, insomma, di tutti coloro che hanno deciso, in mancanza d’altro, di lavorare nel pubblico impiego senza l’orgoglio di servire i loro concittadini con professionalità e moralità.
Un vano auspicio? Può darsi. È la mozione dell’onore, quello a cui così spesso si rinuncia, che deve essere ripresa e posta come precondizione di qualsiasi ragionamento.
  


Persino azzeccato l'esempio promosso da Domenico, in riferimento ai vertici della Scala che continua a infiammare la politica, quando proprio il sindaco di Milano ha teso a dimenticare.. con una certa superficialità.. i possibili conflitti col neo manager austriaco.
Quella borghesia sana a cui fa riferimento Domenico (classe portante dello Stato) è ormai scomparsa, non solo a Milano ma tutto il Paese. Non credo vi siano colpe precise ma, come mette in evidenza con stile e profondità Domenico, responsabilità legate ad una mentalità che in questo ventennio si è aggravata toccando una gran parte della classe politica venuta fuori assai improvvisata anche per le responsabilità di un certo berlusconismo che ha segnato il passo sull’onda di un liberismo senza controllo. Questa mentalità ha contribuito alla fuoriuscita di una classe borghese che, ricca di un patrimonio culturale, avrebbe potuto contribuire positivamente a beneficio dell’intera società: Un certo provincialismo e il forte peso del denaro.. hanno concorso all’eliminazione di una grandissima parte di questo utile patrimonio intellettuale.
Se dobbiamo dirla in modo completo, tutto ciò resta aggravato da una mancanza di vere riforme..(sia che si tratti di politica o di magistratura… di CSM o di Partiti). Riforme che.. solo chi aveva un solido bagaglio culturale forte e solido…avrebbe potuto portare avanti. L’avvento del ventennio berlusconiano…in aggiunta ad un esasperato pragmatismo spinto dall’assoluto materialismo, ha distorto quei valori che ancora sorreggevano la nostra società.
Se a Milano.. come in tutto il Paese.. è venuta a mancare quella buona classe borghese forte di una istruzione e di una educazione al rispetto sociale, la colpa è sicuramente di quel sistema  che ha favorito una mentalità malata e senza equililibrio.
Oggi è proprio l’equilibrio che può salvarci..un equilibrio che possa far riflettere su quanto importanti siano i valori di una società che sembra dimenticarli giorno per giorno: una sana borghesia avrebbe di certo favorito una migliore convivenza attraverso il sostentamento dei valori più importanti.

Oggi l’EXPO ha sicuramente aperto un’altra porta a Grillo e a chi come il suo popolo (se pur fanatico ed estremo) si sente così poco rappresentato dalla politica. Un popolo che oggi si affida più alla rabbia che alla speranza, proprio in mancanza di chi, da un altro lato, non offre ricerca di equilibrio, ma solo futili speranze spinte da figure dominanti forti di ulteriori comunicazioni basate su slogan.
vincenzo cacopardo

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